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Nadia Ferrigo per “la Stampa”
Va bene che alla morte non c’è scampo e alla fine l’unica via certa per l’immortalità è la fama, ma per assicurarsi una carriera da star bisogna per forza rischiare la vita? Numeri alla mano, sembra proprio di si. Suicidi, omicidi, overdose e incidenti: non solo i musicisti sono predisposti alle morti violente, ma anche la loro aspettativa di vita è decisamente più bassa alla media. Che i belli e famosi siano anche dannati non è quindi un luogo comune o una percezione distorta della realtà, e a dimostrarlo sono i risultati di una rigorosa ricerca accademica.
Dianna Theodora Kenny, professoressa di Psicologia e musica dell’Università di Sydney, ha catalogato e analizzato le storie di 12.665 musicisti morti tra il 1950 e il 2014, confrontando i dati raccolti con quelli della popolazione americana. I risultati sono sorprendenti: chi lavora con le note ha in media il quadruplo delle possibilità di morire in un incidente stradale e il quintuplo di essere vittima di un omicidio. Anche la percentuale dei suicidi è significativa: nel 1990, anno in cui si raggiunge il picco, la statistica evidenzia un’incidenza del 9% tra i musicisti contro l’1% della popolazione americana.
Smentito invece dalla ricercatrice australiana un altro cliché della musica, la leggenda del «Club dei 27». Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e Amy Winehouse sono tutti morti a 27 anni, ma non è quella l’età maledetta: l’età in cui muore il numero più alto di musicisti è 56 anni.
Consolante, ma non troppo: l’aspettativa media di vita negli Stati Uniti supera abbondantemente i 70 anni sia per gli uomini che per le donne. C’è di più: a ogni genere musicale si accompagna una diversa causa di morte. Il 6% del campione totale esaminato è vittima di un omicidio, ma la percentuale si impenna per i musicisti rap e hip hop: più della metà sono stati assassinati, come è successo a Notorious B.I.G., freddato con quattro colpi di pistola, e Tupac Shakur, ucciso a Las Vegas a 25 anni.
A uccidere i musicisti blues, jazz e folk sono invece per lo più cancro e malattie cardiache. E i suicidi? Tra tutti i generi studiati, gli ultimi in classifica sono i cantanti gospel (0,9%), mentre ai primi posti ci sono il punk (11%) e il metal (19%). Le stesse categorie che con il rock (24%) primeggiano tra le morti accidentali, che comprendono sia incidenti che i casi di overdose.
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