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Caterina Soffici per “La Stampa”
OBBLIGO DI MASCHERINA NEI LUOGHI APERTI
Da oggi non c'è più l'obbligo di usare la mascherina all'aperto e già ne sentiamo un po' di nostalgia. Non un magone da abbandono. Ma un certo languorino di pancia - e quindi del tutto irrazionale -, mentre la testa ci dice invece che dovremmo gioire. Perché l'addio alle mascherine porta con sé la leggerezza della primavera che si sente nell'aria e la speranza che siamo veramente alla fine, che stavolta non dovremo più tornare a coprirci il viso.
Perché comunque questa mascherina l'abbiamo anche detestata, è stata il simbolo della paura di questi mesi, della solitudine, del distaccamento dal resto del mondo, era la barriera che ci ricordava di dover tenere la distanza dall'altro, è stata il collettore di tutte le nostre nevrosi pandemiche.
Ma adesso che ci possiamo smascherare, è utile riflettere su questo termine: "smascherare". Significa mettere a nudo la vera natura di una persona, i sentimenti e gli intenti che l'altro cerca di dissimulare (definizione del dizionario Treccani). Quando smascheriamo qualcuno sveliamo il suo vero io, la parte che era stata mantenuta coperta. E adesso che siamo smascherati per decreto, che succederà? La sensazione è straniante.
Come quando dopo trenta giorni di gesso ti liberano finalmente il braccio e lo guardi e non lo riconosci: è un arto sgangherato, quasi avulso dal corpo e devi imparare di nuovo a usarlo. Molti gioiranno all'idea di non dover camminare per strada con la mascherina. Ma per tanti altri sarà come aver tolto il gesso: è necessario abituarsi alla nuova realtà e non è chiaro se tutto tornerà davvero come prima.
Quanti vorranno veramente essere smascherati? Scommetto che molti continueranno a indossarla lo stesso. Come facevano gli asiatici dopo aver sperimentato la prima Sars, che quando li vedevamo indossare una mascherina in aeroporto o nelle vie dello shopping di Milano o Londra ci sembravano esseri alieni e paranoici, ma adesso che ci siamo passati anche noi, ci sembrano meno alieni.
Adesso anche noi, prendendo un aereo, è probabile che indosseremo una mascherina, anche quando non sarà più obbligatoria. Forse anche per noi sarà più difficile di quanto pensiamo dire addio a questo oggetto che è stato anche un bene collettivo: ci ha unito, ci ha reso uguali, ci ha fatto sentire partecipi di una comunità, ci ha salvato la vita e ci ha protetto.
È stata la nostra copertina di Linus per i lunghi mesi bui della pandemia. Per tanti è stata anche una livella estetica, soprattutto per gli esteticamente svantaggiati, come si dice. L'abbiamo anche elogiata, perché costringeva a guardare negli occhi l'altro, e dallo sguardo, essendo uno specchio dell'anima, potevamo capire meglio con chi avevamo a che fare. Lo sguardo non mente, si è detto e scritto.
Si è pure scomodato Shakespeare: "Qual è il villano? Lasciatemi vedere i suoi occhi, così quando noto un altro uomo come lui posso evitarlo" (citazione da Molto rumore per nulla). Vedremo ora se senza mascherine, avremo anche meno indifferenza e più empatia verso gli altri. Vedremo, ma non ci credo molto.
DONNE IN SPIAGGIA CON LA MASCHERINA mascherina ffp2 mascherina ffp2 4Caterina Soffici 5Caterina Soffici 4Caterina Soffici 2david di michelangelo con la mascherinamascherina ffp2 mascherine 2
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