DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Francesco Piccolo per “Robinson – la Repubblica”
Il sesso serve a sentirsi vivi, a scoprire la profondità degli altri, a parlare molto tempo, dopo, in un altro modo; serve a pensare con più libertà. Serve anche a riscattarsi, come scriveva Philip Roth ne L'animale morente, «perché solo quando scopi riesci a vendicarti, anche se solo per un momento, di tutto ciò che non ami nella vita e di tutte le cose che nella vita ti hanno sconfitto. Solo allora sei più nettamente vivo e più nettamente te stesso».
Il sesso serve a ricaricare la vitalità, e la vitalità serve a costruire, o almeno a non soccombere. Serve a sentirsi euforici, e qualche volta anche a sentirsi fichi. Serve a capire perché ami chi ami, perché puoi andare via senza una parola. Serve a scappare, a tornare, a restare.
Ci sono persone che sono uscite dalla pandemia stanche e disinteressate al sesso, e faticano a essere elettrizzate. E ci sono persone che ne sono uscite con un carico di desiderio da consumare, di fame di vita che si esprime anche (soprattutto) attraverso il sesso.
Ora, la questione è che la vita funziona in armonia se le persone che si incontrano o stanno insieme sono tutt' e due stanche e disinteressate, o tutt' e due affamate. Il mondo dovrebbe andare così, e se andasse così tutto procederebbe a meraviglia, vivremmo la vita felice che vorremmo vivere tutti.
E invece, ovviamente, le combinazioni sono molteplici e molto complicate, desiderio e mancanza di desiderio si incontrano, si incrociano, si scontrano. E, di solito, va a finire male. C'è da dire ( ci sarebbe da dire, anzi) che riguardo al sesso le persone hanno un imprinting piuttosto definitivo, da adulte - a meno che non sbattano contro scoperte gigantesche o grandi traumi. Altrimenti, le persone per cui il sesso non è abbastanza importante non c'è nulla che possa scuoterle, né la seconda guerra mondiale, né la pandemia.
E le persone che sono ossessionate dal sesso non vengono scoraggiate da nessun evento apocalittico, semplicemente trovano il modo di riformulare le idee e le azioni, di adattarle e di fondare nuove strategie, per poi ricostruire con altri mezzi al più presto una vita sessuale piena. E anche qui, purtroppo, le due categorie o non si riconoscono in tempo, oppure - peggio - si riconoscono ma non possono contrastare l'amore, oppure - ancora peggio - sono convinte di farcela, o di portare l'altro sul proprio terreno.
Quindi, riguardo al sesso, i problemi, i desideri, le perversioni e le ostinazioni sono state modificate di poco dalla pandemia, come quando si fa uno sforzo immane per spostare un armadio e alla fine ci si accorge che è soltanto pochi centimetri più in là. Le teorie sulla reclusione da pandemia sono opposte. Ma del resto quando l'argomento è il sesso, non si riesce mai a trovare una strada univoca.
Se si pensa alla solitudine, e se si pensa che ci si raccomandava di disinfettare anche i sex toys perché entravano in contatto con parti delicate; se si pensa alla compagnia costante di un partner - per costante intendiamo settimane e settimane chiusi nello stesso posto, evento epocale che è servito a scoprire una verità fondamentale: se il mondo funziona in un certo modo, evidentemente c'è una buona ragione.
Se le vite di due persone che si amano sono fatte in modo da uscire di casa la mattina e di ritrovarsi soltanto a sera, c'è un motivo - non è casuale, non è stato concepito senza criterio. Se una delle frasi più belle che si possono leggere aprendo whatsapp è: mi manchi - ci sarà un motivo.
Nessuno può stare sempre ogni minuto insieme a un altro, è questo il messaggio. E secondo questa ipotesi, contravvenendo a tale regola il desiderio si spegne, il sesso sparisce, e chissà quanta fatica ci vorrà adesso per farlo tornare. Ma dall'altra parte, la mancanza di sesso è invece stata raccontata spesso come un alimentatore del desiderio.
Nella Lisistrata di Aristofane, quindi fin dall'organizzazione narrativa antica, la protagonista propone alle donne della sua città di attuare uno sciopero del sesso per costringere gli uomini a firmare la pace di una guerra che dura da tempo ( « dobbiamo rinunciare al cazzo » , dice letteralmente).
E prima le donne sono disperate nel prendere questa decisione; e poi quando si decidono, rendono disperati gli uomini, che si aggirano con erezioni incontrastabili. E alla fine la pace trionferà proprio allo scopo di ricominciare a fare sesso, perché nessuno ne può più. Il dopoguerra, riguardo al Peloponneso, è tornare a fare sesso.
E del resto, anche alla fine della seconda guerra mondiale, che in così tanti hanno paragonato alla pandemia, ci fu, a partire dal giorno stesso della Liberazione, la felicità, la frenesia, lo stupore di essere scampati - una canzone di Lucio Dalla diceva, a proposito della fine di quel conflitto, che « erano tristi solo i morti che si mangiavano le mani non perché erano morti ma perché non si svegliavano domani». Tutti quelli che si sono svegliati domani si sono scatenati in un'euforia e una frenesia che coinvolge tutto. E quando si parla di questo, si parla anche, soprattutto, di sesso.
Che è una questione molto più ampia dell'atto, delle penetrazioni, dei corpi nudi che si mischiano, delle lingue infilate nelle parti intime, delle richieste che dicono vorrei mi facessi questo, mi piacerebbe questo, ho bisogno che tu mi faccia questo, non ho mai provato a fare questo - nel sesso poi c'è questa condizione paradossale che assomiglia così tanto alle difficoltà quotidiane: si fanno facilmente richieste a chi non c'è bisogno di fare richieste, si hanno grosse difficoltà a fare richieste a chi c'è bisogno di fare richieste. E comunque, non si tratta solo di questo.
Si tratta di guardarsi intorno, provare desiderio, sfiorare fianchi, sentire qualcosa nel contatto tra corpi che si stringono in un abbraccio. Significa costruire, spesso, un percorso erotico che passa per molti sottintesi, avvicinamenti, provocazioni; altri incontri e molte altre ore prima di arrivare alla scopata - di qualsiasi scopata si tratti. Insomma, le scopate nuove, quelle non consuete; oppure i riti che si ripetono come giochi di ruolo. Insomma, adesso è il tempo della fine dell'apocalisse, e quindi bisogna celebrarla facendo sesso.
Bisogna fare sesso con i conviventi? Ancora? Dopo tutto il tempo passato insieme, allontanandosi soltanto da una stanza all'altra, e chiudendosi in bagno molte più volte del necessario, per avere la sensazione della solitudine - e anche per vedere il viso familiare dopo venti minuti di assenza (e dire: mi sei mancato)? Bisogna fare sesso con gli estranei? E chi li conosce più, chi li ha visti più, chi li ha toccati più. Bisogna far sesso da soli? E no, da soli non bisogna far più niente per almeno cinque anni.
E anche il sexting è consumato, come se i tasti che compongono le frasi più oscene fossero sbiaditi per eccesso d'uso. Abbiamo ricevuto e mandato foto delle parti intime da chiunque e a chiunque esista nella rubrica, e lo abbiamo fatto per approfittare della pandemia e vedere nude delle persone che non avevamo mai visto nude, e quelle persone ci hanno mandato foto nude perché si annoiavano, perché pensavano tanto non ci vedremo per mesi, e poi chissà forse morirà. Con che coraggio si negherebbe una foto a uno che è ricoverato e ti ricatta?
In pratica tutti hanno mandato foto a tutti e hanno ricevuto foto da tutti. E adesso giriamo per le strade incontrando persone di cui conosciamo perfettamente i corpi, come se ci aggirassimo con quei favolosi occhiali ai raggi x che promettevano i settimanali per ragazzi quando eravamo piccoli, e che dicevano che in discoteca o in un locale, se li indossavi, vedevi le persone senza i vestiti.
E io me le ricordo le mie amiche del liceo che scappavano dietro una colonna perché secondo loro un tipo losco aveva appena indossato occhiali loschi che erano di sicuro quelli. E io dicevo non preoccupatevi vi copro io, che mi importa se vede le mie parti intime; e intanto, pur sospettando che fosse impossibile, avrei voluto tanto chiederli in prestito proprio per vedere finalmente tutte le mie amiche nude.
Adesso conosciamo i corpi di tutti i passanti, e tutti loro conoscono il nostro, perché durante la pandemia, non sapendo che cazzo fare, ci siamo mandati foto. E, come la masturbazione, anche il sexting è roba ormai legata per sempre alla pandemia. Quindi, nonostante tutto, fare sesso continua a servire. Forse, come in Lisistrata, è servito come stimolo per trovare i vaccini al più presto.
E comunque serve a non sentirsi vecchi, a pensare di averla scampata, ad avere la sensazione di essere in salute. Serve anche ad avere la riprova dell'intimità, serve a lasciarsi andare, a perdere la dignità, a sentirsi potenti, a sentirsi abbandonati. Serve a guardare il soffitto, ringraziando ancora una volta di non essere in un film americano dove dopo ci si confronta su com' è andata.
E guardando il soffitto, si può pensare in fondo ce l'abbiamo fatta, se siamo qui ce l'abbiamo fatta. Adesso bisogna vedere soltanto chi si alza per primo per andarsi a lavare. Tutti e due ( o anche di più) hanno voglia di farlo subito, tutti e due (o anche di più) vogliono mostrare di non avere nessuna fretta. Ecco di nuovo la vita com' era prima.
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