FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
MODELLO CHE SFILA VESTITO DA DONNA
Ci sono due modi, non necessariamente in contraddizione l’uno con l’altro, per interpretare la curiosa, apparentemente irrefrenabile ascesa del fenomeno della moda «senza genere», quello che è culminato l’altra mattina con la sfilata maschile di Gucci con le modelle vestite da uomo e il gioco di società, tra i presenti, per cercare di capire a quale genere — maschile o femminile — appartenessero le delicate, eburnee creature che aleggiavano sulla stretta passerella a ferro di cavallo (l’azienda fiorentina, qualche ora più tardi, ha caritatevolmente diffuso ai media i file fotografici con i loro nomi di battesimo, chiudendo ogni discussione: quello era Hugo, quella era Antonia, e così via).
Il modo pragmatico — o cinico — di considerare il fenomeno «genderless» è quello che ci fa ricordare come nel miliardario giro d’affari globale della moda il mercato dell’abbigliamento maschile sia ormai da un quinquennio in crescita nettamente più rapida di quello femminile.
peter berlin modello e artista
È il «rinascimento maschile» (che nello slang della comunicazione d’impresa è stato subito battezzato, per l’appunto, «menaissance», una sintesi tra «men» e «renaissance») che sta affollando passerelle e negozi di abiti da uomo.
La conseguenza di questa crescita è, ovviamente, che un modo sicuro per differenziare il prodotto maschile è quello di sfumare la differenza tra generi. Non con il vecchio «unisex» ma con abiti da uomo che, ingentiliti, possono anche andare a pennello sul corpo di una donna.
Ecco così — da Gucci — i fiocchi ampi sulle camicie, gli anelli scultura, gli inserti in visone: moda per gli uomini sensibili e le donne che li amano. Modelle vestite da uomo e modelli in blusa femminile: ecco la stagione dei finti uomini dopo quella dei finti poveri (il costosissimo casual dello sbraco in puro cashmere) e dei finti ricchi (la «fast fashion» della grande distribuzione che porta nei negozi a prezzi stracciati abiti fortissimamente ispirati a quelli delle passerelle di lusso ma realizzati in tessuti poco pregiati in Paesi dal bassissimo costo del lavoro).
Givenchy aveva già fatto campagne con modelle che parevano maschietti, e la testimonial femminile molto amata dallo stilista Riccardo Tisci è la brasiliana Lea T., figlia dell’ex calciatore Toninho Cerezo, bellissima, nata maschio prima del cambiamento di sesso.
Prada, il marchio più intellettuale, da più di due decenni ha scavalcato la questione del Bello — individuato come vittoria di Pirro, traguardo stilisticamente insidioso, intellettualmente sospetto e culturalmente superato — per affrontare quella più spinosa dell’Attuale.
Miuccia Prada ha contribuito al dibattito: se il futuro della moda maschile per tanti stilisti è morbido, colorato, «casual sartoriale», per la sua ultima collezione è una divisa nera o blu notte tagliata con squisita geometria, tanto architettonica da permettere a venti modelle e trenta modelli di affollare la sfilata che sulla carta avrebbe dovuto essere quella della collezione Uomo.
Se in molti prevedono che il futuro verrà dall’evoluzione dello sportswear, Prada ci ha raccontato l’ipotesi delle sue asciutte divise da ufficio postindustriale, in nylon nero, grigio scuro, o blu notte.
C’è poi, comprensibilissime esigenze aziendali di fatturato a parte, un altro modo, più romantico, di guardare a questa tendenza «senza genere», o meglio «oltre il genere», della moda di lusso. La fotografa Barbara Anastacio ha ripensato a Kurt Cobain, icona dei lontanissimi — e a volte così stranamente vicini, per la frequenza con la quale i loro eroi ci ritornano in mente — Anni Novanta. E camminando per la National Portrait Gallery a Londra è rimasta folgorata da un quadro di Lucian Freud, «Girl in bed», «Ragazza a letto».
modello versace con slip greco
Una giovane donna — era il 1952 — dai grandi occhi grigi, i capelli biondi, quasi un efebo, una creatura «senza genere» vent’anni esatti prima che David Bowie con il suo Ziggy Stardust distruggesse ogni categoria di genere (ce l’aveva già spiegato Platone 2.400 anni fa, senza però il vantaggio di poter scalare le hit parade globali). La ragazza del ritratto è Lady Caroline Blackwood, e la fotografa ha immaginato una serie di ritratti in quella stessa posa. Ritratti di ragazzi, però: tanti «Boy in bed», 63 anni dopo quel quadro, a interrogarci su cosa significa essere uomini.
Adesso che gli stilisti — e le multinazionali del lusso — ci inseguono, essere uomini è chiaramente di moda. La scrittrice del libro del 2014, Il cardellino (Rizzoli), l’americana Donna Tartt, ha reso celebre il suo look senza genere, giacca corta da uomo, blusa, pantaloni, scarpe basse. Conchita Wurst ha vinto l’Eurovision in tubino di glitter, capelli fluenti e barba nera curatissima. E se le passerelle, oltre a presentarci i capi che indosseremo in autunno, ci stessero interrogando su quel che significa essere uomini?
modello versace con rolli in testamassaggio alle gambe per il modello versace
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