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ANCHE SULL’EX ILVA È SCONTRO GOVERNO-TOGHE – ADOLFO URSO ACCUSA I PM DI TARANTO PER IL SEQUESTRO DELL’ALTOFORNO 1 DELLO STABILIMENTO SIDERURGICO, DECISO LA SCORSA SETTIMANA IN SEGUITO A UN INCENDIO: “LA PROCURA HA DETTO IL FALSO E HA COMPROMESSO L'IMPIANTO” – IL MINISTRO DEL MADE IN ITALY CITA I DOCUMENTI IN CUI “ACCIAIERIE D’ITALIA” AFFERMA DI AVERE CHIESTO SUBITO DI METTERE IN ATTO TUTTE LE AZIONI DI SALVAGUARDIA DELL’IMPIANTO PER EVITARE DANNI STRUTTURALI, GIÀ MENTRE ERA IN CORSO L’INTERVENTO DI SEQUESTRO DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA. MENTRE LA PROCURA SOSTIENE DI NON AVERE RICEVUTO ALCUNA RICHIESTA DALL'AZIENDA…
Estratto dell’articolo di Domenico Palmiotti per www.ilsole24ore.com
“La Procura ha detto il falso”. Affondo del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, sull’ex Ilva di Taranto, sul sequestro senza facoltà d’uso dell’altoforno 1 a causa di un incendio la scorsa settimana e, soprattutto, sul fatto che la Magistratura non ha autorizzato gli interventi di salvaguardia dell’impianto che l’azienda aveva già chiesto mentre la polizia giudiziaria eseguiva il sequestro.
Interventi relativi al colaggio dei fusi, ghisa e loppa, per evitare la compromissione dell’altoforno.
[…] il ministro ha parlato sulla vicenda di Acciaierie d’Italia a margine dell’evento “La creatività come base del cambiamento” a Fabriano. “Quanto accaduto - sostiene Urso - è di una gravità inaudita. Come emerge, purtroppo - e lo dico da uomo che crede tanto nello Stato -, dai documenti che sono stati pubblicati oggi da alcuni quotidiani e che dimostrano che la Procura ha detto il falso”. […]
altoforno 1 - stabilimento ex ilva di taranto
Qualche giorno fa il procuratore capo di Taranto, Eugenia Pontassuglia, ricostruendo i momenti più importanti di quanto accaduto in fabbrica, ha scritto che la richiesta di colare dall’altoforno i fusi, evidenziata dall’azienda come “necessaria per evitare procedure straordinarie che potrebbero determinare la probabile fermata definitiva dell’impianto”, in realtà non risulta essere stata avanzata in nessuna delle due istanze all’autorità giudiziaria.
Una, ha dettagliato la Procura, presentata alle 16.50 dell’8 maggio, allegata al verbale di sequestro (convalidato il 9 con l’iscrizione di tre dirigenti nel registro degli indagati per incendio colposo e getto pericoloso di cose), e l’altra alle 15.14 del 9 maggio.
documento di acciaierie d italia sul sequestro dell altoforno a taranto
Ma Acciaierie è di altro avviso. Sostiene che la Procura è stata subito informata di ciò che bisognava fare rapidamente per salvaguardare l’impianto e dei rischi che si correvano se non fosse stato fatto. Acciaierie, in particolare, fissa due momenti: all’alba di giovedì scorso, 8 maggio, con il sequestro in atto (il primo alert l’azienda dice di averlo lanciato proprio lì), e poi il 9 maggio, quando, “visto che le richieste formulate in sede di applicazione del sequestro da parte della polizia giudiziaria, non erano state trattate dalla Procura nel decreto di convalida del sequestro probatorio”, è stata avanzata una seconda istanza. […]
Si arriva così al primo pomeriggio del 10 maggio, quando, ricostruisce Acciaierie, la Procura emette un provvedimento di “parziale accoglimento” delle richieste aziendali, “a circa 57 ore dalla prima istanza”.
Con tale provvedimento, si sostiene, si autorizza un intervento di salvaguardia dei cowpers dell’altoforno, ma non il colaggio dei fusi poiché ritenuto, in base al parere tecnico di Arpa Puglia, funzionale alla ripresa dell’attività dell’altoforno.
documento di acciaierie d italia sul sequestro dell altoforno a taranto
E quindi ritenuto dalla Magistratura non compatibile con le esigenze di sicurezza e probatorie connesse al sequestro, mentre AdI aveva detto che il colaggio dei fusi serviva solo ad evitare che il loro raffreddamento danneggiasse l’impianto in maniera non reversibile.
Inoltre anche domenica, in delle comunicazioni interne, AdI ha evidenziato che “essendo trascorse ormai 120 ore dalla fermata improvvisa, le operazioni di colaggio dei fusi non potranno più essere utilmente effettuate”, ribadendo di nuovo come questo fosse stato prospettato l’8 maggio, a sequestro in corso, “al fine di evitare danni irreversibili in ragione dello shock termico dovuto alla fermata improvvisa”.
[…]
“La Procura - dichiara Urso - ha deciso di realizzare il sequestro probatorio con inibizione all’uso dell’impianto senza però realizzare quegli interventi necessari per mettere in salvaguardia l’impianto. Interventi che, sin dal primo momento, i responsabili dell’altoforno avevano evidenziato come indispensabili come emerge anche nell’atto del sequestro”.
stabilimenti ex ilva a taranto
Adesso, per Urso, “l’impianto è compromesso. La cosa più grave è che, per giustificare questa decisione, la Procura ha affermato in un comunicato stampa che nessuno aveva mai chiesto questi interventi, ma i documenti emersi in queste ore dimostrano il contrario. Io - rileva il ministro - mi appello al concorso di tutti: ci vuole assolutamente che tutte istituzioni collaborino, come in questo caso purtroppo non è avvenuto.
Ne pagheranno il costo la produzione, la possibilità di rilanciare lo stabilimento e anche migliaia e migliaia di lavoratori di Taranto, della sua filiera siderurgica e dell’indotto”.
altoforno 1 - stabilimento ex ilva di taranto
In quanto alla cassa integrazione, fonti sindacali dicono che non c’è stato ancora l’aumento importante nei numeri annunciato dall’azienda, che però avverrà nella prossima settimana, mentre Acciaierie, alla data del 15 maggio, non ha ancora presentato ai sindacati e al ministero del Lavoro la richiesta di un nuovo esame congiunto della procedura di cassa al fine di far salire ulteriormente i numeri.
Martedì, incontrando le sigle metalmeccaniche, AdI ha detto che la cassa saliva di circa 1.000 unità nel gruppo, da 3.062 a 4.046 di cui a Taranto da 2.680 a 3.538. […]
acciaierie d italia
adolfo urso giorgia meloni - foto lapresse
ex ilva di taranto - acciaierie d italia
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