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TIRA UNA BRUTTA MALARIA - BURIONI, IL MEDICO DEI VACCINI: "A CHI SOSTIENE CHE DIECI VACCINI SIANO TROPPI, DICO CHE PURTROPPO NON SONO ABBASTANZA. SE AVESSIMO QUELLO PER LA MALARIA OGGI LA BIMBA SAREBBE VIVA’ - IL DOTTORE A TRENTO: QUEL BORSONE NELLA STANZA D’OSPEDALE, PIENO DI VESTITI DELLA FAMIGLIA TORNATA DAL BURKINA FASO: ERANO TUTTI CONTAGIATI" -  LE ZANZARE ANOFELE

 

 

MALARIA: NIENTE ZANZARE NELLE TRAPPOLE DELL'OSPEDALE TRENTO

(ANSA) - Niente zanzare nelle quattro trappole che sono state messe nel reparto di pediatria dell'ospedale di Trento. Quello dove era stata ricoverata la bimba di quattro anni morta poi di malaria l'altro ieri all'ospedale di Brescia. Lo stesso dove altri due bambini, di ritorno dal Burkina Faso, erano stati curati e guariti dalla malaria. L'Azienda sanitaria trentina aveva posizionato le trappole lunedì e le ha raccolte ieri, ottenendo quindi esito negativo per la presenza di zanzare portatrici di malaria.

zanzara anofelezanzara anofele

 

 

1. «LA MALARIA È SOTTOVALUTATA TROPPI VIAGGI SENZA PROFILASSI»

Maria Sorbi per Il Giornale

 

Meningite, morbillo. E ora arriva anche la malaria a mettere i brividi. Eclissata nel dimenticatoio con le bonifiche degli anni Cinquanta, torna. Nel 2017. Violenta e inaspettata. Lasciando di sasso la comunità scientifica. Compreso Roberto Burioni, professore in Virologia all' università Vita e Salute del San Raffaele di Milano, e paladino della campagna pro vaccini.

 

Burioni, purtroppo contro la malaria non c' è il vaccino.

«Malauguratamente manca. Se ci fosse, quella bambina sarebbe ancora viva. Quindi, a chi sostiene che dieci vaccini siano troppi, dico che purtroppo non sono abbastanza. Se avessimo il vaccino potremmo restare tranquilli anche se la zanzara fosse tornata».

 

Come è possibile morire di malaria così, in Italia?

zanzara anofele portatrice di malariazanzara anofele portatrice di malaria

«Questa è una notizia davvero inquietante. Tanto più se si pensa che la bambina non è andata in viaggio in luoghi a rischio e non si è mai mossa dall' Italia. Significa che ha contratto la malattia nel nostro Paese, cosa che negli ultimi anni non è mai avvenuta».

 

Non si può parlare di fatalità. Ma non si può nemmeno parlare di errore medico.

«Tenga presente che quando un bambino ha la febbre così alta, un medico chiede immediatamente se è stato all' estero e dove. Sentendosi rispondere dai genitori che non c' è stato nessun viaggio a rischio, è automatico escludere a priori certe infezioni. Almeno in un primo momento».

 

Sapendo che nell' ospedale in cui è stata ricoverata la bimba poco tempo prima erano stati ricoverati due bambini affetti da malaria, molti hanno azzardato un nesso fra i casi.

«La malaria non si trasmette da individuo a individuo. Viene veicolata da particolari zanzare che prima pungono un malato e poi un individuo sano passandogli la grave malattia».

 

roberto burioniroberto burioni

Quindi in Italia ci sono le zanzare anofele, portatrici di malaria?

«Per quanto ne sappiamo queste zanzare in Italia non dovrebbero esserci in numero sufficiente a trasmettere la malattia, considerato il basso numero di casi di malaria. Escludendo l' eventualità di una trasfusione contaminata (evento estremamente improbabile), la piccola potrebbe essere stata punta da una zanzara arrivata con un aereo proveniente da Paesi a rischio oppure - ed è questa la cosa che ci deve preoccupare - le zanzare in grado di trasmettere la malattia sono tornate ad essere in numero rilevante e noi non lo sappiamo ancora».

 

Se così fosse?

«Sarebbe davvero un guaio terribile, ed è indispensabile che gli studiosi di zanzare (gli entomologi) si mettano subito al lavoro per escludere questa possibilità».

 

Cosa fare per tutelarsi dal rischio malaria?

«Come dicevo, purtroppo non esiste un vaccino (per la gioia degli anti vaccinisti). Però è fondamentale fare la profilassi antimalarica quando si va in Paesi a rischio, cosa che molti prendono erroneamente sottogamba».

 

roberto burioniroberto burioni

Però diciamo che le zanzare «italiane» non rappresentano un pericolo.

«Questo no. Ma certo è che la zanzara, oltre ad essere fastidiosa, è l' animale più pericoloso in assoluto per l' uomo, quella che uccide di più, vettore di malattie infettive. Dobbiamo fare di tutto per limitarne il numero con bonifiche e disinfestazioni. Ricordo i casi di chikungunya, infezione con febbre alta, in Emilia Romagna nel 2007 e quelli del cosiddetto virus del Nilo Occidentale, veicolato anch' esso dalle zanzare».

 

E pensare che per altre malattie mortali esiste la soluzione ma viene contestata dai genitori non vax.

«So che in questi giorni stanno trovando mille modi per eludere le certificazioni e l' obbligo dei vaccini. Ma è come se in auto, al posto della cintura di sicurezza, mettessero ai figli una maglietta con il disegno della cintura. Un trucchetto pericoloso».

 

 

2. UNA ZANZARA AUTOCTONA O UNA VALIGIA DALL' AFRICA SCATTA L' ALLARME IN CORSIA

Niccolò Zancan per La Stampa

 

zanzara anofele  portatrice di malariazanzara anofele portatrice di malaria

Un borsone marrone scuro.

Il dottor Claudio Paternoster, primario del reparto di malattie infettive dell' Ospedale Santa Chiara di Trento, se lo ricorda bene: «Era una valigia di medie dimensioni. Di quelle che possono stare nella cabina di un aereo. Era piena di vestiti. Ed era accanto al letto di una paziente tornata, proprio il giorno prima, da un viaggio in Burkina Faso, dove era stata con la famiglia a trovare dei parenti. La signora e tre figli, di cui due minorenni, erano ricoverati qui. Perché tutti avevano contratto la malaria».

 

Quella valigia adesso è l' unica spiegazione «non troppo preoccupante», nella parole scelte sempre del dottor Paternoster, per motivare quello che è successo a Sofia Zago, 4 anni. Morta proprio di malaria, lunedì 4 settembre 2017.

Al quarto piano dell' ospedale Santa Chiara sono arrivati i disinfestatori. Maschere antigas, camici bianchi, guanti di lattice.

Hanno fatto la profilassi con dei macchinari che nebulizzano diversi tipi di insetticida nell' aria.

 

Hanno messo i sigilli al reparto di pediatria. Il nastro isolante adesso blocca tutte le porte d' accesso.

Ed è proprio qui, dunque, che forse si può cercare lo snodo di questa tragedia. Si tratta di ricostruire due viaggi, due storie diverse che si sono incontrate casualmente nello stesso periodo, nello stesso reparto d' ospedale.

 

bimba morta di malariabimba morta di malaria

La famiglia Zago non ha mai fatto vacanze esotiche. Aveva scelto un campeggio a Bibione, sul litorale veneto, quando Sofia si è sentita male per la prima volta. La bambina aveva la febbre alta, un principio di diabete.

 

È stata portata all' ospedale di Portogruaro il 13 di agosto, perché quello era il Pronto soccorso più vicino. Ma visto che era ancora debilitata e sofferente, i suoi genitori hanno preferito farla ricoverarla per alcuni giorni proprio qui a Trento, dal 16 al 21 di agosto. Perché è qui che vivono Marco e Francesca Zago, insieme gestiscono un' autoscuola. Ed è in quei giorni che in ospedale erano già ricoverati anche quattro pazienti affetti da malaria. Non erano gravi. La malattia era stata diagnosticata tempestivamente. Erano tutti membri della stessa famiglia, appena tornata da un viaggio in Burkina Faso. La madre e il figlio maggiorenne erano nel reparto di malattia infettive, mentre i due figli minorenni in quello di pediatria. Lì dove è arrivata anche Sofia Zago, per essere curata per il principio di diabete.

 

Siamo al 31 agosto. La bambina sta di nuovo male. Il primo giorno resta a casa, seguendo le cure dei suoi genitori che pensano a una ricaduta. Il secondo giorno viene portata al Pronto soccorso. I medici le diagnosticano un' infezione alla gola e le somministrano un antibiotico che sembra funzionare. Il terzo giorno, infatti, Sofia Zago è sfebbrata. Ma il quarto giorno ha di nuovo la febbre a quaranta, vomita e sta malissimo. Quando arriva in ospedale è ancora cosciente, ma subito dopo entra in coma. Non servirà a nulla il viaggio disperato verso l' ospedale di Brescia, specializzato in malattie infettive.

bimba morta di malaria
bimba morta di malaria

 

Fra il primo ricovero e il secondo sono passati esattamente 14 giorni, cioè il tempo massimo di incubazione della malaria. Ed ecco il dottor Paternoster, 58 anni, dal '92 al lavoro qui, all' ospedale Santa Chiara di Trento: «Quando la bambina è arrivata, pensavamo a un' encefalite, oppure a una crisi epilettica. Ma facendo un semplice emocromo la macchina che legge i valori ha riscontrato un' anomalia. Dalle analisi del vetrino, abbiamo capito. Era malaria».

 

Ogni anno in Italia si registrano fra 700 e 800 casi di malaria.

Quasi il 99% sono di importazione, cioè persone che si ammalano all' estero e scoprono la malattia al rientro. Negli ultimi dieci anni sono stati diagnosticati solo 9 casi di malaria autoctona. Di questi 9 casi, 7 sono stati risolti, hanno cioè trovato una spiegazione precisa.

 

Due, invece, sono rimasti irrisolti e classificati come «criptici». A questi due, da ieri, si aggiunge il caso della piccola Sofia Zago.

«Siamo sconvolti, molto tristi e molto preoccupati», dice il dottor Paternoster. Come può aver contratto la malattia? Le possibilità sono soltanto tre. «O attraverso un contagio con il sangue. Ma abbiamo già fatto tutte le verifiche e non sono stati eseguiti interventi chirurgici, né sulla bambina né sulle quatto persone che avevano già contratto la malaria. E i prelievi sono stati fatti tutti, ovviamente, con kit monouso».

 

Se non il sangue, come allora? «Una zanzara in valigia. Una zanzara portata in Italia attraverso il viaggio dall' Africa. E' già successo. Ecco perché continuo a pensare a quel borsone marrone della signora rientrata dal Burkina Faso. Avranno avuto una valigia anche i suoi figli. Questa sarebbe una spiegazione comprensibile». La terza spiegazione possibile, invece, è quella più preoccupante.

aree a rischio malariaaree a rischio malaria

 

«Una zanzara vettore della malaria nata qui in Trentino. È vero che questo è stato un anno caratterizzato da una straordinaria siccità, ma sarebbe comunque molto strano. Non è mai successo. Non siamo in una zona paludosa. E zanzare di quel genere non esistono in Italia».

 

La famiglia Zago abita in una villetta gialla a Piedicastello, quello che una volta era il quartiere degli operai della Italcementi. Hanno tolto le loro foto da Facebook, chiedono alle telecamere di togliere l' assedio. Francesca Ferro, la madre, ha scambiato poche parole con i giornalisti dell' Adige, i primi a scoprire la notizia: «Io e mio marito siamo distrutti, non sappiamo quello che può essere successo a Sofia.

Ma non siamo mai andati in Paesi a rischio malaria». Il nonno, Rodolfo Ferro, si affaccia per un attimo: «Era un angelo».

 

C' è solo un modo per avere una risposta precisa sulla morte di Sofia Zago. I vetrini che isolano il suo tipo di infezione sono già stati mandati a Roma all' Istituto Superiore di Sanità. Il genotipo sarà confrontato con quello ricavato dagli altri quattro pazienti ricoverati a ferragosto per malaria. Se coincidessero perfettamente, allora questo non sarebbe più un «caso criptico».

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