big haters twitter

TU MI INSULTI E IO MI CANCELLO - SONO TANTE LE STAR CHE SI ARRENDONO A HATER E TROLL E SCAPPANO DAI SOCIAL NETWORK PER I TROPPI INSULTI RICEVUTI - IN ITALIA IL 30% DEI COMMENTI ON LINE ARRIVANO DA SOCIAL-BULLI E DISTURBATORI - MA C’E’ ANCHE CHI FA BUON VISO A CATTIVO GIOCO

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Luigi Bolognini per “la Repubblica

 

LESLIE JONESLESLIE JONES

La novità è che dall’odio verbale si è passati alla pirateria vera e propria. Il sito dell’attrice Leslie Jones è stato vittima di hacker che l’hanno messo fuori uso dopo aver diffuso il passaporto e la patente. Ma non è una bravata tecnologica come altre, questa, se si pensa alle vicende dell’attrice, che ha suscitato le ire online per aver partecipato al remake al femminile di Ghostbusters.

 

La Jones, comica con un passato al Saturday Night Live, agli occhi degli hater ha due difetti: è donna ed è nera. E così Twitter era stata inondata di fotomontaggi pornografici e immagini di scimmie ed erano state create delle false schermate del social in cui sembrava che la Jones avesse scritto tweet omofobi.

 

MILO YIANNOPOULOSMILO YIANNOPOULOS

«Poi hanno trovato la mia email e hanno cominciato a minacciarmi di morte». Alla fine l’attrice aveva cancellato il profilo, per poi tornare dopo una chiacchierata con uno dei fondatori di Twitter, social da cui è stato bandito Milo Yiannopoulos, editor del sito Breibart, feroce supporter di Donald Trump, con l’accusa di aver sobillato i suoi 300mila follower contro la Jones.

 

L’attacco hacker è un nuovo passo avanti di due fenomeni in rapidissima e preoccupantissima ascesa, hater e troll. Che molti includono tra gli effetti indiretti della crisi: molti più giovani a casa senza lavoro usano il tempo libero navigando su Internet e sfogandosi a suon di insulti, volgarità e aggressioni verbali. In molti casi contro soggetti fragili, come adolescenti o disabili, una versione cyber del bullismo. Spesso invece contro chi ce l’ha fatta, ovvero chi per motivi vari è famoso.

 

strizzatina justin bieberstrizzatina justin bieber

Alcune delle vittime hanno le spalle larghe o semplicemente non leggono i commenti. Altre iniziano a battibeccare. Altre alla fine si sentono appunto obbligate a cancellarsi dai vari Twitter e Facebook. L’ultimo caso prima della Jones riguardava Instagram, da cui Justin Bieber si è cancellato, travolto dalle reazioni delle proprie fan, le “Beliebers”, contro la nuova fidanzata, Sofia Richie. E subito su Twitter è nato il #JustinDeactivatedParty, la “Festa per l’addio di Justin”, simbolicamente indetta dagli hater. Ecco la parola chiave, “odiatore”, ma si usa anche troll, disturbatore.

SOFIA RICHIESOFIA RICHIE

 

Non è una novità: gente che esiste da quando esistevano blog, forum e in sostanza Internet, ma moltiplicatasi esponenzialmente con i social. Un fenomeno diffusissimo: in Italia si calcola che sia troll o hater il 30% di chi commenta online. Ma anche in America non si scherza, se è vero che Time ha appena fatto una copertina dal significativo titolo “Perché stiamo consegnando Internet alla cultura dell’odio”.

 

E di fronte all’odio tanti scappano. Hanno mollato Twitter, o quantomeno si sono presi a volte una pausa, Stephen Fry, Alec Baldwin, Adele, Lady Gaga, Iggy Azalea. E tre settimane fa Normani Kordei, cantante di colore delle Fifth Harmony, ha lasciato temporaneamente il social sbottando: «Non ne posso più dei commenti razzisti». A giugno era toccato a Demi Lovato uscire sia da Twitter che da Instagram, indicando però una salvezza: «Mi piace Snapchat, perché posso non vedere quello che scrivete».

 

gonzalo higuain  4gonzalo higuain 4

Ma anche in Italia ci sono auto- cancellazioni illustri da hater. L’ultimo è Higuain, che per aver ringraziato i tifosi del Napoli dopo il suo passaggio alla Juve si è beccato tanti di quegli insulti da dover chiudere il profilo Instagram. E Claudia Gerini ricorda ancora le reazioni in vernacolo per aver twittato che “a Roma i taxi fanno schifo”: tassinari, e non solo loro, le scrissero di tutto fino a farle cancellare l’account. Anche lei è tornata poco dopo. Mentre ne ha scelto un altro Enrico Mentana, che nel 2013 mollò Twitter stanco di «ricevere insulti per partito preso» che come una «vera e propria catena di Sant’Antonio» si moltiplicano, «si ingigantiscono».

 

Scrisse il direttore del Tg di La7: «Sono contrario alle limitazioni e alle censure per legge. Sono contrario ai “blocchi”, censure private. Twitter è così, o l’accetti o lasci». E lui lasciò. Per passare a Facebook. Perché la verità è che sono in pochi a sapere, o potere, stare senza social. E questo è forse ancora più amaro dell’esistenza di hater e troll.