DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1.LA NOTA ESPLICATIVA DE “IL GIORNALE”
Pubblichiamo in questa pagina alcuni frammenti delle lettere d'amore inviate da Oriana Fallaci ad Alfredo Pieroni negli anni Cinquanta. Oggi la corrispondenza autografa è in mano alla nipote Wanda Pieroni Maccani e consta di circa 100 documenti. La corrispondenza è quasi completamente inedita. Nel 1958 Pieroni è corrispondente da Londra della Settimana Incom illustrata. Lui, nato nel 1923, è più vecchio di 7 anni e molto meno famoso. Tuttavia l'indomabile Fallaci desidera quasi annullarsi per amore suo.
L'amato però non vuole legami fissi. Sull'argomento sembra essere stato schietto. Le lettere sono quasi sempre dolenti. Nella primavera del 1958, la scrittrice è incinta. Non si illude: Pieroni non è interessato a mettere su famiglia. Ha paura di perderlo. Da qui in avanti la corrispondenza è tragica. La Fallaci pensa all'aborto. Con decisione, all'apparenza. Nel maggio 1958 ha un aborto spontaneo. Il feto è morto, lei rischia la vita.
Finisce in ospedale. Poi torna in hotel, a Londra. Scivola in una brutta depressione. Alfredo non si fa vivo. Oriana pasticcia con le pillole, forse tenta il suicidio. Ci vorrà molto tempo alla Fallaci per riprendersi. Tornata in Italia, dovrà affrontare la clinica psichiatrica, altra esperienza traumatica di cui parlerà solo molti anni dopo, nella lettera a un amico.
2. «DAREI 20 ANNI PER ESSERE LÌ E PULIRTI PERFINO LE SCARPE»
Oriana Fallaci da “Il Giornale”
Sto attraversando un brutto periodo, tutti mi danno dispiaceri (...) sono depressa e delusa e tu sei il solo, lo giuro, che mi aiuti a respirare. Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa, se posso fare qualcosa per te, dammi buone notizie. Darei vent'anni (ammesso che me ne restino tanti) per mandare al diavolo il mondo ed essere ora in Princes Gate a pulirti le scarpe. (...)
(...) Io esisto ed esisto con le mie virtù e con i miei difetti per te e per quante ragazzuole tu ti possa portare a cena o in campagna o a casa tua, e per quanto ti possa piacere il fatto che sono più snob o più ricche di me, nessuna sarebbe mai capace di amarti e di sopportare tante ingiustizie come me.
***
E anche se ora tu (non, ndr) mi vuoi bene, o me ne vuoi solo un pochino, penso che se riesco a resistere, cioè a vivere, può darsi che anche tu un giorno riesca a volermene: e allora sarà il giorno del miracolo e potrò permettermi di finire sotto un tram (...) Continua ti prego a permettermi di volerti bene: ci sono momenti in cui non mi sembra di avere che te al mondo e da questo non può venirti alcun male, ma solo bene.
***
L'idea di perderti mi sconvolge al punto di togliermi ogni forza, come se fossi già morta. (...) Non ho paura di sentirmi male: il dolore fisico non è importante e io non lo temo. Ho paura che, dopo, tu non mi voglia nemmeno un poco di bene perché non è sapendoti legato a una qualsiasi responsabilità che io ti voglio. A quel modo anzi mai. In questi giorni è come se fossi completamente sola, capisci, come se non avessi nessun altro al mondo all'infuori di te e questo non significa farti partecipare ad una qualsiasi responsabilità, ammesso che esista, ma chiederti di essere buono con me, e di «perdonarmi».
***
C'è sempre stato un inconfessato ottimismo in me: un ostinato resistere alle disgrazie, ed una misteriosa forza di recupero. Ma ora sento, con lucidità, che questa forza sta per andarsene. Non è perché il taglio mi duole e le gambe non mi obbediscono ma perché, ragionando, ho capito quanto sia irrimediabilmente sola e che nemmeno questa disastrosa esperienza è servita a portarti vicino a me, e non posso certo condannarti per questo: sei stato, oltretutto, premuroso e gentile.
***
Vivo nella più assoluta, squallida abulia. Non mi importa più di nulla, non voglio più nulla, non spero più nulla: e questa amarezza rassegnata è peggio, in certo senso, della disperazione che mi sconvolgeva dopo quel terribile weekend a Londra, esploso nei tuoi rimproveri e poi in quella spiegazione utile e onesta, lo sappiamo, ma che nel fondo non desideravo.
L'equivoco mi dava speranza e un senso alla vita. La verità mi mette solo un gran sonno, una placida voglia di morire, mi toglie insomma ogni gusto alla vita. No, non temere: non prenderò pillole come Cesare Pavese. Ho troppo buonsenso, malgrado tutto, e troppo senso del ridicolo. Però è come se le avessi già prese.
***
Caro Alfredo sarò lunedì mattina a Londra. Ci resterò per ventiquattr'ore prima di andare a Bruxelles. Scenderò al Normandia. Aspetterò una tua telefonata, o un messaggio. Io non posso e non devo chiamarti. Ma spero che tu lo faccia. Lunedì è il mio compleanno. Vorrei, anche se tutto è finito, passare almeno la sera con te. Perché io ti amo sempre, malgrado tutto. Non c'è proprio nulla da fare. Ti amo, Oriana.
3. CARISSIMA ORIANA, L'AMORE È UN MORBO AGGRESSIVO CHE NON RISPARMIA NESSUNO
di Vittorio Feltri per “Il Giornale”
Cara Oriana, leggo i brani delle tue lettere di cui sapevo l'esistenza pur ignorandone i contenuti, e scopro con stupore che appartenevi al genere umano, una persona con un corpo e un'anima (non immortale, suppongo), pertanto soggetta agli inconvenienti che accomunano uomini e donne, tra i quali le malattie, compresa la più dolcemente fastidiosa, capace di colpire esseri sani e dotati di formidabili sistemi immunitari: l'amore.
FOTO DI ORIANA FALLACI DAL SUO ARCHIVIO PERSONALE DA L ESPRESSO
Già. L'amore è un morbo aggressivo. Chi ne è affetto è convinto di morirne; non immagina vi sia la possibilità di guarire e neppure di migliorare. Si crogiola addirittura nel proprio dolore, quasi godendo della sofferenza che esso provoca, lacerandogli il petto. I sintomi a volte sono insopportabili. La mattina, come ti svegli, sei assalito dal desiderio di lei (o di lui, non cambia); senti l'esigenza di parlarle, hai voglia - urgenza - di vederla.
FOTO DI ORIANA FALLACI DAL SUO ARCHIVIO PERSONALE DA L ESPRESSO
Osservi il telefonino per verificare se la signora ti abbia inviato almeno un messaggio. Se il cellulare squilla, corri ansimando ad afferrarlo, guardi il display e, se non riconosci quel numero, sei afflitto dalla delusione.
Ancora. Se accendi la radio e ascolti qualsiasi canzonetta, inclusa la più cretina, ti ritrovi nelle parole: riflettono le tue emozioni.
C'è chi lo definisce forse più correttamente innamoramento, ma la sostanza è la stessa: stai male se non hai la certezza di essere ricambiato. Non c'è niente di più corrivo della passione: tutti, prima o poi, ne sono preda e provano lo stesso dolore retrosternale, un vuoto allo stomaco, un malessere che rattrista e toglie l'interesse per la vita quotidiana. A un certo punto hai la sensazione che le giornate, se non riempite dalla presenza dell'amata, trascorrano senza senso.
Dicevo che non c'è niente di più corrivo della passione; eppure la nostra ci sembra immensa, inappagabile, atroce benché siamo consapevoli che il nostro tormento sia identico a quello patito da ogni individuo.
FOTO DI ORIANA FALLACI DAL SUO ARCHIVIO PERSONALE DA L ESPRESSO
Oriana, il tuo sfogo (anzi, la tua supplica) nelle missive ad Alfredo, che era un giornalista noto (non quanto te), rivela una fragilità che non sospettavo tu, personaggio con la fama di dura, avessi. Mi fa piacere constatare che non sei diversa da coloro ai quali hai dedicato libri e articoli veementi, alcuni impetuosi come acque di un fiume straripante. È consolatorio verificare che persino chi ha una razionalità superiore, in fondo, conservi i caratteri della normalità in un campo, l'amore, tra i pochi, se non l'unico, che funge da livella, rendendo tutti vulnerabili.
In effetti, non si può dire che la natura sia democratica: gli umani sono diversi gli uni dagli altri; variano la loro statura, la loro intelligenza, i loro talenti. Ci sono i geni e gli stolti. Ma quando sono innamorati, all'improvviso spariscono le differenze: sono egualmente stupidi ed egualmente ispirati, folli. Chi è buono a nulla, diventa capace di tutto. Anche di umiliarsi. Uno scrittore di vaglia può trasformarsi in servile lustrascarpe.
FOTO DI ORIANA FALLACI DAL SUO ARCHIVIO PERSONALE DA L ESPRESSO
Presto o tardi, l'amore passa e prevale il lato ridicolo di esso nel ricordo dei tempi in cui eri cotto e vedevi ciò che non c'era. Quando sei rinsavito ti rendi conto che forse non aveva torto Gianni Agnelli quando diceva: i sentimenti sono roba che lascio ai domestici: mortificano la dignità. Egli però trascurava che la dignità si ruba solo a chi ce l'ha. E che vale la pena di farsela portare via da una donna o da un uomo piuttosto che dal potere, benché il potere duri più a lungo. Cara Oriana, Dio mio come ti assomiglio, nel peggio.
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