Estratto dell’articolo di Francesco Cancellato per www.fanpage.it
la versione di giorgia meloni cover
I toni sono quelli istituzionali da Presidente del Consiglio. Il registro è colloquiale, con il Tu con cui dialoga con il direttore del Giornale Alessandro Sallusti. E i temi trattati sono quelli della stringente attualità, dalla guerra in Ucraina alla tassa sugli extraprofitti delle banche, sino al vasto – e allo stato attuale irrealizzato – programma di governo della destra, dalla flat tax al presidenzialismo.
Ma quel che davvero caratterizza “La versione di Giorgia”, il nuovo libro intervista della premier Giorgia Meloni, uscito ieri per Rizzoli, non è nulla di tutto questo. Piuttosto, è la quantità di vittimismo e teorie del complotto che punteggiano il volume, come o forse più che nel libro del Generale Vannacci. Con il corollario che qui è un capo di governo in carica, nel pieno esercizio delle sue funzioni, a metterli nero su bianco.
Nel meraviglioso mondo (all’incontrario) di Giorgia, c’è un complotto per ogni cosa. C’è il complotto delle “grandi concentrazioni economiche” che favoriscono l’immigrazione africana anziché quella moldava perché “funzionale al disegno del cosiddetto meeting pot, cioè di mescolare il più possibile per diluire”.
GIORGIA MELONI
Secondo Meloni, quindi, delle non meglio precisate plutocrazie terracquee favorirebbero l’immigrazione per “snaturare l’identità delle nazioni e rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori”, perché “vedono l’identità come un ostacolo al loro potere di concentrazione della ricchezza”, poiché “non avendo territori e confini per vivere, hanno necessità di standardizzare usi e costumi e renderli transnazionali”.
Qualche pagina più avanti, Meloni dà un volto e un nome a questi poteri occulti. Ma se vi aspettate i nomi di Jeff Bezos, o Mark Zuckerberg, o Elon Musk, siete fuori strada. Il nome, sempre lo stesso, è quello che a ogni piè sospinto esce dalla bocca di Vikor Orban e Vladimir Putin. Quello del mefistofelico György Schwartz, per il mondo George Soros, il finanziere – guardacaso ebreo – che tutte le destre d’Europa indicano come il burattinaio occulto dell’agenda globalista.
giorgia meloni
Giorgia Meloni premette di “non credere ai burattinai, ma”, un po’ come chi “non è razzista, ma”. E infatti, “ma quando parliamo di Soros, parliamo di una persona che (…) tramite la sua galassia di fondazione, persegue apertamente un’agenda politica”. […]
Da Soros al piano per la sostituzione etnica degli europei – altro complotto caro alle destre europee – il passo è breve. E infatti, dice Meloni che l’ha molto colpita “l’enorme polemica sulle parole del ministro Lollobrigida che aveva detto di voler difendere la società italiana dal rischio di una sostituzione etnica”.
giorgia meloni
Apriti cielo, dice ancora Meloni, “si è detto che le sue erano teorie suprematiste, neonaziste e ovviamente, razziste”. Cosa che in effetti, è vera, con buona pace della premier. La teoria del complotto sulla sostituzione etnica è infatti opera di Gerard Honsik, neonazista austriaco condannato due volte, nel 1992 e nel 2009, per aver pubblicamente negato la Shoah. Ed è una teoria che è stata rilanciata, discussa e diffusa proprio dai gruppi della destra più estrema, prima di diventare un cavallo di battaglia anche per la destra istituzionale di Salvini e Meloni. […]
roberto vannacci foto di bacco (7)
Non manca, ovviamente, nemmeno il complotto della lobby omosessuale, quella che discrimina Arisa perché definisce Meloni coraggiosa. O che spinge “le teorie gender portate all’estremo”, soprattutto nelle scuole, dove avviano “campagne con le quali si spiega ai bambini di sei anni cosa sia l’omosessualità facendo scambiare i vestiti tra maschietti e femminucce”.
Non manca, ovviamente, la solita tirata sul disastro culturale del ’68 “del sei politico”, e la nostalgia per i tempi dei nostri nonni dove si ti comportavi male a scuola “ti beccavi un ceffone” e dove i genitori mandavano i ragazzi a fare i benzinai d’estate, mentre oggi rischierebbero l’arresto, se lo facessero.
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E non manca nemmeno il negazionismo climatico, con Meloni che afferma, dopo l’estate che abbiamo passato, che "lo sviluppo sostenibile non è l’emergenza prioritaria”, bensì un vezzo dell’ “ecologista di sinistra”, che “vive nel centro di una grande città, magari nella Ztl”, con la sua “mountain bike da tremila euro, ovviamente assistita da batterie, perché non sia mai che ci si debba stancare”. […]
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