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UNA MATITA IN CIELO - ADDIO A GALLIENO FERRI, IL DISEGNATORE CHE NEL 1961 CREÒ “ZAGOR” INSIEME A SERGIO BONELLI - ERA COSÌ LEGATO AL SUO EROE DA CREARLO CON I PROPRI TRATTI FISICI

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Fabio Genovesi per il “Corriere della Sera”

 

GALLIENO FERRI GALLIENO FERRI

La vita non è mica così diversa dai fumetti, se la vivi senza risparmio. Le stesse avventure, le stesse emozioni ti aspettano all' inizio di ogni episodio e di ogni giorno. L'unica differenza è che i fumetti vanno avanti per sempre, la vita prima o poi finisce. È successo così sabato scorso, quando se n'è andato Gallieno Ferri.

 

GALLIENO FERRIGALLIENO FERRI

Il padre di Zagor, la mano che nel 1961 l'ha fatto nascere insieme a Sergio Bonelli, firmando tanti episodi e tutte le copertine dal primo albo fino a oggi, che abbiamo superato il numero 600. Una vita legata così stretta a quella del suo eroe da farlo sembrare una cosa sola con Zagor, a cui Ferri ha dato i propri tratti fisici e il suo amore per la natura e l'aria aperta. Me l'ha raccontata quest' inverno, a pranzo con la focaccia di Recco e poi nel suo studio, una vita così gigantesca che le orecchie non mi bastavano per ascoltarla tutta.

 

Comincia insieme alla primavera, il 21 marzo del 1929, a Genova dove gli ex sommozzatori della X Mas lo avviano al mondo subacqueo con pezzi di alluminio legati ai piedi al posto delle pinne. Appassionato di vela e pioniere del windsurf, conosceva ogni buca e raschio dei fiumi liguri, che esplorava sulla sua canoa come Zagor nelle paludi di Darkwood, riempiendo i polmoni d' aria e la mente di idee per i disegni, visto che «ci sono posti lungo quei torrenti che potrebbero benissimo essere le foreste del Nord America o l'Amazzonia».

 

GALLIENO FERRI  GALLIENO FERRI

Me lo spiegava, e negli occhi adolescenti brillava quell' acqua insieme all' eterno stupore di un uomo innamorato della vita, che catturava sotto la pelle e poi portava nel suo lavoro, passando giorni a disegnare l' ammaliante volo delle aquile e la zampata inesorabile dell' orso, la danza di un cavallo al galoppo verso l' infinito dell' orizzonte.

 

GALLIENO FERRI    GALLIENO FERRI

La stessa danza che mi ha regalato quel pomeriggio, quando ho trovato il coraggio di chiedergli il disegno che vedete qua sopra per il «Corriere della Sera». Il maestro Ferri ha risposto «volentieri, è il mio lavoro!» ed è partito verso il suo studio, dove la striscia blu del mare entrava dalla finestra legandosi alle migliaia di strisce disegnate da lui, rimasto fedele al pennello dagli anni Cinquanta, quando il suo editore francese glieli faceva arrivare dall' Indocina.

 

Ha studiato la carta bianca, e con mano incerta ha scritto un saluto ai lettori. Poi però ha lasciato la penna e ha preso il pennello, che teneva stretto tra i denti come gli indiani il pugnale durante gli assalti più crudi, e tutto è cambiato: il suo sguardo era un altro, e pure il respiro, mentre cominciava la danza di quei finissimi peli sul foglio, pieni di un'arte così vera e concreta da arrivare alla forza della natura, la stessa dei cavalli selvaggi, degli animali in fuga nel folto della foresta, così improvvisi, così sicuri, così giusti.

 

ZAGORZAGOR

Da questa danza nasce Zagor, il suo Zagor che ci sorride dalla carta, ci saluta colla mano e se ne va. Solo che nei fumetti non è mai un addio, è un arrivederci al prossimo emozionante episodio. E io voglio credere che la vita non sia diversa, quando la passione è la stessa, quando la spinge la stessa intensità. Troppo di bello resta, troppo di vivo, per dire che è tutto finito. E allora arrivederci, Maestro Ferri. Alla prossima avventura.