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Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Corrado Formigli ha inaugurato la nuova stagione di «Piazzapulita» (La7) con una decisa presa di posizione a favore dei vaccini: «Abbiamo un punto di vista molto forte e mai come in questo momento i media devono schierarsi. Lo faremo senza togliere la parola a chi la pensa diversamente. Credo che il green-pass sia uno strumento di libertà, è ovviamente un obbligo vaccinale sotto mentite spoglie, ma è finalizzato a far vaccinare le persone e a garantire una maggiore sicurezza».
GIUSEPPE CONTE E CORRADO FORMIGLI A PIAZZAPULITA
Giusto, non dimentichiamo mai il drammatico momento che stiamo attraversando. In un'intervista si era lamentato del fatto che «prendersela con i talk show sia ormai come sparare sulla Croce Rossa, ma [essi] assolvono il loro compito di raccontare la realtà». Certo, i talk raccontano la realtà se esplicitano un punto di vista (come Formigli ha fatto a inizio trasmissione), diventano invece corresponsabili della confusione che regna sui vaccini se artatamente alimentano la polemica e creano le condizioni per la rissa.
Ospite per la prima volta della trasmissione c'era Giuseppe Conte. E qui si pone un secondo, interessante problema di comunicazione, soprattutto in relazione al contesto (il riferimento alla realtà presente) in cui si colloca la parola dell'ex premier. Nonostante l'incalzare delle domande, è sinceramente difficile seguire un ragionamento di Conte: il suo eloquio non è mai diretto, concreto, ma piuttosto elusivo.
GIUSEPPE CONTE E CORRADO FORMIGLI A PIAZZAPULITA
A una domanda precisa risponde sempre con perifrasi, con concetti vaghi, con contorsioni sintattiche sorrette da una sorta di lirismo malinconico («Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno»). Terzo esempio comunicativo: Marco Minniti e Ale Di Battista duellano sull'Afghanistan e su altri scenari di guerra. L'uno, Minniti, più realista del re, l'altro, Di Battista, più idealista che mai, in proporzione diretta alla sua conoscenza dei problemi.
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