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Sandra Cesarale per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"
«Eravamo pronti per cambiare il mondo / Ma poi è il tempo che è cambiato», canta Neil Young in «Walk Like a Giant», contenuta nel nuovo album «Psychedelic Pill», inciso con i Crazy Horse. Un ritorno al passato per Young, 67 anni, che nelle canzoni ricorda le sue origini canadesi e di quando ascoltava in radio Grateful Dead e Bob Dylan.
Un ritorno alle origini sottolineato da questo tour con i Crazy Horse che, dopo il successo in Nord America, Australia e Nuova Zelanda, arriva anche in Europa. Stasera sarà a Rock in Roma nell'Ippodromo di Capannelle per la seconda delle due date italiane (ore 21.45, via Appia Nuova, tel. 06.54220870). La serata sarà aperta da Devendra Banhart, trentaduenne musicista-compositore e pittore statunitense: la sua musica è sempre stata una passione e la sua carriera rimane, come ha detto lui stesso, «un'avventura e un'esplorazione».
Neil Young & Crazy Horse hanno annunciato la tanto attesa reunion sulla scia del nuovo doppio album «Psychedelic Pill». Ã, dopo «Americana», il secondo disco pubblicato nel 2012 da Young insieme alla vecchia band. Ed è anche del loro primo album di materiale originale fin da «Greendale» del 2003.
A Capannelle i Crazy Horse (Frank «Poncho» Sampedro, Billy Talbot e Ralph Molina) e Neil Young ci ritorna dopo trent'anni. Era il 1982, e l'Ippodromo fu invaso da 40 mila spettatori. Il nuovo tour che si chiama «Alchemy» sarà incentrato su minimalismo scenografico e impetuose sciabolate elettriche. La scaletta vive delle canzoni passate ma attinge molto anche dal presente.
Neil Young & Crazy Horse hanno incrociato i loro strumenti a partire dagli anni Sessanta. Il grande canadese, messi da parte i californiani Buffalo Springfield, era in cerca di nuovi stimoli, aveva voglia di allargare i suoi orizzonti musicali come solista ed era alla ricerca di una band che sapesse interpretare le sue nuove canzoni. «Everybody Knows This is Nowhere» (1969) segna l'inizio dell'avventura. Questo è rock che brucia, con la sei corde elettrica di Young che si intreccia con la Gibson di Danny Whitten (scomparso nel '72).
E, sempre nel '69, Young entra a far parte del trio Crosby, Stills & Nash (che hanno suonato all'Auditorium pochi giorni fa). Il quartetto arriva sul palco di Woodstock e poi conquista il successo commerciale. Young ha attraversato nella sua vita momenti di depressione e nichilismo, problemi di salute e la dipendenza da alcol e droghe. Ma niente è mai riuscito a distrarlo dalla sua musica, dalla voglia di guardare sempre verso il futuro.
Oggi è amatissimo dai giovani leoni del rock inglese americano come Noel Gallagher e i Rem. Kurt Cobain, il leader dei Nirvana, nella lettera scritta prima di suicidarsi nel 1994, cita un verso di «My My, Hey Hey» scritta da Young: «It's better to burn out than to fade away», («è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente»). «Io lavoro per la musa - ha detto Young in un'intervista - non sono qui per vendere dischi: è quello che fanno gli altri, io creo. Se non funziona mi dispiace, ma io faccio quello che voglio io... Finché non mi dicono cosa fare non ci sono problemi».
Neil YoungCover Rs84 Neil Young
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