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LA ROMA DEI GIUSTI - ”BUONI A NULLA” DI GIANNI DI GREGORIO È FINORA IL FILM ITALIANO PIÙ DIVERTENTE DELLA STAGIONE - GRANDIOSA LA SERIE TELEVISIVA “THE KNICK” FOTOGRAFATA E DIRETTA DA STEVEN SODERBERGH - UN PO’ AL DI SOTTO DELLE ASPETTATIVE “EDEN” DI MIA HANSEN LOVE

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Marco Giusti per Dagospia

Buoni a Nulla - Gianni Di GregorioBuoni a Nulla - Gianni Di Gregorio

 

Festival di Roma. Terzo giorno. Finalmente si ride. Non solo a Roma, visto che ”Buoni a nulla” di Gianni Di Gregorio è finora il film italiano più divertente della stagione. Scombinato, magari, visto che nella seconda parte non sa proprio che direzione prendere, dopo una prima parte fantozziana deliziosa dominata da attori in gran forma, da Gianfelice Imparato a Marco Mazzocca, dalla maggiorata Valentina Lodovini a Anna Bonaiuto con i grandi cammei di Giovanna Cau e Ugo Gregoretti come condomini rompicoglioni, ma sempre leggero, frizzante, pieno di ironia.

 

buoni a nulla - di gregorio e marzocca buoni a nulla - di gregorio e marzocca

Gianni, ovviamente Gianni Di Gregorio, è il tipico impiegato statale romano fannullone. Ha una bella casa in centro, dalle parti di Via Giulia ci sembra, una moglie che se ne è andata da tempo e vive con un dentista psicologo, Marco Messeri, sempre divertente, una figlia. Sul lavoro passa il suo tempo leggendo il giornale e fumando la sigaretta elettronica in mancanza di altro preparandosi all’imminente pensione.

 

Ma il suo megadirettore, che è poi il suo produttore Angelo Barbagallo, lo avvisa (“Legge lei o leggo io?”) che per legge dovrà passare nell’azienda statale altri tre anni. Non solo. E’ stato spostato nella sede distaccata verso Fiumicino, località Torrino. Un disastro.

 

Buoni a Nulla - Gianni Di GregorioBuoni a Nulla - Gianni Di Gregorio

Il primo giorno arriva sul posto di lavoro alle 11 e mezzo. Coi mezzi… Lì Gianni si ritrova nella più pura delle situazioni fantozziane. C’è una megadirettrice con cagnolino (fortunatamente non muore come in tutti i film italiani), interpretata da Anna Bonaiuto con un po’ di ricordi della mitica Silvani, c’è il collega Christian, una specie di Calboni di Giuseppe Anatrelli che Gianfelice Imparato recita da quel grande attore di tradizione napoletana che è (e come era Anatrelli), la divertente Valentina Lodovini dal seno straripante che fa impazzire il suo vicino di banco, Marco, cioè Marco Mazzocca, l’unico attivo e capace sul lavoro, ma incapace di ribellarsi alla prepotenza del mondo e dei compagni di lavoro.

Buoni a Nulla - Gianni Di GregorioBuoni a Nulla - Gianni Di Gregorio

 

Seguendo il consiglio del dentista Messeri, Gianni per la prima volta in vita sua si incazza col mondo e affronta delle decisioni. Si ribella alla coinquilina odiosa, Giovanna Cau, al collega Christian, prendendo presto il suo posto nelle grazie della direttrice. Rifiuta di lasciare la sua bella casa in centro alla figlia per andare a vivere in un monolocale al Torrino. E si fidanza o quasi con la sorella di Marco al ritmo della rumba.

 

Poi decide di aiutare anche Marco nel superamento della timidezza e della tipica malattia da impiegato fantozziano. E lì le cose si complicheranno un po’. Ben scritto, con grandi battute e situazioni magari già viste, ma risolte sempre con grande eleganza, il film vive nella prima parte della grazia di Di Gregorio nel dipingere la situazione impiegatizia a fianco di grandi attori e nella seconda, la meno tenuta, della grandiosa verve di Marco Mazzocca che diventa protagonista assoluto del film e, per la prima volta, ha modo di farci ridere come i grandi comici italiani storici.

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Non citerò Totò e Peppino, ma Gigi Reder e Giuseppe Anatrelli è più che legittimo. Anche se Mazzocca ha proprio un ruolo alla Peppino. Leggerissimo, costruito per un pubblico magari non giovanissimo, mi ha fatto ridere come raramente mi è capitato negli ultimi tempi. In sala dal 23 ottobre.

 

Grandiosa la serie televisiva “The Knick” fotografata e diretta da Steven Soderbergh che si può vedere in questi giorni al Festival e che arriverà dall’11 novembre su Sky Atlantic. E’ stata descritta come “sangue, sangue e ancora sangue”. In parte è vero, vista la macelleria che da subito Soderbergh ci mette davanti, cioè un cesareo d’urgenza per placenta previa che i dottori del Knick, cioè l’ospedale newyorkese Knickerbocker, praticano a una poveraccia.

 

Così perdiamo da subito, oltre che la paziente, anche il dottor Julius Christansen, Matt Frewer, mentore del protagonista John Thackery, che dopo la dodicesima operazione sbagliata si tira un colpo in testa e lascia il suo posto di primario proprio a Thackery. Thack, interpretato da Clive Owen con bella spavalderia, è un puttaniere oppiomane e cocainomane, ma è un grande chirurgo e un illuminato che vede nel nuovo secolo, siamo agli inizi del ‘900, l’apertura per qualsiasi scoperta scientifica.

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Non vedrà di buon occhio, però, l’arrivo di un medico afro-americano come suo assistente, anche se significa sovvenzioni per l’ospedale. Dieci puntate, tutte scritte da Jack Amiel e Michael Begler e dirette da Soderbergh. Grande messa in scena senza nessun accademismo né ricerca di magie registiche. Pura narrazione e pura intelligenza di racconto.

 

Un po’ al di sotto delle aspettative “Eden” di Mia Hansen Love, la regista di “Il padre dei miei figli” nonché moglie di Olivier Assayas. Salutato in molti festival come il suo film più forte e riuscito, “Eden” è un viaggio nella musica French House o Garage seguendo dal 1992 a oggi le avventure e i disastri sentimentali di un dj francese, Paul, interpretato da Felix de Givry, un bambinone incapace di crescere e di costruire qualcosa di solido nella sua vita.

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Il personaggio è ispirato allo stesso fratello della regista, Sven Hansen Love, che collabora alla sceneggiatura e figura come consulente su tutta l’operazione. Paul si dive fra la passione per la musica Garage, vero evento culturale francese che ha visto nascere personaggi di grande successo come David Guetta, e una serie di belle ragazze con le quali non riesce a ottenere nulla di stabile.

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Si va dall’americana Julia di Greta Garwig, il suo grande amore, alla Yasmin di Golshifteh Farahani, dalla Margot di Laura Smet alla Louise di Pauline Etienne. Dopo vent’anni tra musica, ragazze e eccesso di coca, Paul finisce per non stringere nulla e perde anche il successo che gli aveva dato la musica.

 

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Rispetto ai ragazzi del 68 dipinti da Assayas, i ragazzi degli anni 90 di Mia Hansen Love sembrano un po’ fuori dalla storia e privi di glamour. La verità è che non pensi mai che vorresti essere lì con loro e non invidi affatto le figure di Paul e dei suoi amici. Grande lavoro però di ricerca musicale e di diritti per la colonna sonora magistrale del film che è la sua arma vincente. “Eden” è un po’ il monumento alla musica Garage del tempo e molte sono le apparizioni eccellenti, dai Daft Punk a Arnold Jarvis, e i brani famosi che ritroviamo nel film. Un filo lunghetto anche