CIAK! MAFIA CAPITALE È GIÀ FILM - UN POLITICO COLLUSO CON LA CRIMINALITÀ, UN BOSS DELLA MALA DI OSTIA E L’ULTIMO MEMBRO DELLA BANDA DELLA MAGLIANA NELLA SUBURRA DI SOLLIMA: “CERCO LE RADICI DEL MALE IN UNA CITTÀ IN CUI IL CRIMINE SI INNESTA SULLA POLITICA E LA VITA CIVILE”

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Maria Pia Fusco per “la Repubblica

 

STEFANO SOLLIMASTEFANO SOLLIMA

Un politico della maggioranza coinvolto con la criminalità, l’ultimo membro della banda della Magliana in piena attività, un boss della mala di Ostia. Sembrano personaggi della cronaca giudiziaria recente, invece è Suburra , il film del quale Stefano Sollima sta ultimando le riprese a Roma.

 

Prodotto da Cattleya e distribuito da 01, è tratto dal romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo (Einaudi), due autori ai quali «sono particolarmente legato», dice il regista che da De Cataldo ha tratto con successo la serie tv Romanzo criminale e di Bonini è il libro che ha ispirato il film Acab.

 

La straordinaria vicinanza con le vicende attuali «è puramente casuale, non parto mai dalla realtà, ma dalla sua trasfigurazione nella fantasia. Credo in quel cinema di genere, in questo caso un crime d’azione, che attraverso l’intrattenimento riflette la società del tempo», dice Sollima, classe 1966, figlio del regista e sceneggiatore Sergio Sollima.

anna farzetti pierfrancesco favino foto carbone gmt061anna farzetti pierfrancesco favino foto carbone gmt061

 

Che cosa racconta Suburra?

«Non è una critica al sistema, è un film su Roma e il Potere. Roma vive di tre poteri — politico, religioso, criminale — che coinvolgono e stritolano persone innocenti con risultati stupefacenti. La domanda è: dopo le vicende di Romanzo criminale , qual è oggi la situazione della criminalità?

 

Dovendo condividere un territorio è necessario che la partita della criminalità si giochi su un sottilissimo equilibrio e il film racconta sette giorni che precedono il crollo di un’era della Repubblica, alla vigilia di una legge da far approvare, ed è essenziale la figura del personaggio di Samurai, l’ultimo della banda della Magliana. Lo sfondo è la città, in poche scene passiamo dal Vaticano ai palazzi del Potere: Montecitorio, Palazzo Chigi, tutta la zona del litorale, via Tuscolana, il centro storico».

 

claudio amendola vigile foto mezzelani gmt049claudio amendola vigile foto mezzelani gmt049

Il rapporto con il libro?

«Quello è più complesso, è normale che un film tradisca la forma del romanzo, abbiamo scelto alcuni dei personaggi più rappresentativi e rivisto una parte dell’intreccio mantenendo però intatto lo spirito e l’anima del libro, cioè il racconto di mondi apparentemente distanti l’uno dall’altro che invece collidono in modo sorprendente e insospettabile ».

 

Chi sono i personaggi?

«Il politico Filippo Malgradi, Pierfrancesco Favino, è il politico, appartiene alla maggioranza di centro destra, è un uomo fondamentalmente fragile, senza grande rispetto per se stesso, è portatore di quella politica che si lascia infiltrare dalla criminalità, l’idea è che la politica non abbia in sé gli anticorpi necessari per resistere alle tentazioni.

 

Elio Germano è Sebastiano, il più famoso pr di Roma, rappresenta il lato superficiale, godereccio: ha un bel lavoro, ama la bella vita, intreccia relazioni senza farsi scrupoli, in fondo è innocente, ma farebbe di tutto per non perdere il suo stato e il benessere. Claudio Amendola è Samurai, il re della città, ha il controllo della strada e delle altre organizzazioni criminali e allo stesso tempo garantisce i rapporti con gli altri poteri della città.

 

elio germanoelio germano

Alessandro Borghi è Numero 8, un matto sognatore, erede di una famiglia criminale di Ostia che vuole trasformare in una Las Vegas, centro di divertimento, gioco e riciclaggio».

 

Non ci sono i buoni?

«Sono allergico alla parola. Scherzo, voglio dire che non c’è bisogno di un Virgilio, dello sguardo di qualcuno che ristabilisca la moralità. L’idea è di fare grande intrattenimento in un film di genere che rispecchi il mondo in cui viviamo, con onestà intellettuale e senza imporre il tuo pensiero. Per me è un atto dovuto per il rispetto che ho del pubblico, che giudica da solo e non ha bisogno di essere rassicurato dalla presenza di chi combatte la criminalità. La presenza dei “buoni” in una società civile dovrebbe essere la normalità.

 

Semmai cerchiamo le radici del Male, in una città in cui il crimine si innesta sulla politica e la vita civile. Anche Gomorra è raccontato tutto dal di dentro. Sebastiano ad esempio sarebbe uno perbene ma è il rapporto con la città che lo contagia, ed è la risposta alla tentazione che determina la moralità dell’individuo».

 

cover SUBURRAcover SUBURRA

È vero che ha utilizzato quasi duemila comparse?

«Sì, ci sono molte scene di massa, una ventina di scene madri in cui i personaggi dei diversi mondi s’intrecciano, ci sono manifestazioni pubbliche, un incendio spettacolare in uno stabilimento di Ostia, una sparatoria in un supermercato. Vengo da una famiglia di cinema, sono cresciuto con i film pieni di cavalli e pistole, la spettacolarità e l’azione sono essenziali per me».

 

Come ha reagito alle recenti cronache giudiziarie?

«Molti dei fatti e degli intrecci si sapevano e a Roma c’è poco da stupirsi, è sempre stata un po’ così. Non a caso il titolo rimanda all’antico, la suburra era il quartiere in cui il malaffare e la politica s’incrociavano.

 

Roma è una città che da sempre si fonda sull’equilibrio e la convivenza tra poteri. Ci sono molte scene di pioggia, la città si allaga fisicamente, i suoi meravigliosi monumenti sono sommersi dall’acqua e il film diventa quasi un racconto apocalittico».

 

Dopo Suburra?

«A gennaio, finito il montaggio, comincio la preparazione della nuova serie di Gomorra. Le riprese ad aprile».