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Marco Giusti per Dagospia
angelo duro io sono la fine del mondo
Ancora tre film italiani al comando. I soliti. “Io sono la fine del mondo”, favola con morale sulla distruzione della famiglia tradizionale diretta da Gennaro Nunziante con Angelo Duro, 193 mila euro, 29 mila spettatori un totale di 6 milioni 422 mila euro. “Diamanti” di Ferzan Ozpetek, film corale su un gruppo di sartine romane nei primi anni’70, 115 mila euro, 18 mila spettatori e un totale di 14 milioni 571 mila euro. Primo film italiano per incassi della stagione, quarto nella classifica generale.
Terzo posto per “L’abbaglio” di Roberto Andò, con Ficarra e Picone e Toni Servillo, 104mila euro e 17mila spettatori e un totale, ancora modesto, di 1 milione 673mila euro . Quarto “Emilia Pérez” con 47 mila euro, 8 mila spettatori un totale di 1 milione 581 mila euro. “Nosferatu” di Robert Eggers con Bill Skarsgård e Lily Rose-Depp è quinto con 45 mila euro, 6 mila spettatori e un totale di 4 milioni 833 mila euro.
Il documentario su Liliana Segre, “Liliana”, è sesto con 35 mila euro e un totale in tre giorni di 91 mila euro. La commedia sperimentale di Robert Zemeckis “Here” con Tom Hanks e Robin Wright è settima con 34 mila euro, 5 mila spettatori e un totale di 1 milione 192.
Se non fosse per “Mufasa”, ormai al settimo posto in classifica, 28 mila euro e un totale di 21 milioni 385 mila euro, il cinema americano non sarebbe neanche più in classifica. Magari Donald Trump fa bene a preoccuparsi per l’invasione del Cinema Straniero (ma dove sarebbe questo cinema straniero invasori?) in America pronto a distruggere Hollywood, che cerca di salvare con tre superministri come i bollitissimi Mel Gibson, Sylvester Stallone e Jon Voight.
Pupi Avati ha lanciato l’idea di un ministero del cinema (più tv, teatro, spettacolo…) anche in Italia sganciandolo dalle grinfie del Ministero della Cultura prima di Sangiuliano ora di Giuli, che poco e niente hanno dimostrato di capire di cinema. Sono d’accordo. A meno che non ci mettano qualche nostra vecchia gloria bollita al comando.
Abbiamo un Luigi Freddi del 2025? Freddi fu il capo della Direzione generale della cinematografia, fondò il Centro sperimentale di cinematografia, ideò e diresse Cinecittà, anche se Mussolini gli mise davanti il figlio Vittorio, che sognava Hollywood.
ELLE FANNING E TIMOTHEE CHALAMET CHE INTERPRETA BOB DYLAN - A COMPLETE UNKNOWN
Oggi escono parecchi film. “A Complete Unknown”, il biopic dedicato alla giovinezza di Bob Dylan diretto da James Mangold con Timothée Chalamet, supervisionato dallo stesso Dylan. Da vedere, anche se temo il santino, come mi ha detto Dago, un po’ come il biopic di Elton John.
In poche sale italiane, a Roma al Quattro Fontane con due proiezioni alle 16 e alle 18, 45, esce anche “The Brutalist” di Brady Corbet in 70 mm. Ha vinto il Leone D’Argento a Venezia e ben tre Golden Globes. Non ho capito se è in versione originale o no. Poi abbiamo “10 giorni con i suoi”, commedia con bambini di Alessandro Genovesi con Valentina Lodovini e Fabio De Luigi.
TIMOTHEE CHALAMET INTERPRETA BOB DYLAN - A COMPLETE UNKNOWN
Esce poi “Black Flies”, violento viaggio nella notte di New York assieme a due paramedici diretto da Jean-Stéphane Sauvaire con Sean Penn e Tye Sheridan. Devo averlo visto a Cannes. “Il giardino persiano”, commedia diretta da Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha con Lili Farhadpour e Esmaeel Mehrabi.
E “Ciao bambino”, davvero sorprendente opera prima diretta da Edgardo Pistone con Marco Adamo e Anastasia Kaletchuk, piccola storia d’amore e di violenza in un rione popolare di Napoli, ultimo film prodotto da Gaetano Di Vaio. Premiato come miglior opera prima al Festival di Roma e schiaffato in poche sale sparse per l’Italia. Il ministero del cinema serve…
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