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Mentre nel Cda si combatte tra Della Valle e i salotti marci, in via Solferino si difendono i muri (secondo indiscrezioni già venduti a Versace), meno la tradizione e il ruolo dei giornalisti.
Domani, alle 15, De Bortoli presenterà - nella mitica Sala Albertini - a quel che resta dei giornalisti il cosiddetto "Piano editoriale", che prevede la trasformazione del giornale in una sorta di canale web e punta sulle pagine di "Tempo libero" (quale? quello dei senza lavoro?).
Dopo aver mandato via, con l'accordo del sindacato, 49 giornalisti l'anno scorso e ora 70, la redazione è ormai composta in buona parte da giovani assunti da de Bortoli o da giornalisti dalle parentele importanti. Meritocrazia e competenza restano parolone usate dal "Corriere" solo negli editoriali.
Questa truppa, come le guardie rosse, applica volenterosa il verbo gnostico, sia per quanto riguarda un acritico passaggio ai nuovi media (ma se tutti devono stare su twitter chi porterà le notizie?) sia per quanto riguarda i contenuti: Re Giorgio ha ragione / scrive chi è un militante politically correct / ci si ispira a "Financial Times" e "New York Times" (che, però, stanno in America).
Questa è la dottrina controllata dai clan vincenti nel giornale. Peccato che la formula abbia fatto precipitare le vendite dalle tradizionali 600mila copie alle attuali (dichiarazione del Cdr in assemblea) 285 cartacee. Più online e tablet.
Ai più anziani non è sfuggita che nella lettera di convocazione del Cdr alla presentazione di domani la parola "giornalisti" non figuri. Si parla di "addetti alla scrittura" e di "addetti al desk": l'Ordine dei giornalisti non ha niente da dire o si chiamerà , in futuro, Ordine degli addetti?
Sul "piano editoriale", nelle mail dei giornalisti circolano varie critiche. Intanto il piano non parla dei rapporti con il marketing, sempre più dominus dell'informazione. Poi non specifica in che modo vada fatto il web: modello "vecchio Corriere" o si devono fare il maggior numero di contatti semplificando e pubblicando le veline?
Poi si continua con la nefasta regola che "tutti i giornalisti possono fare tutto", il che azzera i ruoli, e si spinge all'autoreferenzialità e autopromozione dei propri servizi sul web (e il tradizionale understatement milanese? Il culto per la notizia?).
Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.
Sede del Corriere della Sera in via Solferino
PRIMA PAGINA DEL CORRIERE DELLA SERA DEL LUGLIO
Ferruccio De Bortoli
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