“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Guia Soncini per “la Repubblica”
Varrebbe la pena sceneggiare gli sceneggiatori italiani: quelli che hanno passato l’estate a dire che vogliono scrivere l’ House of cards italiano. È normale, forse: siccome i meccanismi di potere si somigliano persino più delle famiglie felici, ogni intrigo ambientato a Washington sembra un retroscena di Montecitorio. È bizzarro, però: serviva una serie americana, per rendersi conto che la politica italiana offre moltissima trama?
Il guaio – quello per il quale nessuno di coloro che lo dicono scriverà poi davvero l’ House of cards italiano – è che gli sceneggiatori delle serie americane e quelli della tv italiana non vivono nello stesso secolo. Basta guardare i palinsesti delle prossime settimane per capirlo: loro raccontano il presente tra una caccia al serial killer ( True detective , su Sky Atlantic) e un carcere femminile ( Orange is the new black , su Mya); noi ci dedichiamo alle biografie di morti, meglio se santi ed eroi: su Rai 1 Vittoria Puccini sarà L’Oriana ( nel senso di Fallaci) e nel settore “usato sicuro” Liliana Cavani dirigerà un altro san Francesco (25 anni dopo il film).
Il presente lo sopportiamo solo se non sembra tale, come dimostra il 25% di ascolti realizzato dalla prima puntata di Un’altra vita, nuova fiction del giovedì di Rai 1 il cui elemento di modernità è dato da una madre che non sa cucinare (Vanessa Incontrada) e i cui primi 97 minuti consistevano in molte scene di paesaggio pontino, molte passeggiate di Incontrada con aria dolente (le hanno arrestato il marito corrotto, ed è a Ponza «per ritrovare se stessa»), e dialoghi su temi scomodi come la difficoltà di farsi aggiustare una caldaia rotta su un’isola fuori stagione.
bill hillary clinton come house of cards
Ma è sulle ambientazioni d’epoca che si misura davvero l’arretratezza. In Masters of sex – storia dei sessuologi William Masters e Virginia Johnson – la più interessante sottotrama della prima stagione riguardava il rettore dell’università in cui lavorava Masters: cercava di salvare il proprio matrimonio curandosi dall’omosessualità con l’elettroshock. Nella seconda stagione, c’è una ex prostituta con un passato di lesbica nascosto al marito.
La storia di Masters of sex (su Sky Atlantic) cominciava nel 1957. Un po’ prima rispetto agli anni Sessanta di Questo nostro amore, di cui Rai 1 manderà in autunno la seconda stagione. Sarebbe storicamente scorretto fingere che nella Torino dell’epoca si facessero scoperte in tema di sessualità, ma nella complessità delle vite private si dovrebbe reperire almeno la stessa morbosità che si trovava in America.
HOUSE OF CARDS MICHAEL DOBBS LIBRO.
Masters of sex infatti è soprattutto la privata storia dell’ambiguo legame tra William e Virginia, per i primi quattordici anni del quale lui restò sposato con la prima moglie. Negli anni Sessanta di Rai 1, invece, il sommo scandalo era il concubinaggio. Eterosessuale, naturalmente. Tutta la tensione, il dramma, la sensazione d’incombente disastro della prima stagione di Questo nostro amore era questa trovata ricca di pathos: Neri Marcorè e Anna Valle avevano avuto tre figlie, ma senza sposarsi. No, non è una serie comica. Almeno, non volontariamente.
Potremmo, se proprio non riusciamo a produrre pezzi di presente, mandare in onda quelli stranieri con tempi adatti. E invece: la seconda stagione di House of cards verrà trasmessa da Sky Atlantic in autunno, sei mesi dopo l’America (la prima andò in onda a un anno di distanza). Si vede che la pirateria non fa poi gran concorrenza, e Sky è certa che i suoi abbonati siano disposti ad aspettare a lungo per capire di cosa parli la serie di cui tutti parlano.
A volte sperimentano la messa in onda immediata, ma sono sfortunati: quest’anno hanno puntato su The Leftovers, serie Hbo appena terminata in America e qui. Doveva essere il caso di stagione, con i suoi milioni di persone sparite dal pianeta senza spiegazione, la setta di vestite di bianco che fanno il voto del silenzio, e i cervi che spuntano nei momenti più assurdi. La tv è una grande fabbrica di senno di poi, e ora sembra ovvio il destino di barzelletta di The Leftovers.
Ma l’autore è lo stesso di Lost: lì l’effetto lisergico aveva funzionato. Che ne potevano sapere, a Sky, che la serie che sarebbe piaciuta a intellettuali e aspiranti tali sarebbe invece stata True detective. Col senno di poi, era quella che andava trasmessa subito. Va in onda ora, sei mesi dopo il resto del mondo. Acciocché gli autori di qui possano dire con un anno di ritardo di voler scrivere il True detective italiano.
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