il ricco il povero e il maggiordomo di aldo giovanni e giacomo

IL CINEMA DEI GIUSTI - “IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO” DI ALDO, GIOVANNI E GIACOMO SEMBRA RIPRESO DA UNA COMMEDIA ITALIANA ANNI ’30: COMICITÀ CLASSICA, SENZA PAROLACCE, RISPETTOSA DEI PERSONAGGI FEMMINILI - MA LA RICCONA STRONZA SI CHIAMA “LIGRASTI”

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Marco Giusti per Dagospia

 

“il ricco, il povero e il maggiordomo” di aldo giovanni e giacomo“il ricco, il povero e il maggiordomo” di aldo giovanni e giacomo

Solo in un momento sfuggito al montaggio vediamo Giacomo vestito da donna che si avvicina da dietro a Aldo e glielo appoggia sfrontatamente, ma per tutto il film, il loro settimo titolo in quasi vent’anni di attività, Il ricco, il povero e il maggiordomo, diretto da loro stessi con l’aiuto di Morgan Bertacca, e prodotto come sempre da Paolo Guerra, Aldo, Giovanni e Giacomo offrono al pubblico una pubblicità civile, pulita, rispettosa perfino dei personaggi femminili, cosa rarissima in un film italiano, quasi senza parolacce, a parte qualche “mi…” o “amminchialiti” di Aldo.

 

Comici più di corpo che di battuta, i tre si possono permettere di mettere in scena delle situazioni alla Buster Keaton, con Aldo che viene rincorso per le strade di Milano da qualsiasi donna che si senta rifiutata da lui, o di farci ridere o sorridere con delle gag da bambini, così “uno azero”, riferito a Aldo camuffato proprio da azero, può servire con la risposta pronta di Giacomo “Va di culo se pareggiamo”.

 

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Battuta che non serve a farci ridere, ma a ben disporci per un tipo di comicità classica, quasi alla Gandusio o alla Besozzi o alla Tino Scotti. Anche la storia, ideata dai tre con l’aiuto di Bertacca, Valerio Bariletti e Pasquale Plastino, sembra riprese da qualche commedia italiana degli anni ’30, diciamo fra Camerini e Mattoli.

 

Aldo, che campa alla giornata col sogno di fare l’ambulante con tanto di pulmino e vive con la vecchia mamma, una grandissima Giuliana Lojodice, viene investito dalla Maserati di un ricco milanese, Giacomo, guidata da un buffo maggiordomo, Giovanni. Portato nella villa del ricco uomo d’affari, dove vive anche la sua antipatica moglie, Sara D’Amario, che si ostina a parlare francese in famiglia, a Aldo viene promessa una ricompensa di 1000 euro per l’incidente. Soldi che vedrà il giorno dopo.

 

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Ma proprio il giorno dopo un colpo di stato nel Burgundi porterà al tracollo finanziario il ricco, che perderà tutto, a parte l’amicizia del suo maggiordomo. E la solidarietà del povero, Aldo, che inviterà i due malcapitati a casa sua. Giacomo cercherà con un piano non proprio brillante, che vedrà Aldo travestito da ricco azero pronto a concupire la potente Assia Ligrasti (beh il nome è notevole…), interpretata da Francesca Neri, di ritornare a galla con un forte prestito.

 

Alla fine solo la solidarietà e l’amicizia trionferanno, anche se Giovanni riuscirà a sposarsi la cameriera venezuelana, Guadalupe Lancho, che ama da anni e che era tornata in patria dopo il tracollo del padrone. Con la crisi, insomma, Aldo, Giovanni e Giacomo tornano alle storie della Milano dei padri e dei nonni, coi ricchi, i poveri, i maggiordomi e le cameriere. E la favola si tinge di punte di umanità e di solidarietà tra disgraziati.

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Macchiate, ovviamente, dalla realtà di oggi, la signora Ligrasti, la moglie cattiva con villa sul Lago, i ricchi odiosi. Anche se non è tra i tra i titoli più forti del trio e se la storia si perde dopo un po’ dovendo seguire troppo fili, è comunque uno spettacolo vedere i tre comici in scena muoversi come i grandi clown che sono.

 

Anche se la regia non li segue sempre a dovere (datemi un Mattoli, please, anche un Neri Parenti!). Aldo è il grande prototipo del personaggio di Checco Zalone, e fa ancora molto ridere solo correndo per la strada. Giovanni e Giacomo hanno tempi di commedia perfetti e coi loro personaggi sembrano ben incarnare la grande crisi che ha colpito Milano e il paese in questi anni.

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Ogni personaggio femminile, inoltre, è rispettato e costruito come un personaggio comico e non come una pura presenza femminile. Certo, siamo un po’ sull’antico, ma ricordiamo che in quasi vent’anni, coi loro sette film, il pubblico non ha mai tradito Aldo, Giovanni e Giacomo. E sono quattro anni che non li vediamo al cinema. In sala dall’11 dicembre.