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Gianluca Nicoletti per “la Stampa”
Ho visto una puntata de Il mondo di Leo di Dario Piana e Nicola Brunialti, su Raiplay da domani. Si definisce la prima serie italiana che racconta le avventure di un bambino con disturbo dello spettro autistico, nulla da dire sulla qualità tecnica del prodotto, devo purtroppo confessare che quello che non ho visto è proprio l'autismo.
Non voglio passare da guastafeste, ma non mi è chiaro se si tratti di una sorta di supporto audiovisivo, il cui scopo è il supporto a terapie per bambini nello spettro, se così fosse sarebbe a esclusivo uso di famiglie con autistici in carico o di possibili educatori, poco senso ha trasmetterlo in un canale televisivo considerato che c'è già molto di specifico sul mercato.
Potrebbe allora avere la funzione educational, un lavoro mirato a creare un clima «inclusivo» per gli altri bambini neuro tipici, magari per iniziare a creare un ambiente scolastico il meno ostile possibile, nel caso avessero a che fare con un compagno nello spettro. Anche questa destinazione mi lascia perplesso, davvero ho visto di meglio per aiutare a «raccontare» l'autismo a dei bambini.
Leo è perfettamente verbale, ha un immaginario vivace e complesso, non presenta evidenti stereotipie, salvo voler mettere magliette a righe, cosa che fa anche Marzullo senza essere autistico, non ha comportamenti problematici Insomma è solo un bambino che come tutti fa qualche capriccio e non vorrebbe andare a scuola. Nella prima puntata dice che lo infastidisce il rumore che fanno i compagni, gli fanno cambiare idea un cagnolino e un pupazzo a forma di coniglio, che lo accompagnano in una sorta di ricorrente viaggio lisergico, in un tripudio di colori e lettere giganti, tanto che si convince che la scuola è bellissima.
Apprezzo le buone intenzioni ma sinceramente non ne posso più di questo favoleggiare sull'autismo, come se fosse solamente un lieve capriccio di bambini iperdotati di fantasia e risorse. È la copertina di cashmere che nasconde una più cruda e vigliacca latitanza istituzionale. Leo magari avrà una vita di soddisfazione e felicità. Parte bene con un padre che al mattino prepara la colazione a tutti Sembra vero!
Leo non conoscerà la tristezza di essere messo in una stanza durante la sua avventura scolastica, solo perché le altre mamme protestano, dicendo che per colpa sua i loro figli modello non possono andare avanti con il programma. I genitori di Leo non dovranno lottare, faticare, mangiarsi il fegato con l'inesistenza di sostegno competente, con i compleanni da cui è escluso, con le gite scolastiche che gli sono precluse. Leo non sbarella, non graffia, non morde non emette rumori ripetuti e fastidiosi, solo perché nessuno attorno a lui conosce strumenti adeguati per gestire la sua ansia.
Leo è l'autistico «modello» che tutti noi genitori avremmo voluto per figlio, di sicuro quando avrà barba e baffi non peserà un quintale, non ci resterà abbarbicato addosso dalla mattina alla sera perché nella società sorridente e petalosa non esiste un cantuccio per lui. Leo farà sport, mangerà biologico. Prenderà la laurea, poi il master poi farà il regista, lo scrittore, l'influencer e continuerà a raccontare al mondo la meraviglia di essere confortevolmente divergente.
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