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Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Ammantata da un clima di forte attesa è iniziata la nuova stagione del «Trono di spade», la sesta, trasmessa lunedì da Sky Atlantic in contemporanea con gli Usa nella versione originale (l' episodio doppiato andrà in onda dal due maggio).
In un racconto così denso di personaggi, ambienti e trame, la puntata di apertura di una nuova stagione svolge un ruolo fondamentale, ormai canonico: riprende le fila del racconto, stabilisce la cornice dell' azione e detta le premesse di quello che avverrà in seguito. Per una serie che racconta un' aspra battaglia per il comando, politico e militare, è curioso che la puntata descriva un sostanziale vuoto di potere.
Tutti i protagonisti si trovino momentaneamente in una situazione di scacco, messi all' angolo, in balia di un fato all' apparenza avverso. I Lannister sono in ginocchio, alle prese con un estremista religioso che predica penitenze e populismo. Il destino di Jon Snow sembra segnato, come quello della dinastia Baratheon. Daenerys Targaryen, la madre dei draghi, è caduta prigioniera e la sua inattesa alleanza con il nano Tyrion non sembra aver portato frutto. Sansa Stark è braccata e in fuga, Arya sembra perduta.
Il racconto non ha perso una briciola del suo fascino antico. Un aspetto molto interessante della serie è il suo rapporto con i romanzi di George R.R. Martin: per la prima volta, il telefilm non si basa su alcun materiale di partenza edito, perché Martin è ancora al lavoro sul nuovo romanzo e la trama della serie è quindi più «avanti» rispetto a quella della pagina scritta (solo le linee di fondo sono state condivise con gli sceneggiatori).
Senza la «gabbia» del romanzo, la serie potrebbe addirittura crescere nel racconto: l' attesa è tutta perché i vari «quadri» finalmente trovino una composizione, perché lo scontro frontale, lungamente atteso, esploda in tutta la sua potenza ricongiungendo i personaggi principali, decretando vincitori e sconfitti.
il cast di game of thrones
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