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Marco Giusti per Dagospia
Il traffico dei bambini. E il traffico delle nigeriane. Diciamo che con questo Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis, il regista di Indivisibili, che lo ha scritto assieme a Umberto Contarello, interpretato con grande intensità da Pina Turco, anche moglie del regista, musicato da Enzo Avitabile con qualcosa come nove nuove composizioni, ritorniamo ai tempi dei river movie neorealistici italiani. Perché il tutto è ambientato sulle rive di un fiume, il Volturno, che tutti o quasi ricordiamo per le battaglie garibaldine.
O per aver dato il nome a un celebre teatro di varietà romano. Altri tempi, diciamo. Perché il Volturno di oggi è un regno fatiscente di malessere e malaffare dove si muove Maria, interpretata da Pina Turco, una ragazza che vive seguendo per un boss donna, una grandiosa Marina Confalone, un traffico di neonati. Lei cura e accompagna le ragazze incinte, quasi tutte africane, fino a quando devono partorire e abbandonare i loro bambini.
A un certo punto tutto questo non le va più bene. E’ incinta. E anche se sa che potrebbe morire partorendo, venne violentata e quasi annegata da ragazza, lo vuole tenere. Il vizio della speranza, come da titolo, è appunto quello di poter cambiare il corso delle cose e della vita. Come in un film neorealista di Giuseppe De Santis, Il cammino della speranza, certo, ma penso anche a La donna del fiume di Mario Soldati, la nostra eroina dovrà fuggire per trovare la sua libertà e allearsi con le poche brave persone che incontra, un giostraio, Massimiliano Rossi, una ragazzina storpia.
Serio e sentito, con un finale commovente, è un film che non è tanto poiaciuto ai critici italiani quando lo hanno visto alla Festa di Roma, ma che io ho trovato anche superiore a Indivisibili, il precedente fortunato film di De Angelis, che aveva un’idea di partenza più originale, ma che in parte si perdeva nella parte centrale del racconto.
Qua tutto scorre con maggiore compattezza, la magnifica fotografia di Ferran Paredes Rubio si perde nella giungla di degrado del Volturno, seguendo la Maria di Pino Turco assieme al suo cane fra le baracche delle ragazze africani. E’ un grande film di donne, oltre alla Confalone c’è anche Cristina Donadio come madre di Maria, una specie di Medusa che vive nella vasca da bagno, dove i maschi sono totalmente marginali, anche se maschio è il regista, si dirà. Ma le attrici riescono a trasmetterci sentimenti veri.
Siamo, insomma, tra Indivisibili e Dogman, negli stessi set di orrore e di degrado, talmente perfetti da sembrare ricostruiti da Hollywood. E capisco il desiderio di De Angelis di ambientare qui la sua storia e non nel Nord Europa, visto che conosce la zona e ci si sa muovere perfettamente. Pina Turco ci offre un’interpretazione di grande spessore, anche perché aveva davvero partorito da poco quando ha girato il film. E questo si sente. In sala dal 22 novembre.
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