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KIM NOVAK, UNA STAR CREATA A TAVOLINO - BARBARA COSTA RACCONTA LA "COSTRUZIONE" DELLA DIVA ORA 92ENNE, CHE A VENEZIA SARÀ PREMIATA ALLA CARRIERA: "NEL 1953 IL BOSS DELLA COLUMBIA, HARRY COHN, 'PERSA' RITA HAYWORTH, IDEÒ EX NOVO UNA NUOVA BAMBOLONA. SCEGLIENDO, PER CULO, TALE MARILYN NOVAK, FORTE DI UN CONTRATTO IN CUI SEMI NUDA DEVE POSARE ABBRACCIATA A UN FRIGO" - QUANDO SINATRA LA PIANTÒ: "KIM, VA ALL'INFERNO E NON MUOVERTI DA LÌ" - ORIANA FALLACI: "NON SA RECITARE, NON SA PARLARE E CAMMINA COME UN'ANATRA. SEMBRA UNA CONTADINOTTA ECCESSIVAMENTE NUTRITA..." - VIDEO
Barbara Costa per Dagospia
“Non sa recitare, non sa parlare, fa risatine stupide, si veste senza criterio, e cammina come un’anatra. L’aspetto generale è quello di una contadinotta eccessivamente nutrita. È troppo su di peso, ha una pettinatura sbagliata, colore di capelli sbagliato, denti troppo lunghi, incisivi sporgenti, si tinge troppo la bocca e poco gli occhi”.
E questa è la femme fatale Kim Novak, diva di Hollywood, a cui a questo Festival di Venezia danno il Leone alla Carriera. O meglio: questa è Kim Novak prima che di sana pianta la fabbricassero a diva.
La signora Novak, che ha 92 anni, e che ha lasciato il cinema da ben 60 anni, ci intorta che lo ha lasciato di sua volontà, “per la mia libertà”, perché lei “a Hollywood mi sentivo soffocare”.
Seeeee, come no. La signora magari data l’età non ricorda, o ricorda male, o forse vuole tirarci scemi. Suvvia: Kim Novak è stato il classico prodotto di Hollywood costruito a tavolino. Fabbricato e montato dalla cima dei capelli alla punta dei piedi. E che, davvero la Novak non se lo ricorda, quando si chiamava Marilyn, e il suo produttore-creatore-pigmalione, Harry Cohn, le ha cambiato vita, e nome, in Kim, ché di Marilyn ce n’era già una, anch’essa creata a tavolino?
Nel docufilm sulla vita di Kim Novak che presentano al Festival, tutte ′ste verità… chissà se vi saranno incluse, o, se sì, edulcorate.
Tramite la narrazione più conveniente a chi lo guarda e magari ci crede, che Kim Novak l’hanno scoperta “mentre se ne andava in bici in Sunset Boulevard”!
Ma per favore! Una montatura. Totale. Decisa nel 1953 dal boss della Columbia, Harry Cohn, che, "persa" Rita Hayworth, ha ideato e creato ex novo una nuova bambolona. Scegliendo per fato, per c*lo, chiamatelo come volete, tale Marilyn Novak, nativa di Chicago, figlia di immigrati cechi, papà maestro elementare.
Marilyn Novak che, senza diploma e qualche mese da segretaria part time, se ne va a Hollywood forte di un contratto di 6 settimane in cui semi nuda deve posare abbracciata a un frigo. Terminate le pose col frigo, Marilyn Novak rimane a Hollywood e si iscrive a una agenzia di collocamento per comparse. La fortuna la bacia ed è notata dal boss Harry Cohn.
Che la spedisce sotto un processo di "glamourizzazione" dove la fu Marilyn ora Kim Novak è messa a dieta di “sedani crudi e succo di pomodoro”, è spedita da un dentista che “le livella i denti e gliene mette di finti”, e da Kly Campbell, che ai tempi era il solo in grado di “cambiare aspetto a una donna senza chirurgia plastica”.
Campbell la ossigena, la ri-veste, le taglia i capelli, la trucca sapientemente, le mette un “neo di velluto sulla guancia sinistra”. Ultimata la costruzione estetica, si passa a quella intellettiva, e qui sono cavoli: “Siamo davanti a un caso di ignoranza più profonda di un pozzo di petrolio”. Non solo ci metterà secoli, Kim Novak, a diplomarsi a una scuola serale di L.A., ma sentite qua: “Non sapevo nemmeno cosa fosse un bacia mano. Quando un uomo mi baciava la mano, io lo lasciavo fare, e poi gliela baciavo anch’io. Pensavo funzionasse così”.
“Pigra per temperamento, linfatica per costituzione”, tendente a “pose da patata”, nei primi film si decide di farla parlare poco. Kim sussurra.
La si sveste il giusto, la si inquadra dove opportuno, mai le gambe che son storte, “la cura di massaggi per raddrizzarle non funziona”, e nei film sono spesso le gambe di una controfigura. I primi film di Kim Novak sono un flop, e se alla fine lei assurge a star è per questi motivi: 1) ha dalla sua parte chi nella Columbia comanda, 2) le insegnano a stare al mondo, completamente, cosa dire, cosa fare e come, e 3) ecco cosa ha detto di lei il grande regista Otto Preminger: “Si prova per Kim una sorta di compassione”.
kim novak con alfred hithcock sul set di vertigo
Kim Novak ha fatto almeno 3 film che sono passati alla Storia: "Picnic", "L’uomo dal braccio d’oro" e "La donna che visse 2 volte". Però non ci credete che ha abbandonato Hollywood di sua sponte “per mettermi a dipingere”! È vero che, con la fama, ha sofferto di un esaurimento nervoso dopo l’altro. È vero che Kim soffriva di un bipolarismo ai tempi poco e male diagnosticato.
Ma quando il suo protettore Harry Cohn nel 1958 muore, d’incanto Kim Novak non se la fila più nessuno. Kim dice che, morto Cohn, non le arrivavano più copioni di qualità. Ma è così, o per caso era Cohn che sceglieva i copioni, per lei, e i registi, per lei, e i partner, per lei? È vero o no che Joshua Logan, che dirige Kim Novak in "Picnic", fu obbligato da Harry Cohn, a prenderla, pena la cacciata dello stesso Logan?
Ed è vero o no che Frank Sinatra, con cui Kim Novak è stata, una sera che Kim gli rompeva le p*lle, per farla ballare, l’ha piantata con queste parole: “Kim, va all’inferno e non muoverti da lì”?
(virgolettati e fatti presi da Oriana Fallaci, "I Sette Peccati di Hollywood", e Oriana Fallaci, "Intervista con il Mito", entrambi ed. Rizzoli).
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