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CIAK, SI GIRA A DESTRA! – ALESSANDRO TROCINO: “MA GIORGIA MELONI SI RIFERIVA AD “ALBATROSS”, IL FILM DI GIULIO BASE FINANZIATO CON 1,49 MILIONI DI EURO DALLO STATO, QUANDO PARLAVA DI ‘MILIONI DI EURO PRESI DALLE TASSE DEI CITTADINI PER FINANZIARE FILM CHE ALLA FINE GUADAGNAVANO POCHE DECINE DI MIGLIAIA DI EURO’?” – PRESENTATO IN POMPA MAGNA, ALLA PRESENZA DEL MINISTRO ALESSANDRO GIULI E DI UNA SCHIERA DI POLITICI DI DESTRA, IL PRESUNTO CAPOLAVORO CHE DOVREBBE INAUGURARE IL NUOVO CINEMA PATRIOTTICO È USCITO IL 3 LUGLIO IN BEN 112 SALE ED È RIMASTO IN UN SOLO CINEMA A MILANO, IN APPENA DUE A ROMA. SECONDO COMING SOON, HA FINORA INCASSATO LA MISERIA DI 18.192 EURO – A PROPOSITO DI AMICHETTISMO, “ALBATROSS” È PRODOTTO DALLA ONE MORE PICTURES, IL CUI CEO È GENNARO COPPOLA, COMPAGNO DELL’AD DI CINECITTÀ, MANUELA CACCIAMANI. IL REGISTA, GIULIO BASE, È SPOSATO CON TIZIANA ROCCA, MANAGER CULTURALE E POTENTISSIMA PR, CHE HA OTTENUTO UN CONTRATTO CON IL FESTIVAL DI TORINO DIRETTO DAL MARITO E…

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Articolo di Alessandro Trocino da “La rassegna” del “Corriere della Sera”www.corriere.it

 

GIULIO BASE SUL SET DI ALBATROSS

Alle 14.30 di oggi entro nel cinema Uci Bicocca, unica trincea milanese che con audacia d’altri tempi ha deciso di mantenere in sala «Albatross», il film di Giulio Base dedicato al giornalista triestino e missino Almerigo Grilz. Dalle altre sale dell’ingrata Milano sono stati ritirati tutti gli Albatross (a Roma è in due).

 

Rimossi per un complotto, come sembra dire Lorenzo Catarchio, su Libero, che denuncia l’improvvisa scomparsa della pellicola da un multisala dell’hinterland.

 

Possibile che la trinariciuta internazionale degli esercenti sia allergica ideologicamente al film? O forse si tratta di gestori che, con miseria umana e viltà, hanno deciso di dismettere una pellicola dopo aver letto gli incassi? Perché il film è uscito il 3 luglio in ben 112 sale, distribuito da Eagle Picture (quella di Mission Impossible) e dunque non sembra aver scontato un pregiudizio.

 

giulio base e il cast di albatross

Visto il colpo d’occhio dell’Uci, ci si chiede: ma la premier Giorgia Meloni si riferiva ad Albatross, finanziato con 1,49 milioni di euro dallo Stato, quando parlava di «milioni di euro presi dalle tasse dei cittadini per finanziare film che alla fine guadagnavano poche decine di migliaia di euro»?

 

Il film è stato presentato in pompa magna, alla presenza del ministro Alessandro Giuli, di Maurizio Gasparri, Federico Mollicone e altri dirigenti. C’era anche l’ad Rai Giampaolo Rossi (quota Fdi) che ha abbracciato Base. Sui social, Carlo Fidanza si è commosso per il film «coraggioso». Tutti spettatori non paganti, ovviamente, essendo un’anteprima.

 

albatross di giulio base 8

Quelli paganti sono stati più o meno la stessa cifra dei non paganti, a quanto pare. Perché secondo Coming Soon il film ha finora incassato 18.192 euro. Ma forse la premier si riferiva a «The penitent», di Luca Barbareschi, che si è intascato 1,974 milioni di finanziamenti e ha incassato 110 mila euro?

 

Naturalmente no, Meloni ha citato invece solo «I Cassamortari», film del «comunista» Claudio Amendola, che però è uscito in sala solo tre giorni, causa Covid. Ora è invece l’11 luglio 2025 e non c’è in giro nessuno con la mascherina.

 

alessandro giuli giulio base

Ma al cinema Uci Bicocca, nell’unica proiezione di giornata, ci sono pochi intrepidi: siamo in tre. Una signora se ne va a metà del primo tempo.

 

Noi due coraggiosi rimaniamo, anche grazie all’aria condizionata. Ma più che coraggio, è curiosità. Perché questo dovrebbe essere il film che inaugura il nuovo cinema patriottico della destra, visto che racconta la parabola di Almerigo Grilz, giornalista triestino e inviato di guerra, morto in Mozambico nel 1987.

 

Ma non solo: giornalista dichiaratamente fascista, che ha militato nel Fronte della Gioventù e nell'Msi, ha avuto in dono la telecamera da Giorgio Almirante e corredava i suoi uffici con scritte a base di «Boia chi molla». Idea perfetta, quella del film, per interrompere la «damnatio memoriae» e fare un po’ di vittimismo.

 

tiziana rocca giulio base

Base ha raccontato in un’intervista al Secolo d’Italia che un amico critico gli ha scritto: «Sei come Leni Riefenstahl». Che a rigore è quasi un complimento, perché è vero che si trattava della regista preferita di Hitler, ma era anche una grande regista. Poi ha spiegato che lui non si fa «sottomettere dal conformismo» e che sapeva che il film era «una patata bollente» (citazione del film con Pozzetto e Fenech?).

 

E che per questo ha aggiunto anche qualche «critica» a Grilz, «altrimenti mi avrebbero appeso anche a me in piazza a Milano». Riferimento, pare di capire, a Benito e Claretta.

 

Comunque la pellicola - al contrario delle dichiarazioni - è proprio un santino del giornalista, celebrato nel film da un collega di sinistra (ispirato a Toni Capuozzo, che però di sinistra non sembra esserlo da molto tempo e che ora confeziona celebrazioni di Silvio Berlusconi), nel nome di una sorta di pacificazione nazionale, che ha lo scopo dichiarato di mettere sullo stesso piano fascisti e antifascisti.

 

federico mollicone maurizio gasparri

Il livello di profondità e di pathos del film lo si può cogliere con questa frase, con la quale il trio dei fondatori dell’agenzia di stampa Albatross, che dà il nome al film, festeggiano il successo: «Siamo o non siamo quelli che si tuffano nel cuore della notizia?». Lo sono, e con montone fascista d’annata e Rayban a goccia, si tuffano nelle guerre, da veri arditi.

 

Sul film è uscita praticamente solo una recensione positiva, quella di Valerio Caprara, critico del Mattino che viene da una famiglia storica della sinistra, ma che è entrato nelle grazie della destra. Per il resto, solo stroncature e punteggi bassissimi (2,4 su su 5 per Mymovies, 5,2 su 10 Imdb, 3,7 su coming soon). Tranne che sui giornali della destra.

 

lucia borgonzoni manuela cacciamani federico mollicone (2)

Il manifesto, naturalmente, lo attacca frontalmente. Alberto Piccinini scrive: «Albatross parla la lingua della fiction italiana di propaganda, la peggiore, quella dei foibe movie, degli ha-fatto-anche-cose-buone movie, da programmare in bassa stagione, costola dei veri santini di questi anni – eroi santi navigatori. Soprattutto santi, confezionati anche dallo stesso Giulio Base per Raiuno – da Padre Pio a Don Matteo. Fatta per compiacere i camerati al governo».

 

Ma anche Marco Giusti, su Dagospia, infierisce: «Qualsiasi cosa si faccia nel cinema di destra è una sorta di goffa parodia del cinema di sinistra, compresi gli stereotipi morettiani. Avete Cinecittà, avete la Rai, avete i soldi, ma non siete in grado a fare un film. Punto».

 

gianmarco mazzi giulio base

Detto questo, Albatross è un buon punto di partenza per ragionare sul cinema e la politica. Da mesi è in circolo la polemica da parte della destra governativa sull’amichettismo di sinistra, su certe incrostazioni che favoriscono i soliti noti, su finanziamenti che sono arrivati a pellicole che non se lo meritavano affatto. L’ultimo caso che ha indignato il ministro Giuli (e un po’ tutti) riguarda il finanziamento al film fantasma di Rexal Ford, alias del sospetto assassino Francis Kaufmann.

 

Il punto di partenza dei meloniani è chiaro. Il tax credit – il meccanismo di finanziamento ministeriale sulla base di sgravi fiscali, che non può superare il 40 per cento del finanziamento totale – va dato ai film di qualità. E i film di qualità, secondo quel che dicono gli esponenti della destra, sono quelli che incassano tanto.

 

Coerentemente, il meccanismo è stato modificato per premiare soprattutto i film che sono distribuiti in molte sale e hanno produzioni molto solide. In pratica, le major, facendo fuori gli indipendenti. Benissimo, si potrebbe opinare (e noi opiniamo), ma se decidiamo di aderire a quella logica mercantile, il governo dovrebbe cambiare tutto.

 

gennaro coppola MANUELA CACCIAMANI

Rimuovere le incrostazioni dell’amichettismo, che non è solo di sinistra ma trasversale, con figure eterne che sopravvivono a qualunque governo, e interrompere il flusso per i film che non incassano e che sarebbe stati spinti dalla sinistra. Non pare che sia così, per ora. Nel 2023-4 sono state finanziate 134 pellicole con 377 milioni di euro: sarebbe interessante vedere quanto hanno incassato.

 

Ma proviamo a ricostruire una piccola geografia del potere, a partire da Albatross. E da Giulio Base, che raccontano in quota Meloni, anche se lui si dice orgogliosamente «indipendente» e «anarcoide» (così ha detto a Michele Anselmi). Il suo film è prodotto dalla One more Pictures, il cui ceo è Gennaro Coppola, compagno della fondatrice, Manuela Cacciamani.

 

tiziana rocca giulio base

La quale ha fatto un passo indietro da One More, lasciando il tutto al compagno, perché è diventata amministratore delegato di Cinecittà. Che è una società pubblica, con socio unico il Ministero dell’Economia a delle Finanze. Cacciamani è professionista nota, molto apprezzata dalle sorelle Meloni.

 

La sorella di Manuela, Maria Grazia, lavora peraltro nell’ufficio stampa di Fratelli d’Italia in Regione Lazio. L’idea del film è venuta diversi anni fa a Coppola, che l’ha girata a Paolo Del Brocco di Rai Cinema. Che l’ha girata a Base.

 

La sceneggiatura – dice Base - è stata scritta nel 2019, i finanziamenti sono del 2020. E dunque i finanziamenti sono stati concessi dal governo Conte II, ministro Dario Franceschini. A testimonianza che qualcosa non va nel sistema, appartenenze ideologiche a parte.

 

giulio base angelina jolie tiziana rocca

Torniamo a Base. Che, per inciso, è un fan di Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus dei. Dal 2024 è direttore del festival del cinema di Torino. Che quest’anno ha sforato il budget di 400 mila euro(su un’edizione costata 3 milioni).

 

Il suo film del 2023, «A la recherce» – prodotto tra gli altri da Rai Cinema – ha incassato secondo Mymovies ben 3.700 euro. Sarà un refuso, si spera. Il nuovo film, «La versione di Giuda», sarà in concorso a Locarno, insieme a registi come Abdellatif Kechiche.

 

Tra i produttori di supporto c’è ancora Rai Cinema. Di entrambi i film non è possibile rintracciare in rete se abbiano goduto di finanziamenti pubblici. Sono dati in teoria pubblici e da qualche parte si troveranno, ma sarebbe bello ci fosse un po’ di trasparenza in più.

 

La moglie di Base è Tiziana Rocca, manager culturale e potentissima pr. Che ha lavorato per portare Sharon Stone e Ron Howard al festival di Torino. Conflitto d’interessi? Siccome lo scorso anno lo faceva per il bene della famiglia, e questo ha sollevato qualche perplessità, quest’anno è stata inquadrata ufficialmente, si dice con stipendio, dal Festival.

 

tiziana rocca e giulio base

Tiziana Rocca non è solo pr: è anche direttrice del festival di Taormina (e fondatrice di Filming Italy Sardegna Festival e di Los Angeles Filming Italy). E, con Agnus Dei Production, di cui è responsabile, è anche la produttrice della «Versione di Giuda».

 

Altro produttore del film è la Minerva Pictures, che risulta tra le 33 case di produzione messe sotto controllo da Giuli per aver prodotto film con finanziamenti milionari e incassi sottoterra.

L’altro produttore di Albatross è Rai Cinema. L'amministratore delegato di questo ente pubblico è Paolo Del Brocco, in carica dal dopoguerra (più precisamente, dal 2007 è Direttore Generale e, dal 2010 Amministratore Delegato).

 

Diciotto anni sulla breccia, con governi di vari colori e una resilienza straordinaria, mai intaccata da nessuno. Intoccabile, è stato apprezzato nel tempo dai 5 Stelle, da parte del Pd e ora anche da Lega e da Fratelli d’Italia.

 

paolo del brocco

Nel comitato che ha scelto Base a Torino c’era anche lui, naturalmente. La domanda che si fanno in molti nel mondo del cinema è questa: se tanti film sono stati finanziati ingiustamente con il tax credit, incassando poco o niente, moltissimi di questi erano coprodotti da Rai Cinema.

 

Perché, dunque, non sono stati bloccati? Rai Cinema ha tutti gli strumenti per capire se un film merita o no e se ha prospettive d’incasso. Perché c’è questo furore iconoclasta su tutto ma non su Rai Cinema e su Del Brocco?

 

All’Anteo di Milano, prima di un altro film, l’altro giorno veniva trasmesso uno spot per promuovere l’iniziativa «Cinema Revolution» (cinema a 3,5 euro d’estate), finanziata dal Ministero della Cultura. I due presentatori sono Gianni Canova e Piera Detassis. Quest’ultima fa in tempo a suggerire tre film da vedere quest’estate. E chi c’è tra i tre? Indovinato, Albatross. Ma bisogna fare in fretta, prima che gli esercenti lo facciano sparire (poi arriverà sulla Rai, naturalmente)

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