IL “MASOCHISMO” DI ZEMAN - I DIRIGENTI DELLA ROMA NON LO SAPEVANO CHE IL BOEMO METTE IN CAMPO SQUADRE DI CALCIO PER DIVERTIRE; GLI ALTRI PER VINCERE? - LA DEBOLEZZA DI UN 4-3-3 SEMPRE UGUALE A SE STESSO CHE GLI AVVERSARI CONOSCONO A MEMORIA - IN ATTACCO ZEMAN FA SEGNARE E SOGNARE, MA I GOL INCASSATI DEPRIMONO TIFOSI E CLASSIFICA…

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Luca Archibugi per Il Fatto Quotidiano

Dispiace dover andare contro Zeman proprio nel giorno amaro dell'esonero. Fuori dal campo di gioco, tutte le sue battaglie sono state largamente condivisibili, specialmente nei loro eccessi; le denunce contro il sistema-Juve sempre ispirate da sani principi, sacrosanti e solo in apparenza passati di moda; le inchieste (Guariniello docet) gli hanno dato ragione.

Il boemo, lo ha dichiarato più volte, mette in campo squadre di calcio per divertire; gli altri per vincere. Non stiamo forse delineando il ritratto dell'allenatore perfetto, a cui tutti dovrebbero assomigliare? Ma c'è un'invisibile piega, una smagliatura decisiva.

Questo ritratto potrebbe essere di un secolo e mezzo fa, quello del barone von Sacher-Masoch. Zeman intrattiene impressionanti analogie con tale aristocratico: è masochista! In effetti, volendo dirla fino in fondo, sadomasochista. Per dovizia di precisione, "maso-sadico".

Analizziamo l'espressione di Zeman dopo una vittoria e dopo una sconfitta. Dietro l'apparente imperturbabilità, vi si possono leggere infinite contrazioni del volto. Dopo il gol segnato e dopo il gol subito, in panchina non cambia niente. La contrazione della mascella e l'aspirazione dell'aria (ora senza sigaretta) sono sempre le medesime.

Come è possibile che siano perfettamente identiche? Non v'è distinzione fra piacere e dolore: il dolore diventa piacere e viceversa. Analizziamo la sua presenza al microfono dopo la partita. Se ha vinto, sembra quasi giustificarsi per gli errori compiuti dalla squadra; se ha perso, sembra che gli altri - giornalisti per primi - debbano giustificarsi nel chiedergli i motivi della sconfitta.

La Roma durante la stagione ha mostrato il leggendario gioco zemaniano solo a sprazzi. Con incongrua testardaggine, Zeman va all'assalto sempre nello stesso modo, un ligneo e imperituro 4-3-3, che gli altri allenatori conoscono a memoria. Non è difficile trovare contromosse, giacché la squadra giallorossa giocherà sempre nella stessa maniera fino alla fine della partita. Sia che vinca, sia che perda, l'altra squadra riesce sempre a costruire molte nitide palle-gol.

La difesa romanista si trova quasi sempre uno contro uno, con la punta avversaria lanciata negli spazi, nei buchi lasciati dal modulo a quattro altissimo. Mentre l'azione offensiva della Roma è sempre combinata (in questo Zeman è un maestro), l'altra squadra sfrutta sempre incertezze e insufficienze di copertura, non necessariamente "errori", perché gli svarioni dipendono quasi sempre dalle posizioni che l'allenatore fa assumere ai giocatori.

Il sadomasochismo di Zeman, dunque, non è tanto da lettino dello psicoanalista, ma schiettamente tecnico. È l'ostinarsi pervicacemente nello stesso tipo di gioco, a prescindere dal tipo di partita e dalla squadra che si ha di fronte, a essere maso-sadico. Dicono tutti: divertente il gioco di Zeman; tutti, sì, meno i tifosi della Roma.

 

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