![donald trump re sovrano imperatore](/img/patch/01-2025/donald-trump-re-sovrano-imperatore-2083894_600_q50.webp)
FLASH! - OGNI GIORNO, UNA TRUMPATA: NON SI SONO ANCORA SPENTE LE POLEMICHE SULL'IDEA DI COMPRARSI…
Maria Giovanna Maglie a Dagospia
LA MEJO PRESS DE NOANTRI ANNA MARIA MAGLIE
Caro Dago, siamo ancora liberi di dire che il terrorismo ci assedia, che fa schifo, che lo abbiamo sottovalutato e perfino agevolato? Pare di no, chiedilo al giornalista tedesco Matthias Matussek.
Adesso tutti a Molenbeck, quartiere di Bruxellles, in visita al Belgistan, dove ha allevato i terroristi il predicatore Bassam Ayachi, quello che a Bari era stato beccato in flagrante e che era stato anche condannato per terrorismo a otto anni, ma poi tra un appello e l’altro, nonostante un annullamento di assoluzione con rinvio della Cassazione, è finito libero e bello assieme al suo complice, nel frattempo morto ammazzato mentre addestrava combattenti in Siria.
Se leggi le cronache dell’interminabile processo, trovi periti arabi che perdono la voce, melagrane al posto di granate, progetti di attentato a Parigi presi seriamente per racconto di un film; trovi il suo avvocato, sia l’italiano che l’illustre belga, che rilascia dichiarazioni del tipo “si rischia di condannare un’idea che, per quanto non condivisibile, è pur sempre soltanto un’idea. È come condannare le attività di proselitismo”.
Trovi lui, Ayachi, che dice: “Se la ricerca della verità è un atto di terrorismo, allora io sono un terrorista”, e anche “ Non sono mai stato iscritto ad un partito politico, non ho mai partecipato ad una manifestazione contro uno Stato, in nessun altro Paese hanno intentato una causa contro di me e con i soldi che guadagno aiuto i poveri. Come ha fatto il pubblico ministero a farmi diventare un grande terrorista? Vuole forse condannarmi a morte perché sono un discendente di Maometto?”. Appunto.
E’ lo stesso Bassam Ayachi che ora si può vedere e sentire nei video dalla Siria in cui organizza terroristi col kalashnikov al collo, in cui si svela per quello che è, un figlio, morto “martire” nel Califfato, il più piccolo che si chiama Mohammed Atta, come il capo dell’11settembre.
Ma sarebbe inutile sparare solo sulla nostra giustizia ipergarantista a giorni e imputati alterni, perché tanto così fan tutti in Europa, visto che il Belgio aveva appena mandato in giro liberi i fratelli Abdeslam, Brahim e Salah autori delle stragi di Parigi, perché” non davano segno di costituire una minaccia”.
Il punto naturalmente è che o decidi che il pericolo è terribile o no, se lo decidi e ti dichiari in guerra, allora, in attesa di sapere se segui Putin o il tremebondo Obama, in patria devi fare come già i vituperati States dopo l’11 Settembre, e come l’Italia delle Brigate Rosse o la Germania della Raf, devi varare leggi temporanee speciali, che comportano sospensione di alcune garanzie di libertà individuale in cambio di sicurezza, potenziamento dell’intelligence, sostituzione di dirigenti e ministri non adeguati palesemente alla bisogna. Nel Bel Paese del carcere preventivo e dei tre gradi di giudizio anche in caso di assoluzione non dovrebbe essere così difficile come pure sembra.
la polizia francese e sulle tracce di salah abdeslam
Dovresti però fare a meno del coro di prefiche del relativismo, delle colpe dell’Occidente, dell’odio che non va seminato, dei musulmani che sono in grande maggioranza moderati, dei clandestini da accogliere, dei rifugiati politici a un tanto a passaporto falso. Dovresti riflettere sul fatto che il famoso Belgistan è nella capitale dell’Unione Europea.
Si, è Bruxelles cuore d’Europa unita: da qui, scorro le cronache degli ultimi giorni, sono partiti i finti giornalisti tunisini che uccidono Massoud in Afghanistan, qui ha vissuto uno dei due fratelli Kouachi, i killer di Charlie Hebdo, ma anche Mehedi Nemmouche, l’autore della strage al museo ebraico di Bruxelles nel maggio del 2014; qui viveva Ayoub el-Khazani, il terrorista armato di Ak-47 che nell’agosto scorso ha tentato di aprire il fuoco a bordo di un treno Thalys diretto a Parigi. Qui sono state acquistate la mitraglietta Scorpion e la pistola Tokaver usate per l’assalto al negozio kasher a Parigi. Qui è stata noleggiata e poi parcheggiata per quattro giorni la Volkswagen Polo nera usata dal commando del Bataclan.
Non dovrebbero accadere storie come quella della rivolta sdegnata contro il titolo, brutto ed efficace, di Libero sui “Bastardi islamici”, laddove il sostantivo sembrerebbe adeguato a degli stragisti, l’aggettivo calzante per dei criminali che hanno fatto un mattatoio urlando “Allah è grande”.
Sentite che cosa dichiara un altro boss del terrorismo ospite di Bruxelles. "Noi crediamo che la sharia avrà il dominio e verrà adottata in tutto il mondo - dice Fouad Belkacem in una intervista alla Cbn News - dobbiamo essere chiari. Non c’è alcuna differenza tra l'islam e la sharia. È solo una questione di nome. La democrazia è l’opposto della sharia e dell'islam. Noi crediamo che il legislatore è Allah. Allah fa leggi ed è lui che ci dice cosa è permesso e cosa è proibito".
Per il leader di Sharia4Belgium è "bizzarro" sentire qualcuno che dice: "Ho parlato con un musulmano democratico". E spiega: "È come dire di aver parlato con un cristiano ebreo o con un ebreo musulmano. Come puoi incontrare un ebreo musulmano o un musulmano ebreo? Un musulmano che dice di essere contro la sharia non è musulmano. Questa non è una cosa possibile".
Invece la Germania che non riesce neanche a far giocare una partita senza il terrore che fa? Licenzia un giornalista per aver scritto l’ovvio, e sul suo profilo personale di Facebook, nemmeno in un articolo. Lo fa, suprema prova di piaggeria, uno dei giornali più conservatori della Germania, Die Welt. Il commento scritto dal giornalista Matthias Matussek, un noto professionista sessantenne, nella notte dell’attacco terroristico recitava così: «Immagino che il terrore di Parigi rinfrescherà il nostro dibattito sulle frontiere aperte e su 250mila giovani uomini musulmani non registrati nel Paese».
una donna viene evacuata dal bataclan
Che avrà detto mai? Il direttore della “sorella” Bild (entrambi i quotidiani sono editi dall’Axel Springer Verlag), ed ex ghost writer di Helmut Kohl, Kai Diekmann, apre le danze dell’indignazione, e gli scrive: «Che schifo» Segue il direttore del quotidiano per cui lavora Matussek, Jan-Eric Peters, con un post espresso a nome di tutta la redazione della Welt: «Il mondo civilizzato ha ben altri problemi che occuparsi di un post fuori di testa. Ma sia chiaro: ne prendo le distanze in nome della “Welt” che rappresenta altri valori, libertà e umanità».
In pieno incredibile processo politico, Matussek ha perso le staffe, definendo il suo direttore un “Arschloch”, uno stronzo. A quel punto è scattato il licenziamento in tronco del giornalista. Amen. Nel riferire della vicenda, La Stampa si esibisce in un commentino compiaciuto finale: ”Un buon segno, se anche sui social media valgono finalmente le regole della società civile. Chi calunnia, offende, istiga all’odio, è giusto che ne paghi finalmente le conseguenze”.
Ma de che? Ecco perché alla nostra condanna non c’è scampo.
.
.
FLASH! - OGNI GIORNO, UNA TRUMPATA: NON SI SONO ANCORA SPENTE LE POLEMICHE SULL'IDEA DI COMPRARSI…
FLASH! - L'OFFERTA DI 97 MILIARDI DI DOLLARI DI ELON MUSK (CIFRA FOLLE: SOLO LA MANOVRA DEL GOVERNO…
"DELFIN” CURIOSO – DA DOVE ARRIVA LA NOTIZIA CHE LA HOLDING DEI DEL VECCHIO POTREBBERO LIQUIDARE IL…
DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
DAGOREPORT – MUSK È IL “DOGE”, MA IL VERO BURATTINO DELLA TECNO-DESTRA USA È PETER THIEL. PER…
FLASH! - TRA I FRATELLI D’ITALIA SERPEGGIA UN TERRORE: CHE OLTRE AI MESSAGGINI PRO-FASCISMO E AI…