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Kate Molleson per “The Guardian”
VIDEO ‘TABULA RASA DI ARVO PART’
Perché c’è così poca musica per chi ddta per morire? Forse in un momento così intimo dà fastidio un suono estraneo, eppure i monaci di Cluny nell’undicesimo secolo si dedicavano ai canti gregoriani per accompagnare quegli ultimi momenti. A volte il rito durava settimane. Nel ventunesimo secolo Rufus Wainwright e la famiglia hanno cantato sul letto di morte della madre Kate McGarrigle, e il ‘Vanishing Point’ di Glasgow, tramite il suo Scottish Esemble, sta esplorando il ruolo della musica negli ultimi momenti di vita.
Non si sa aiuti a trascendere davvero o se siano tutte stronzate, ma il fatto resta intrigante. Secondo diversi studi, la musica diminuisce i sintomi della depressione, stimola i ricordi e porta al rilassamento. I terapisti spesso raccomandano canzoni che hanno un’associazione personale, tipo il primo ballo al matrimonio del paziente, la canzone che cantava sua madre. C’è chi vuole sentire Enya, Louis Armstrong, Celine Dion. Joey Ramone nel 2001 morì ascoltando ‘In a Little While’ degli U2.
Scottish Esemble ha fatto le sue ricerche. I violinisti hanno chiesto ai pazienti di una clinica di Dundee quale musica li calmasse, li aiutasse ad essere più presenti. Hanno provato con le canzoni di Philip Glass, La Monte Young, le variazioni di Goldberg composte da Bach, e tutte hanno funzionato ma per poco.
Qualcuno è rimasto ipnotizzato dall’ultraminimalismo di Le Monte Young, altri però lo hanno trovato severo, desolato. La scelta più popolare è stata la musica dell’estone Arvo Pärt, che si distingue da altri minimalisti per la schietta spiritualità. Le sue prime opere furono denunciate dalle autorità sovietiche e, dopo anni di silenzio, riemerse nel 1976, con Für Alina, un movimento che oscilla fra l’istante e l’eternità.
Matthew Lenton, direttore del ‘Vanishing Point’ di Glasgow, ha scelto di portare sul palco ‘Tabula Rasa’, concerto per due violini del 1977. Ha letto che il secondo movimento è quello spesso richiesto dai pazienti di AIDS a New York: «Non dà la nota finale sulla scala, lascia un silenzio scritto, sembra che la musica continui anche se gli strumenti non possono seguirla. E’ come il corpo che non può più essere il contenitore dell’anima o della coscienza».
‘Tabula Rasa’ introdusse Pärt al pubblico occidentale nel 1984, ha uno stile medievale dentellato di armonie moderne. Fu accolta come musica senza tempo.
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