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NON SIAMO PIU’ CHARLIE HEBDO - DIO COL KALASHNIKOV IN COPERTINA FA INCAZZARE CATTOLICI E MUSULMANI: “UNA PROVOCAZIONE CHE FERISCE TUTTI I CREDENTI” - LA REDAZIONE: “SIAMO SOLI MA NON CI ARRENDIAMO”

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CHARLIE HEBDOCHARLIE HEBDO

Giampaolo Cadalanu per “la Repubblica”

 

Il mandante di tutto, per gli irriducibili di Charlie Hebdo, è sempre lui: Dio, Allah, Jahvè, o comunque lo si chiami. È l’essere supremo l’ispiratore del fanatismo assassino che nella Storia si è lasciato dietro una scia di orrori.

 

Ed è così che un anno dopo la strage in redazione il giornale satirico ha deciso di rappresentarlo: un anziano barbuto, con la veste coperta di sangue e il kalashnikov ancora in mano. Titolo: “Un anno dopo, l’assassino è sempre in fuga”.

 

Il numero commemorativo, tirato in un milione di copie, comprende lavori degli scomparsi Cabu, Wolinski, Charb, Tignous, Honoré, oltre a contributi di personaggi pubblici: dalla ministra della Cultura Fleur Pellerin ad attrici come Isabelle Adjani, Charlotte Gainsbourg, Juliette Binoche, intellettuali come Élisabeth Badinter, Taslima Nasreen, Russell Banks e Ibrahim Maalouf. Ma più ancora che celebrare chi non c’è più, la scelta è quella di confermare la linea dell’irriverenza a ogni costo.

terroristi charlie hebdoterroristi charlie hebdo

 

«Le convinzioni dei laici e degli atei sono in grado di spostare le montagne, ben più che la fede dei credenti», scrive il direttore Riss, ferito gravemente il 7 gennaio. Denunciando «i fanatici abbrutiti dal Corano» così come «i bigotti di altre religioni » che si erano augurati la morte di Charlie «perché osa ridere della fede», il disegnatore ricorda che nel 2006, quando il giornale ha pubblicato le prime caricature di Maometto, «nessuno credeva seriamente che sarebbe finita nella violenza».

 

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Ma «molti speravano che sarebbe venuto un giorno in cui qualcuno ci avrebbe rimesso a posto. Sì, molti speravano che ci facessimo uccidere. UC-CI-DE-RE. All’inizio di ogni anno ci meravigliavamo di essere ancora vivi », scrive Riss.

 

«Alla fine», si indigna il neodirettore, «non erano che due idioti che volevano buttare all’aria tutto il lavoro delle nostre vite». Per cui si riparte, nonostante il lutto e le paure. Charlie è vivo, e lotta assieme a tutti quelli che non si lasciano mettere il bavaglio.

 

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Ma se lo Stato ha reso omaggio ai disegnatori assassinati con la Legion d’Onore alla memoria, era prevedibile immaginare che la copertina irriverente avrebbe dato fastidio ai religiosi. Per la Conferenza episcopale, è meglio non commentare quella che viene indicata come «una provocazione».

 

I vescovi si limitano a chiedere: «È il genere di polemiche di cui la Francia ha bisogno?». Non molto diversa è la reazione delle comunità islamiche: Anouar Kbibech, presidente del Consiglio del culto musulmano, ha detto al Parisien di sentirsi «ferito» dalla copertina del numero speciale di Charlie Hebdo: «Colpisce tutti i credenti delle diverse religioni ».

 

Secondo Kbibech, questa immagine di Dio «è contraria ai valori veicolati dalle religioni monoteiste. Dio è per me simbolo di misericordia». Insomma, non ha torto Eric Portheault, direttore finanziario, scampato per miracolo al massacro: «Ci sentiamo terribilmente soli. Ma non ci arrendiamo».

christopher furlong manifestazione a parigi dopo charlie hebdochristopher furlong manifestazione a parigi dopo charlie hebdo