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da Salon.com
Verso la fine degli ultimi “Grammy”, tenutisi domenica scorsa, l’icona musicale Prince ha presentato la categoria “Miglior Album” con questo preambolo: «I dischi contano ancora. Come i libri e le vite degli afroamericani, i dischi contano ancora». In una manciata di parole ci ha ricordato che il movimento “Black Lives Matter” influisce sull’immaginario artistico e che l’arte è parte integrale della politica.
Non sempre è così. A lungo abbiamo sentito poco o niente di politica nella musica black che ha avuto successo. Con i nuovi dischi di J. Cole, Lauryn Hill, D’ Angelo e Kendrick Lamar, la musica di protesta è tornata. Abbiamo bisogno delle scomode verità che l’arte ci permette di dire, delle questioni che ci fa porre e delle pressioni a cui ci espone.
Quale è stato il processo che ha svalutato la musica black? L’unico disco di platino del 2014 è stato la colonna sonora di “Frozen”. Pharrell Williams, ad esempio, ha ricevuto come compenso 25.000 dollari per la sua “Happy” su Pandora, nonostante sia stata suonata oltre 43 milioni di volte.
Coi i servizi streaming tipo “Pandora”, “Spotify” e “Songza”, c’è poco incentivo a comprare i dischi, a meno che non lo si faccia per principio, per sostenere un artista. Ma il capitalismo non tiene molto conto dei principi. E intanto “Amazon” diventa il “Wal-Mart di Internet”, controllando i prezzi di libri e rivenditori piccoli e grandi, e i libri cominciano a diventare inaccessibili a chi non ha dispositivi adatti e di quella misura.
Nelle attuali condizioni di neoliberismo, che favorisce l’invasione sregolata delle corporazioni in ogni angolo della nostra vita, la musica e chi la produce rappresentano merce facile. Agli artisti afroamericani si chiede ancora di salire sul palco ma della loro estetica si sono appropriati altri, e allora ecco le Iggy Azalea, i Sam Smith e i Macklemore, i cantanti soul dagli occhi blu. I bianchi se ne innamorano e li premiano, mentre si sfrutta e non si ricompensa il soul nero.
Ai Grammy Obama ha fatto il suo intervento video contro la violenza domestica, Beyoncé,
si è esibita in un gospel per le vittime (nere) della violenza di stato, Pharrell ha cantato per il movimento “Black Live Matter”, eppure lui e Queen B un tempo si proclamavano “new black”, liberi dal razzismo. E’ un momento di tensione, di contraddizione, distruttivo e quindi generativo. C’è energia nell’aria. I semi del movimento sono stati piantati su un terreno di tombe immeritate. Crescono ogni voglia che gli artisti reagiscono e un giorno fioriranno.
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