DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
Una volta tanto, ecco uno scontro sui fatti e non sulle interpretazioni. Quand’era presidente della Camera, Giorgio Napolitano bloccò o no l’incursione delle forze dell’ordine inviate a Montecitorio dai magistrati di Mani pulite affinché prelevassero i bilanci dei partiti?
Comincia Domenico Cacopardo, già capo di gabinetto del Senato e già consigliere giuridico della presidenza del Consiglio dei ministri quando Massimo D’Alema era capo del governo.
L'Unita, Napolitano ferma la Finanza alla Camera
Cacopardo rievoca così su Italia Oggi la figura di Napolitano: «Tangentopoli lo trova alla presidenza della Camera dei deputati, veste nella quale subì senza reagire l’illegale accesso della polizia giudiziaria incaricata di sequestrare documenti sul finanziamento dei partiti che erano sì negli archivi della Camera, ma anche in pubblicazioni ufficiali di pubblico dominio.
Per molti si trattò di un errore voluto da parte del gruppo di Mani pulite proprio per incidere sull’immagine del Parlamento. Sta di fatto che Napolitano non si oppose: anni dopo mi venne spiegato che era stata una scelta prudenziale volta a evitare che una ulteriore campagna di discredito si scatenasse contro la Camera dei deputati».
MASSIMO D'ALEMA E GIORGIO NAPOLITANO
L’indomani, sulla Stampa, Pasquale Cascella, addetto stampa di Napolitano a Montecitorio e poi di D’Alema a Palazzo Chigi, contraddice Cacopardo e offre la sua testimonianza su come Napolitano «difese la dignità dell’istituzione», negando l’accesso «alla forza pubblica».
Nello stesso giorno, l’Ansa riferisce le parole di Vittorio Sgarbi, all’uscita dalla camera ardente: «Ricordo quando (Napolitano, ndr) impedì alla Finanza di entrare in Parlamento. Fu un gesto di garantismo forte».
A giudicare dal titolo d’apertura sulla prima pagina dell’Unità del 5 febbraio 1993, hanno ragione Cascella e Sgarbi: «La Finanza alla Camera. I magistrati di Milano cercavano le copie dei bilanci del Psi. Napolitano: “Gesto irrituale”. Furiose reazioni in aula. La Procura chiede scusa ma parla di scelta legittima».
Più sfumata, però sostanzialmente analoga, la versione data in prima pagina dal Corriere della Sera quel 5 febbraio: «Ma mentre si scoprono nuovi conti dc sulle banche svizzere, è ancora polemica dopo il blitz fallito delle Fiamme gialle, inviate a Montecitorio dai magistrati di Mani pulite, per acquisire documenti sui bilanci del Psi.
Il presidente Napolitano torna a smentire “atti o richieste di perquisizione” e difende le prerogative del Parlamento». Dunque, chi raccontò a Cacopardo addirittura il retroscena di un fatto che pare non sia mai avvenuto?
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Nell’editoriale di prima pagina intitolato «La Versace e Saviano utili idioti degli anti italiani», il direttore Alessandro Sallusti se la prende con Donatella Versace: «A furia di vivere fuori dal mondo, solo per merito di ciò che gli ha lasciato il fratello Gianni, non sa cosa accade nel mondo reale e parla per slogan e pregiudizi stupidi quanto lei.
Mi chiedo. Perché una italiana che deve tutto a questo Paese odia l’Italia (...)?». Forse Donatella Versace odia l’Italia, ma Sallusti di certo ha qualche problema di relazione con l’italiano, a giudicare dal pronome maschile gli riferito alla sorella del defunto stilista.
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La Stampa, fuggire con un ristorante
Titolo dal sito della Stampa: «Come lasciare una vita scontata, fuggire a Capo Verde con un ristorante e vivere felici». Basta farsi aiutare da Gondrand.
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Sul Sole 24 Ore, il coltissimo Mephisto Waltz torna a colpire nella rubrica che porta il suo stesso nome: «Bei tempi quelli del Morandi che andava a cento all’ora, “per rivedere te, je-je-je”».
Per essere un musicofilo, il povero diavolo non ci pare molto preciso. Nella canzone Andavo a 100 all’ora di Gianni Morandi non esiste la frase virgolettata. Il ritornello è questo: «Andavo a cento all’ora / per trovar la bimba mia / ye ye ye ye ye ye ye ye». Un satanasso un po’ suonato.
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Didascalia dal Corriere della Sera: «Emanuela e Sara Pedri sorridenti in una foto scattata prima della scomparsa della giovane ginecologa di Forlì». Scattarla dopo la scomparsa sarebbe stato più complicato.
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Fabrizio d’Esposito nella sua rubrica Il chierico vagante sul Fatto Quotidiano scrive dell’imminente sinodo e per due volte usa l’inesistente grafia «synodalità». Magari D’Esposito si difenderà sostenendo che su synod.va, sito del Vaticano dedicato all’evento, vi è una pagina dal titolo «Nuove date per il Sinodo sulla Synodalità», ma è l’unica.
CAROL MALTESI CON DAVIDE FONTANA PALO POLE DANCE
Inoltre in vatican.va, sito ufficiale della Santa Sede, non vi è traccia della synodalità: solo alcuni riferimenti in inglese alla synodality e in francese alla synodalité. Già si stenta a comprendere un sinodo sulla sinodalità. Non era il caso che il chierico extravagante aggravasse la situazione imbastardendo la lingua italiana.
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Federica Zaniboni sul Messaggero parla di Davide Fontana, condannato per aver ucciso Carol Maltesi «mentre registravano insieme un video hard destinato al profilo Onlyfans della ragazza» e per aver fatto scempio del cadavere, smembrato «in 18 pezzi tenuti in un congelatore comprato online per quasi due mesi». Un acquisto a lungo meditato.
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