DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
di Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. RE GIORGIO DICE CHE LA RICREAZIONE È FINITA
Lo vedi con la sua paglietta bianca da anziano Gagà napoletano e sei tentato di sottovalutarlo, il Re Giorgio tutto moniti. Anche ieri ha monitato: “Basta inconcludenze”. E uno dice: vabbè, lo pagano apposta per monitare. Il prossimo sarà: “E’ finito il tempo dei temporeggiamenti” (e parte del popolo si attenderà una parola anche contro i temporali).
Ma ieri Bella Napoli si è superato e, dopo aver garantito di non voler entrare nel merito, è entrato nel merito, chiedendo il superamento del “bicameralismo paritario”.
Tradotto in italiano per noi sudditi: non rompete le balle al patto Renzie-Berlusca e approvate rapidamente ‘sta cavolo di riforma del Senato. A Re Giorgio piace un Paese ordinato, dove nei partiti non ci sono fronde interne, dove i capi capeggiano e, possibilmente, fottono Grillo che gli sta tanto sulle balle perché è un pericolo per l’Europa e per le cancellerie straniere che Egli tutela.
Nella sua brutalità da ex comunista, il presidenzialista Napolitano ci ricorda che servono anche un premier forte e un Parlamento “coeso” e compatto. Il Re c’è già, deve solo tornare Cavour.
2. IN FUGA PER LA STORIA?
Prima pagina in stile Unità dei bei tempi per la Repubblica dei renziani: “Svolta sulle riforme, sì di M5S al Pd. Renzi: vicini a un risultato storico. Grillo attacca il premier, poi Casaleggio e Di Maio impongono la retromarcia e approvano i quesiti dem”. Segue raffinata “analisi” dal titolo “La forza della politica”, della quale è giusto apprezzare le prime, ispirate, rihe: “La politica ha sempre una logica. E’ quella che fa riferimento ai numeri e al consenso. E quindi ai rapporti di forza. E quel che è successo ieri dentro il Movimento 5 Stelle è la dimostrazione che la politica alla fine trova la sua utilità in quella logica”. Si rivoltano nella tomba perfino gli utilitaristi inglesi. Ma andiamo avanti.
Dentro, un virgolettato “rubato” al Rottam’attore fa capire che la partita non è chiusa: “Sul Senato il sì arriverà entro il 20 luglio, o passano le riforme o si torna a votare” (p. 3). E più avanti (pp. 4-5) si ammette che “sessanta voti in bilico fanno tremare Palazzo Madama”, con il senatore piddino Paolo Corsini che dice: “Non vogliamo accettare il modello Putin-Medvedev” (p. 5).
Meno ottimista il Corazziere della Sera (“Tensione Pd-M5S sulle riforme. Napolitano: basta con i rinvii”, p. 1), ma durissimo contro Grillo, con Beppe Severgnini che gli fa la predica in prima pagina: “L’altalena, per quanto eccitante, resta un gioco infantile. Prima o poi bisogna scendere, e crescere” (“Vaghe stelle del grillismo. Poche idee, molte confusione”). Il giornale diretto da Flebuccio de Bortoli fa poi notare che “ora i frondisti si concentrano sull’Italicum” (p. 3). Verissimo.
La Stampa osserva che comunque “Per il premier, la via privilegiata resta quella con Berlusconi” e Forza Italia, al cui interno c’è sempre il braccio di ferro sui soldi (“Il partito chiede la quota ai senatori, ma quasi nessuno risponde all’appello”, p. 7). Il Messaggero sottolinea un dato spesso dimenticato: “I numeri ci sono, ma la fronda può aprire la via al referendum. A rischio la maggioranza dei due terzi: ipotesi quesito confermativo” (p. 6).
Sul Giornale intestato a Paolino Berlusconi, il verbo di Silvio: “Berlusconi non cede ai ribelli: riunione degli eletti in alto mare. Il Cavaliere non ha alcuna intenzione di rimettere in discussione il patto sulle riforme stretto con Renzi. I dissidenti contattati uno a uno per telefono” (p. 4). Sul Fatto dei grillini, la difesa d’ufficio del Movimento: “Senato, immunità & C. Le risposte di Beppe per stanare Matteo” (p. 2). Ah, ecco.
3. TOGHE ROTTE
Il Corriere spara in prima un titolone di dolore: “Milano, lite infinita in Procura”. All’interno, Luigi Ferrarella racconta: “Il pg Minale al Csm: ‘Sbagliati i veti sul caso Expo’. Boccia le circolari del capo dei pm: poca trasparenza. Bruti: resto altri 4 anni, è il mio vice a danneggiare l’ufficio” (p. 8). Il Messaggero, curiosamente, parla di “veleni in Procura” (p. 8).
Il Giornale gode a manetta: “Milano, ora Bruti rischia. Al Csm si riapre il caso Robledo: una nota del pg Minale inguaia il procuratore capo” (p. 6). Toccherà al prossimo Csm, ma chissà che s’inventerà Re Giorgio per proteggere la toga rosè Bruti Liberati.
Intanto il Fatto sostiene che Renzie vorrebbe la testa del sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, pescato a mandare sms di propaganda elettorale per il Csm (p. 8).
4. ULTIMO FANGO A VENEZIA
“Mose, da Tremonti un favore alla Lega’. Marco Milanese al gip: ‘Quei 400 milioni dal Cipe per un patto politico del ministro che allora voleva diventare premier’. ‘Io non ho mai preso soldi o fatto pressioni. Incontrai Mazzacurati quattro volte, fu Giulio a dirmi di occuparmi di lui” (Repubblica, p. 19).
luigi di maio all incontro con renzi
Ma il vero dispetto al suo ex collaboratore Tremonti lo fa il Corriere, che gli pubblica una fotazza insieme a Milanese sotto questo titolo: “Milanese sui fondi per il Mose: ‘Furono un favore alla Lega. Non feci pressioni. Il ministro detestava Galan, sbloccò i soldi dopo la nomina di Zaia. Non ho preso tangenti, ipotizzo una bugia detta da Mazzacurati che ha tenuto tutto per sé” (p. 9).
5. EURO-DELIRI
“Un po’ per caso e senza studi precisi, così in un’ora inventai il limite del 3%”. Repubblica intervista Guy Abeille, ex funzionario del governo francese, che racconta: “Mitterand chiese all’ufficio in cui lavoravo di trovare il modo per bloccare il deficit lasciato da Giscard d’Estaing. L’obiettivo principale era trovare una regola semplice, chiara, per contenere le spese dei ministeri. Trovo divertente che questa norma imposta dai tedeschi sia nata proprio in Francia. Ne sono orgoglioso” (p. 7). Poi dicono che l’economia è “la scienza triste”.
Dall’Europa, intanto, continuano ad arrivare cetrioli: “Flessibilità, l’Ue esige riforme ‘vere’. L’Eurogruppo: devono essere approvate, le promesse non bastano per usare i margini del Trattato” (Stampa, p. 8). Capito, Pittibimbo?
RENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIA
6. TELECOM-MEDIA
Grande fermento nelle tlc. Per Repubblica, “Telefonica fa sponda con Mediaset, ma la vera partita è su Tim Brasil. Nagel incontra Bollorè per parlare della trattativa tra Telecom e Vivendi che metterebbe fuori gioco Alierta” (p. 23).
Sul fronte Mediaset, il Corriere di Marina e Pier Silvio ci illumina così: “Telefonica-Mediaset, asse anti Murdoch. La piattaforma Premium sarà una società autonoma aperta ad altri azionisti. Il gruppo di Segrate fornirà contenuti e pubblicità” (p. 27).
7. ULTIME DA SORGENIA, L’ENERGIA CHE TI FULMINA
Il Sole 24 Ore apre il dorso Finanza&Mercati con le gesta del gruppo energetico che i De Benedetti stanno ammollando alle banche: “Sorgenia, via all’accordo banche-soci. Il controllo passerà ai creditori: Mps al 22% circa, Ubi al 18%, Banco Popolare all’11,5%, Unicredit al 9,8% e Intesa Sanpaolo al 9,7%. Favorevoli anche gli austriaci di Verbund”. Per Montepaschi e Banco Popolare, accollarsi la voragine dell’Ingegnere e di suo figlio era proprio quel che ci vuole, visti i loro conti.
8. L’AFFIDABILITà DEI GIORNALONI
Titolo sul Corriere: “Il Corriere della Sera conferma il primato di quotidiano più diffuso” (p. 29). Titolo su Repubblica: “Repubblica prima in edicola e nelle copie digitali singole” (p. 23). I numeri sono come il chewing gum: rimasticandoli, arrivano ovunque.
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