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Marco Giusti per Dagospia
Festival di Roma. Quasi alla fine, daje… Con tanto di citazioni di Martin Buber (l’abbiamo letto, l’abbiamo letto), echi fofiani e olmiani, nostalgia di favole morali rosselliniane di tempi migliori, arriva questo “Biagio” diretto da Pasquale Scimeca ma ideato e scritto dal suo protagonista, Marcello Mazzarella, che interpreta appunto il ruolo di Biagio Conte, conosciuto in Palermo e in tutta la Sicilia come Fra Biagio, vero uomo di fede francescana.
biagio il film di pasquale scimeca con mazzarella
L’idea di partenza è buona. Un viaggio, anzi un pellegrinaggio alla ricerca di Dio o della Verità, da parte di un ragazzo di buona famiglia palermitana, Biagio, appunto, che lascia la vita borghese e una città violenta votata al Dio denaro per la vita nei boschi e ai margini della società. Prima Biagio si dirige sui monti, dove incontra due pastori, padre e figlio, e un cane che ha il vizio di mangiarsi le pecore, che ribattezzerà Libero e che sarà il suo più sincero amico.
Poi, salvato da morte per assideramento dai pastori e portato in un monastero, verrà indirizzato verso Assisi alla ricerca di Francesco. Lì, al ritmo dei Pink Floyd, troverà quello che cerca in una specie di estasi mistica nella Basilica di San Francesco vicino alle storie di Giotto. Poi ritornerà per stare insieme ai poveri.
biagio il film di pasquale scimeca con mazzarella
Ascolta la sua storia un vecchio regista, che vediamo all’inizio lavorare alla moviola a un film che non riesce a finire. “E’ quasi un anno che sto chiuso in questa moviola...”. Anche lui avrebbe voluto dirigere un film per illuminare l’umanità. E anche lui verrà colpito dalla stessa luce di Biagio. Rifiuto del denaro e della vita borghese per una vita di misticismo.
biagio il film di pasquale scimeca con mazzarella
Benissimo. Peccato che il film, nella sua parte centrale anche sincero e ben funzionante e con grandi momenti fotografici (quando vediamo Corleone, a esempio), abbia una messa in scena non sempre sottile e soffra appunto di fofismo idelogico dilagante.
Mazzarella è bravissimo nel ruolo di Biagio, ma spesso gli altri attori sembrano doppiati anche un po’ casualmente, e non capiamo davvero il ruolo del vecchio regista che diventa mistico. Sembra un po’ un film italiano d’impegno dei tardi anni ’60, un sotto “Milarepa” della Cavani per intenderci. Che non è un’offesa, anzi. Solo che sono passati quarant’anni… quasi cinquanta…
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