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Francesco Borgonovo per "Libero"
Vatti a fidare degli amici. Di quelli che un tempo si presentavano radiosi alla tua trasmissione godendo del successo da te procurato, facendo i martiri con l'aureola degli altri, e ora ti abbandonano al tuo destino infausto. Verrebbe da abbracciarlo, Michele Santoro, per consolarlo dei tradimenti subiti. Prendi Curzio Maltese, proprio lui che si accomodava nell'arena di Annozero ripetendo a raffica «Michele qui, Michele là ». E ieri ha scritto su Repubblica, in prima pagina: «La fine della seconda Repubblica comporta il disarmo televisivo che l'aveva battezzata (o inventata) e sostenuta per tutti questi anni.
Senza la centralità della figura di Berlusconi, perde senso la macchina da propaganda costruita dal Cavaliere e distribuita negli anni fra Mediaset e Rai. Ma perde senso in parallelo anche la resistenza anti berlusconiana issata su poche ma solide barricate, come testimonia un certo declino di ascolti di Michele Santoro». L'amico Curzio sta dicendo, senza troppi giri di parole, che Servizio pubblico ha fallito perché a San Michele delle Lacrime manca il nemico, il perfido Caimano.
E noi, che questa tesi l'abbiamo ripetuta allo sfinimento, ci sentiamo quasi male, perché se Maltese è d'accordo con noi ci viene da chiederci dove abbiamo sbagliato. Tanto più che Repubblica per prima soffre delle dimissioni di Silvio. E dire che ieri Michele, sul Fatto quotidiano, ha scritto un articolo sterminato per spiegare che l'Auditel è ingiusto, che la sua trasmissione in realtà non va così male come sembra (5% circa di share la scorsa settimana, dopo un esordio al 12%, per tacere dei picchi del 20% raggiunti su RaiDue) e che dopo tutto è un'impresa titanica sfidare il monopolio dei canali generalisti. Eppure va così: anche Maltese lo pugnala, tu quoque Curzio.
Il sostituto di D'Avanzo è in buona compagnia. Santoro infatti ha denunciato altri clamorosi abbandoni. Sul giornale di Travaglio (l'unico sodale rimasto) ha infilzato con nomi e cognomi gli ex supporter che lo hanno liquidato: «Molti artisti e giornalisti», ha scritto, «hanno deciso di appoggiare la nostra iniziativa, ma quelli che avrebbero potuta dare una spinta al progetto, Celentano, Luttazzi, i Guzzanti (entrambi!, ndr), lo stesso Beppe Grillo non hanno voluto metterci la faccia per l'assenza di un punto di riferimento editoriale tradizionale oppure perché preferiscono agire da soli».
Hai capito gli ingrati? Facile andare ad Annozero a lamentarsi di Silvio quando lo share è a mille, salvo poi, quando le cose vanno male, defilarsi. Celentano prima chiamava in diretta, ora che non lo ascolta nessuno nemmeno manda un sms. Vero, da quando Berlusconi non governa più Michele è noiosetto, anche ieri si è abbarbicato a parlare di manovra, senza escort e senza divertimento.
L'unica martire in studio era Luisella Costamagna, epurata da La7 e passata a RaiTre, una perseguitata di second'ordine. Insieme con lei, Nichi Vendola e il nostro Franco Bechis, unica dissonanza. Alla fine, ecco la verità : per noi, la pluralità di voci nell'informazione è un valore. Per gli ex compari di Santoro va bene solo se c'è da farsi pubblicità . Dai Miché, ricordati degli amici: chiama Mauro Masi, vedrai che una telefonata in diretta la fa, così, per ricordare i vecchi tempi.
2- SANTORO "PRONTI A PARTECIPARE ALL'ASTA SULLE FREQUENZE TELEVISIVE"
Dal "Fatto quotidiano"
In apertura di "Servizio Pubblico" ieri sera Michele Santoro lancia la sua proposta. E soprattutto si dice pronto a partecipare gara per le frequenze televisive, con un milione di euro raccolto con la sottoscrizione della sua trasmissione. Una proposta che Michele Santoro lancia direttamente al ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera per uscire dal duopolio.
"Caro Ministro Passera la prima proposta la facciamo noi - dice Santoro aprendo ieri sera il programma trasmesso da Sky e da una serie di tv locali - un milione di euro per potere avere i canali e poter trasmettere. Lei annulli l'attuale gara di âbellezza' e vedrà che ci sarà chi si presenterà a questa nuova gara, a partire da noi".
Quella sulla gara per le frequenze televisive è stata una delle partite più complicate sul tavolo di Monti in fase di elaborazione della manovra. Pd e Idv in testa hanno insistito perché fosse inserita: non regalare le frequenze a Rai e Mediaset ma metterle regolarmente all'asta avrebbe portato soldi (si è parlato di 16 miliardi) nelle casse dello Stato, in un momento in cui vengono richiesti sacrifici pesantissimi ai cittadini. A insistere per inserire nella manovra la gara sulle frequenze sono stati Partito democratico e Idv.
Che però si sono scontrati con il veto di Berlusconi, che ha continuato a ribadire provocatoriamente: "La facciano pure l'asta, non si presenterà nessuno". E così il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera si è limitato a dichiarare di "star studiando la pratica". In realtà la questione frequenze non è archiviata, ma rimandata. Almeno a quanto ha detto ieri, Gianfranco Polillo, sottosegretario all'Economia: "Il ministro Passera la sta vedendo: il governo precedente aveva fatto un beauty contest che ora invece si sta valutando. Il problema è tutto da definire e non abbiamo rinviato per far piacere a qualcuno. Ma prima di procedere a una decisione così importante è bene che il ministro abbia tutti gli elementi di valutazione".
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