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Conchita Sannino per "la Repubblica - Napoli"
Nicola Cosentino, il proconsole di Berlusconi a Napoli, il deputato e leader regionale del Pdl travolto dalle inchieste su Gomorra, apre il fuoco contro i magistrati antimafia. E lo fa istituzionalmente, dalla giunta per le autorizzazioni a procedere alla Camera, dov´è ripreso, ieri mattina, l´esame sulla richiesta del secondo ordine d´arresto a suo carico. Il voto in giunta è previsto per mercoledì.
Poi seguirà il verdetto finale dell´aula di Montecitorio. Cosentino si difende e alza il tiro. A vari livelli. Dice che c´è un «complotto politico» da parte di magistrati e istituzioni, «dopo che con la mia attività ho mandato a casa Bassolino». Parla di un´inchiesta «percepita e proposta secondo logiche di pregiudizio». E ancora: un´indagine macchiata da «un criterio di criminalizzazione per territorio: secondo cui chi nasce e fa politica a Casal di Principe deve essere necessariamente colluso».
Oltre tre ore per l´esame del caso, diviso in due tempi. Cosentino deposita un´articolata memoria, elaborata con l´assistenza del suo avvocato Stefano Montone, e poi risponde alle domande dei colleghi. Un´audizione lunga e nervosa. Aggressivo il tono della difesa. Cosentino cita presunti ma «numerosi incredibili errori e omissioni», che addirittura «mettono paura».
Il politico indagato si sofferma sull´episodio al centro dell´inchiesta: l´incontro tra lui e alcuni funzionari di Unicredit per ottenere un fido a sei zeri utile a un business illecito di personaggi legati al clan. «Risulta chiaramente - è scritto nella memoria di Cosentino- che l´appuntamento del 7 febbraio 2007 svolto nella sede Unicredit di Roma venne presso di me perorato per giorni e giorni prima che io accettassi finalmente di parteciparvi, dopo aver più volte declinato il pressante invito. Il provvedimento stesso evidenzia le mie resistenze e "ostilità " all´incontro (...). Ma la circostanza , che logicamente confligge in misura irrimediabilmente neutralizzante con l´ipotesi accusatoria, viene del tutto, inspiegabilmente, sottovalutata».
Poi, rispondendo alle domande, Cosentino arriva anche a dire che «non c´entra niente il fatto che alcuni miei fratelli abbiano parentele scomode. Ci sono persino pentiti della criminalità imparentati con parlamentari dell´opposizione».
Infine indica «il pregiudizio», il criterio «incivile» che istruirebbe quell´ordinanza, volta solo «a distruggere la mia persona e la mia famiglia». E così chiude la sua filippica: «Se il mio comportamento apparentemente "neutro" viene colorato di mafiosità sul presupposto, francamente incivile ed inaccettabile, che io "non potessi non sapere" o che obbligatoriamente ogni mio atto diventi illecito per ragioni di provenienza da Casal di Principe; se a ciò si aggiunge che non risulta essere stata neppure cercata la benché minima dimostrazione di una mia consapevolezza e volontà ; se occorre ridursi a sbirciare dalla serratura per ricostruire relazioni familiari ed imparentamenti, per di più valorizzando un dato, quale il matrimonio di mio cugino Palmiro, allora il quadro degli errori mette davvero paura. E legittima la sensazione di trovarsi al centro di una vicenda percepita e proposta secondo logiche di pregiudizio».
Argomentazioni che sembrano non aver convinto neanche la maggioranza dei colleghi in giunta. Per il vicepresidente Giuseppe Consolo, Fli, «noi dobbiamo valutare solo se c´è del fumus e ora la questione si fa più difficile. Io credo che in Procura ci siano soprattutto persone di primissimo ordine». Anche Lo Presti, Fli, dice che «è complicato cogliere una persecuzione se, come pare, Cosentino non ha mai reciso il cordone con quel contesto». Pierluigi Mantini, dell´Udc, osserva che «Cosentino non è stato convincente, non riesce a spiegare come e perché sarebbe nata la " persecuzione"». Mentre Luca Paolini della Lega osserva che «si tratta di una decisione sia politica sia tecnica importante. E mi confronterò col gruppo».
Stavolta è altissima la possibilità che la giunta si pronunci per l´arresto. Emblematica la sintesi della mattinata che dà il deputato Enzo D´Anna, dei Responsabili, schierato al fianco di Cosentino: «Se Cosentino finirà come Papa? No, forse peggio. Perché Cosentino ha molti nemici dentro il Pdl. Le contestazioni dei magistrati appaiono, a mio parere, inconsistenti se non risibili. Ma purtroppo ci stiamo avviando verso un voto viziato dal pregiudizio. I colleghi della Lega? Vedremo. Gli hanno fatto molte domande anche le tre cariatidi». Un insulto alle sue colleghe del Pd Marilena Samperi, Donatella Ferranti e Anna Rossomando? D´Anna, casertano doc, non si scompone: «E che è? Andiamo, quale insulto, quelle sono bellissime figure mitologiche».
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