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Dalla bacheca facebook di Andrea Scanzi
Caro Dago, mi dicono che, al Giffoni Festival, ieri la Guzzanti debole abbia parlato affettuosamente di me. Ogni tanto lo fa, anche se poi spesso cancella i tweet in cui mi attacca perché ha il coraggio della minoranza Dem. Nel ringraziarla, la cito: "Ho trovato molto stupido l'articolo di Scanzi come tutto ciò che scrive, lui è uno di quei personaggi che mettono bocca su tutto. Si occupa di politica, di televisione, di vino, di calcio. La fine della satira è una banalità. Ogni tre anni ho letto articoli sulla morte della satira.
ANDREA SCANZI NEL VIDEO SU FASSINO
Quell'articolo, tra l'altro, sosteneva che volevo candidarmi, tutti sanno che è una cosa inventata di sana pianta. Un pessimo giornalista, mi dispiace che scriva per il Fatto". Che belle parole, tenere e gentili: grazie. Provo da sempre profonda simpatia per la Guzzanti labile. Mi piace anche il suo non saper leggere. Prima di tutto in quel pezzo parlavo di satira ispirata e vera, quindi non di lei. Non ho poi mai detto che "la satira è morta" (ho scritto che è scomparsa o quasi dalla tivù generalista).
Né ho mai sostenuto che ella volesse candidarsi (ho sostenuto che da anni non è più una satirica, per quanto marginale, bensì una Grillo livida senza il coraggio di fare pienamente politica). E' però bello che quell'articolo, dopo aver stanato l'uomo che scappava in bici e studiava i jokes, abbia ora stimolato anche la Guzzanti su cui aveva ragione il padre. Di lei non posso che parlare bene. Anzi benissimo.
SABINA GUZZANTI GIORGIA MELONI
Mi è sempre piaciuta e fa bene ad accusarmi di tuttologia. Dovrei prendere esempio da lei, notoriamente adusa a fare (male) solo una cosa nella vita: pessima come attrice; come regista; come comica; come teatrante; come politologa. E pure come punching ball di Giuliano Ferrara. Ho molta stima della Guzzanti flebile. Amo i comici che hanno indovinato l'ultima battuta quando il Presidente del Senato era ancora Spadolini: mi mettono tenerezza e mi viene voglia di abbracciarli. Mi è sempre piaciuta quella sua simpatia contagiosa. Quel suo non andar mai sopra le righe.
Quel suo non esser mai rancorosa. Quel suo rendere condivisibile la Fallaci anche quando pareva impossibile. Amo quel suo eloquio sicuro, teneramente tartagliante e costantemente incespicante: "ehmm, be' be', eh, de-de-de, uhm, nghhh". Un mix tra Bombolo e Java. Per dire una frase ci mette mezzora, e quando l'ha detta nessuno ha capito nulla. Idolo. Amo quel suo andare in tivù, mettere il broncio, abbandonare lo studio e farsi ridicolizzare persino da Osvaldo Napoli.
Mi piace quella sua coerenza da vecchia sinistrorsa duropurista che, dopo avere zimbellato per anni Grillo e i grillini, cerca scodinzolando il loro soccorso per dare uno strapuntino di visibilità a un suo film. Mi piace anche quella sua coerenza granitica e quel suo fiuto per gli investimenti, anzi spero che prima o poi mi presenti finalmente il Madoff dei Parioli: ci terrei molto. Adoro la Guzzanti impalpabile: voglio bene ai martiri presunti, che cavalcano censure saltuarie per sentirsi ribelli.
E amo ancor più riguardarla quando - in quel giorno in cui volle abbandonarci per sempre - perse la brocca accusando a casaccio Mara Carfagna. Ho simpatia per chi, a corto di pubblico e attenzioni, attacca per riavere un'eco di visibilità. Mi piace quella sua capacità di farmi tifare Giorgia Meloni ogni volta che è convinta di parodiarla, con un turbinio di battute così stantie che Maccio Capatonda non metterebbe in bocca neanche a Jim Massew.
La ricordo poi con affetto vivido quando, di fronte a una platea teoricamente ben disposta, fece vedere alla festa del Fatto uno spezzone di film (sic) in cui tratteggiava Giancarlo Caselli come un demente, e per poco non la lapidarono. Potrei andare avanti, ma non vorrei adularla troppo. A me la Guzzanti esile (nel talento) piace moltissimo. Mi fa impazzire quel suo eterno voler essere qualcuno che mai sarà: ora Crozza e ora (il miglior) Luttazzi, ora Grillo e ora Michael Moore, ora il fratello e ora il papà.
Amo le filo-governative inconsapevoli. Amo le imitatrici stanche, che fanno parodie degli altri per non guardare la parodia di se stesse. Amo le satiriche fragili, evaporate anzitempo in una nuvola di bile. Se non sapessi che è artisticamente implosa da almeno quindici anni, le consiglierei di ritirarsi. Ma in fondo l'ha già fatto. Solo che non lo sa, o finge di non saperlo. Un caro saluto. Grazie per le belle parole. In bocca al lupo per Piazzapulita (a lei, ma più che altro a Corrado). E thanks for all the fish (cit).
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