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Vera Agosti per “Libero Quotidiano”
Il profilo di un giovane di colore si staglia potente e solenne su uno sfondo chiaro e neutro. Il torace nudo, i muscoli forti e torniti fanno di lui una sorta di dio classico. La luce intensa ricorda il caldo sole africano. Sul capo il ragazzo porta un polpo, stranissimo ornamento, simile a una lunga capigliatura, che gli conferisce l' aspetto di uno sciamano (Dijimon con polpo, 1989).
Si tratta di una foto convincente e ricercata di Herb Ritts (1952-2002), esposta nella nuova rassegna del Palazzo della Ragione di Milano, Herb Ritts.
In equilibrio, fino al 5 giugno, a cura di Alessandra Mauro. L' equilibrio è proprio la caratteristica essenziale della produzione fotografica di Ritts, sottolineata dalla mostra e intesa come la giusta misura di «spontaneità e studio, glamour e immediatezza, pose sofisticate, leggerezza e armonia». E ancora «il dosaggio attento» degli elementi del paesaggio, «l' esaltazione del corpo in movimento, l' evidenza dei volti, in un ambiente dominato dalla luce naturale».
L' esposizione è organizzata in collaborazione con la Herb Ritts Foundation di Los Angeles e presenta 120 lavori originali, ai sali d' argento e platino, realizzati sotto la supervisione dell' artista, poiché dalla sua scomparsa non sono più state stampate nuove edizioni delle sue foto. Ed è quindi l' occasione per poter ammirare i principali temi sviluppati dal celebre fotografo.
L' artista nasce in una famiglia benestante; colto e raffinato, diventa un appassionato collezionista. Conosce la storia della fotografia e nelle sue immagini spesso compaiono citazioni del passato, per esempio «la sensualità di Edward Weston, il rigore formale di Horst P. Horst, la solarità mediterranea di Herbert List».
Ama lavorare all' aria aperta, anche nelle ore più calde e lucenti del giorno. Nelle sue foto sembra infondere e trasferire la luminosità accesa della California, la sua terra natale.
Raggiunge la fama nel 1978, quando Vogue pubblica i suoi scatti dedicati all' amico Richard Gere, bello e dannato, in jeans e canottiera, con la sigaretta in bocca, in un' autofficina, durante la sosta per un' emergenza durante un viaggio nel deserto. La leggenda vuole che Ritts l' abbia ritratto ancor prima di divenire un fotografo professionista, quando Gere non era ancora un noto attore.
Herb Ritts è il maestro della ritrattistica dello star system hollywoodiano. Nei favolosi anni Ottanta, prediligendo il bianco e nero, esalta la bellezza statuaria delle top model, sottolineando le forme e i volumi con uno studio che richiama le composizioni classiche e la scultura rinascimentale.
Ritts è quasi uno scultore della foto e della luce. Famoso lo scatto del 1989 (Stephanie, Cindy, Christy, Tatjana, Naomi), l' anno in cui scopre di essere malato di Aids, nel quale riunisce cinque super modelle in un castigato nudo di gruppo per la copertina di Rolling Stone. L' opera, esposta nella retrospettiva, è un raggomitolato abbraccio di corpi e volti che si sfiorano. Tra questi, quelli di Cindy Crawford e Naomi Campell, che figurano spesso tra le sue muse.
Negli anni Novanta, quando il modello estetico cambierà in favore di fisici emaciati e tormentati, Ritts resterà fedele al suo ideale senza paura di andare controcorrente. Immortala i big della musica, come Michael Jackson, David Bowie, Tina Turner, Jennifer Lopez, Britney Spears e Madonna, che gli affida gli incarichi di realizzare la copertina di True Blue e di dirigere il video di Cherish. Nei clip musicali, torna sempre il suo stile: l' intensità della luce, il deserto, il mare aperto, l' orizzonte infinito.
Segue i divi del cinema, da Liz Taylor nell' ultimo periodo della sua vita, a Brad Pitt, Penelope Cruz, John Travolta… Nelle sue immagini, nitide e definite, in genere compare un unico soggetto forte, in un ambiente decontestualizzato.
A volte il personaggio è impreziosito da un solo dettaglio, sovente insolito, che diventa l' avvincente chiave di lettura della composizione: la cicatrice bianca sul capo rasato di Liz Taylor a seguito della sua operazione; gli accessori in lattice di Naomi Campell; il polpo sulla testa di Dijimon; la sedia a rotelle di Christopher Reed... In alcuni casi il particolare curioso è costituito da un' espressione, una posa o un vezzo, come la guancia gonfia di Dizzy Gillespie (1989).
In mostra, anche gli scatti dedicati all' Africa, dove l' autore si recava spesso, affascinato dagli scenari selvaggi e dai panorami di ampio respiro; gli studi sui corpi in movimento (Bill T. Jones, 1995) e una selezione di video che spiegano il suo processo creativo.
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