
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
DAGONEWS
“Marino lasciamolo stare, meglio evitare elezioni in questo periodo”. La decisione di Matteo Renzi di allentare l’assedio nei confronti del primo cittadino di Roma è di dieci giorni fa, quando ha visto gli ultimi sondaggi, assai negativi per sé e per il partito democratico.
Certo il premier ha fatto di tutto perché Sotto-Marino si dimettesse, ma la spallata non gli è riuscita per una serie di motivi. Il primo è che Marino non controlla il Comune ma ha la testa dura e non si farebbe da parte neppure con le cannonate. Il secondo è che il sindaco ha insospettabili appoggi in Vaticano. Il terzo è che mezzo Pd gli ha dato una mano, a cominciare da Matteo Orfini e dai Giovani Turchi, e che Renzi ha già i suoi problemi interni sulla riforma del Senato (che gli sta più a cuore).
IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI AI FORI ROMANI
Una volta deciso di non affondare il colpo sul sindaco, per Renzi il problema era disinnescare la bomba a orologeria dello scioglimento per mafia. Il premier ha fatto capire al prefetto Franco Gabrielli, con il quale si sente quasi tutti i giorni, che uno scioglimento del Comune sarebbe stata una iattura e Gabrielli ha compreso perfettamente. Il Comune non verrà sciolto, ma ci sarà un commissariamento di fatto di Marino attraverso l’inserimento di una serie di figure di garanzia in alcuni posti chiavi dell’amministrazione.
IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO
Ma chi ha sparigliato davvero i giochi, facendo un grandissimo favore a Renzi, è stato il procuratore capo Giuseppe Pignatone, titolare dell’inchiesta che ha terremotato la città. La chiave di volta è stata la scorsa settimana, quando Pignatone è andato in Antimafia per riferire sull’indagine. L’alto magistrato, riferiscono alcuni senatori, è stato impietoso nei confronti di Gianni Alemanno, riferendo vari esempi di infiltrazione mafiosa durante la sua amministrazione. E non è un caso che l’ex sindaco di An sia indagato per mafia.
Invece con Marino non sono emersi contatti diretti di Massimo Carminati, un personaggio che probabilmente Marino non sapeva manco chi fosse. Non solo, ma Pignatone ha anche spiegato che per fare affari in Comune, Carminati era dovuto passare da Salvatore Buzzi, il quale era a sua volta transitato dal Pd romano. Insomma, ai tempi di Marino, per restare alle spiegazioni di Pignatone, infiltrato non era il Comune ma il Pd.
Palazzo Chigi è rimasto molto sorpreso dall’onestà intellettuale di Pignatone, che come pm avrebbe avuto tutto l’interesse a pestare giù duro e a perorare lo scioglimento del Campidoglio, in modo da avvalorare la propria impostazione sul carattere mafioso dell’organizzazione di Carminati. Invece niente. Pignatone ha scavato un fossato tra Alemanno e Marino. Proprio quello di cui aveva bisogno Renzi2, che a differenza di Renzi1 non vuole più la testa del sindaco.
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA…
DAGOREPORT – AIUTO! TRUMP CONTINUA A FREGARSENE DI INCONTRARE GIORGIA MELONI - ANCORA ROSICANTE PER…
FLASH – ARIANNA MELONI NON VA PIÙ A PALAZZO CHIGI, DOVE HA UNA STANZA A SUA DISPOSIZIONE, MA DA…
DAGOREPORT – PERCHÉ ROBERTO TOMASI, CONSIDERATO FINORA VICINO A SALVINI, HA ATTACCATO…
FLASH – FAZIO, CHE STRAZIO! INIZIANO A SERPEGGIARE MALUMORI AL CANALE “NOVE” PER I RISULTATI DI…