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murale palestinese di khaled jarrar
Hrag Vartarian per “Hyperallergic”
L’artista Khaled Jarrar non è estraneo alle controversie. Non ha potuto presentarsi a due mostre newyorkesi perché Israele gli ha rifiutato il visto di uscita, ma il 29 giugno, a mezzogiorno, lui si è comunque diretto al muro del West Bank per dipingerlo della bandiera arcobaleno. Tre ore dopo, il murale accanto al checkpoint Qalandiya era finito e i problemi erano appena cominciati.
In questi territori ogni opinione e gesto (anche artistico) vengono passati al vaglio, e stavolta la sua opera inglobava, oltre al tema dell’occupazione militare e della libertà di espressione, quello dei diritti LGBT. L’intervento è stato immediato e il murale è stato prontamente sbianchettato.
cancellato il murale palestinese pro lgbt
Il problema è che ha toccato un argomento particolarmente sensibile. L’omosessualità non è illegale in Palestina ma l’omofobia è molto diffusa. Ad essere infuriati dunque sono gli stessi palestinesi conservatori, ad essere grati a Jarrar sono i gay che vivono in segretezza e finalmente si sono sentiti rappresentati. L’artista ha ricevuto minacce di morte su “Facebook” ma anche il supporto di anonimi con una mentalità più aperta. ha provocato uno choc di cui la società ha bisogno.
ramallah graffiti progay
griffiti sul muro palestinese
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