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Michele Anselmi per "il Riformista"
Il ministro ai Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, aveva fretta. Incassati i pareri positivi delle commissione Cultura di Camera e Senato, 24 ore dopo ha confermato ufficialmente Paolo Baratta alla guida della Biennale per altri quattro anni, in modo di chiudere la partita prima di Natale.
Con l'arrivo del consigliere di nomina ministeriale, il banchiere di area cattolica Emmanuele Francesco Maria Emanuele, palermitano, stile Luiss, classe 1937 (largo ai giovani!), il cda è pronto a riunirsi nei primi giorni del 2012. In quell'occasione vedrete che Baratta proporrà i nomi dei nuovi direttori di sezione: cinema, architettura, arti visive.
Causa noti contrasti personali con Baratta, dopo 8 anni non sarà (sarebbe) più Marco Müller a pilotare la Mostra. E pensare che fino a un mese fa, quando l'allora ministro Galan puntava su Malgara dopo aver liquidato Baratta in malo modo, per il direttore sinologo la riconferma era cosa fatta.
Ora è lui a doversi cercare un lavoro: forse al festival di San Pietroburgo, forse a quello di Roma. Sempre che non trovi, come si vocifera al Collegio Romano, un alleato insperato e convinto nel neo-consigliere Emanuele, deciso a far valere il proprio ruolo in quel senso. Ironia della sorte: l'11 settembre scorso, a fine Mostra, Baratta scherzava sul tema delle nomine, sua e di Müller, cavandosela con una battuta: «Sicuramente ci rivedremo l'anno prossimo. Magari a passeggiare per il Lido».
Tornato saldamente in sella a Ca' Giustinian, il presidente sembra intenzionato a far contare il credito acquisito e la fiducia di Ornaghi, nonché l'amicizia col presidente Napolitano. Magari togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, specie dopo i giorni dell'umiliazione inflittagli da Galan. Non è un segreto che al ministero c'è chi gli chiede di rinnovare il tandem con Müller, al di là degli screzi personali.
Ad ogni modo, ci si chiede, a questo punto, chi guiderà la Mostra del cinema. Il nome più accredito è quello di Alberto Barbera, che già guidò la rassegna per tre anni, con buoni risultati, prima di essere licenziato dal ministro Urbani.
Barbera nega l'ipotesi: «Non sarei disposto a tornare indietro, sono felice di dirigere il Museo del Cinema di Torino al riparo dalla provvisorietà e dall'aleatorietà dei grandi eventi» ha dichiarato al "Giornale". Ma era una settimana fa, e Baratta sarebbe nel frattempo tornato all'attacco, forse convincendolo.
In caso contrario si fa l'ipotesi di uno straniero (e speriamo che non sia un regista). Del resto, il presidente appena rinominato predilige direttori che vengono da fuori: per l'architettura si parla dell'inglese David Chipperfield, per le arti visive di del nigeriano Okwui Enwezor.
«Confido che vi siano le condizioni per la rapida convocazione di una prima riunione del cda» ha dichiarato ieri un Baratta molto low profile, quasi fanfaniano, ringraziando il ministro per l'iter veloce. L'uomo è pragmatico, decisionista, pure vendicativo. Di sicuro ha già tutto in testa.
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