ANCHE BAFFINO GIU’ DA LA TORRE: ‘’COME RODOTA’, D’ALEMA NON SAREBBE UNIFICANTE PER IL PAESE’’

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Alessandra Aarachi per il Corriere della Sera

Senatore Nicola Latorre cosa è successo con le votazioni di Romano Prodi? Cosa sta succedendo nel suo partito, il Pd?
«Siamo in un contesto molto complicato, a sessanta giorni dalle elezioni non siamo ancora riusciti a formare un governo. Si è generato un corto circuito tra politica e società...».

Sì ma il nome di Prodi aveva avuto l'unanimità del centrosinistra e invece al momento dello spoglio, dai segreti dell'urna sono venuti fuori oltre cento franchi tiratori...
«La interrompo, volutamente. Quando parliamo di un numero talmente macroscopico non ha più senso andare a vedere quale corrente ha votato contro. Quale gruppo. Chi è il nemico. No, questa è una cifra che va oltre. Che descrive un malessere ben più ampio, che impone una riflessione seria».

A cominciare?
«Dal nodo politico irrisolto proprio delle votazioni di questo presidente della Repubblica».

Ovvero?
«Fino a ora siamo andati avanti per candidature progressive. Per quella di Romano Prodi addirittura per acclamazione e faccio anche autocritica, visto che ero anche io a quell'assemblea. Ma in tutto questo non abbiamo fatto una discussione vera. Non ci siamo posti la domanda di base».

Ovvero? Quale domanda?
«Cosa vogliamo fare? Cercare il nome di un presidente che ci faciliti poi la strada per la formazione del nuovo governo? Oppure scegliere un nome che sia unificante per il Paese?».

E cosa si dovrebbe fare secondo lei?
«Una delle due scelte, ovvio. Nel primo caso, la strada per il nuovo governo, ci porterebbe a un accordo con il Movimento Cinque Stelle e quindi il candidato naturale sarebbe Stefano Rodotà».

E a lei andrebbe bene Rodotà?
«Nell'ottica che ho appena detto sì. Inoltre sono convinto che Rodotà abbia tutte le qualità necessarie e sono certo che sarebbe un ottimo presidente della Repubblica. Però...».

Però?
«Però non sarebbe unificante per il Paese».

E non vedrebbe D'Alema come candidato allo scranno del Colle?
«Personalmente no, non credo che possa essere il prossimo candidato. Personalmente credo che D'Alema abbia tutte le qualità per ricoprire il ruolo di presidente della Repubblica, come del resto già le aveva sette anni fa quando fummo in grado di porci la domanda giusta. Ma non è il candidato che ho in testa».

Cioè?
«Sette anni fa Massimo D'Alema aveva i numeri per salire al Quirinale, ma non certo per unificare il Paese. Decidemmo quindi di ritirare la sua candidatura e presentammo quella di Giorgio Napolitano. Che alla fine poi non fu votato dal centrodestra, ma nemmeno osteggiato. E questo è stato importante. Napolitano è stato un ottimo presidente della Repubblica».

Ma quindi, adesso? Chi potrebbe essere un candidato?
«Torno indietro di quattordici anni...».

Ai tempi di Carlo Azeglio Ciampi?
«Già, quando venne candidato Ciampi il suo era un nome che rompeva parecchi schemi politici, ma era in perfetta sintonia con l'umore del Paese».

E dunque?
«Penso ad un nome così, di alto profilo politico, super partes, di caratura. Magari, o addirittura preferibilmente, una personalità che sia completamente fuori dai partiti politici».

Chi le viene in mente?
«Non spetta a me fare i nomi dei candidati alla presidenza della Repubblica».

Sì, ma giusto per capire il suo ragionamento: una persona come Mario Draghi?
«Ecco, non voglio indicare questo nome. Ma per capire il profilo dell'uomo che ho in mente, possiamo dire che Draghi corrisponde».

 

MASSIMO DALEMA NICOLA LATORRE D'ALEMA A PALAZZO CHIGI CON RONDOLINO, VELARDI, LATORRE E CASCELLA - 1998Stefano Rodota STEFANO RODOTA E SIGNORA rmint70 dalema latorreamba51 stefano rodota alberto arbasino