
DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI…
G.G.V. per "Il Corriere della Sera"
«L'ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resterà scritto nella storia».
Il cardinale Angelo Bagnasco sillaba la parte centrale della sua prolusione, all'assemblea generale della Cei, e mantiene il punto. Sono anni che richiama alla «responsabilità » e al «bene comune» le forze politiche.
E ora le sue parole suonano come un sostegno al governo delle larghe intese, per le stesse ragioni che lo portarono a elogiare l'impegno di Mario Monti. Non è il momento di «contrapposizioni» sterili, il presidente dei vescovi attacca «personalismi» e «populismi inconcludenti e dannosi», scandisce una frase efficace come uno slogan: «Insieme è possibile».
Ma non è questione di slogan. Giovedì il Papa incontrerà i vescovi e Bagnasco ricorda una frase di Bergoglio: «Quando parliamo, alcuni ci accusano di fare politica. Io rispondo: sì, facciamo politica nel senso evangelico della parola, ma non siamo di parte».
Il cardinale parte da «coloro che sono scesi a livello della povertà e dell'angoscia», parla dei «giovani che non trovano lavoro», di chi lo ha perso o è precario, e tratteggia un'analisi secca: «In questa prolungata crisi economica, le richieste di aiuto si moltiplicano a dismisura e approdano alle porte delle parrocchie, dei centri di ascolto... Già nel 2007 avevamo lanciato l'allarme della povertà che avanzava strisciante. E ora siamo nel vortice dell'emergenza che, come un'onda irriducibile e crescente, assedia».
Ecco perché «l'ostinata contrapposizione» non ha senso: «Si rischia la patologia che paralizza il vivere sociale». Ed è «il segno triste e sconfortante di un modo di pensare vecchio e senza futuro». Non è questione di anagrafe, precisa, «ma di giovinezza dell'anima».
Ci vuole «un serio esame di coscienza»: «In questi tempi abbiamo visto, ad alti livelli, gesti e disponibilità esemplari che devono ispirare tutti», dice riferendosi a Napolitano, «ma anche situazioni intricate e personalismi che hanno assorbito energie e tempo degni di ben altro impiego, vista la mole e la complessità dei problemi che assillano famiglie, giovani e anziani».
Bagnasco è diretto: «Dopo il responso delle urne, i cittadini hanno il diritto che quanti sono stati investiti di responsabilità e onore per servire il Paese, pensino al Paese senza distrazioni, tattiche o strategiche che siano. Pensare alla gente: questa è l'unica cosa seria. Pensarci con grandissimo senso di responsabilità , senza populismi inconcludenti e dannosi». Il cardinale chiede tra l'altro «un forte e deciso piano industriale», critica «le pesanti politiche fiscali», condanna il gioco d'azzardo.
E ripercorre temi cari alla Cei: la difesa della famiglia («demolirla è un crimine», dice alludendo anche al riconoscimento delle unioni gay: «Non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari»), del riposo domenicale, della vita. La sensazione generale è che «la società sia a un bivio», riassume. «Non bisogna perdere l'opportunità , né disperdere il duro cammino fatto dagli italiani».
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