FRONDA SU ONDA - GRILLO RESTA DEFILATO E SPEDISCE DI MAIO AL TEATRINO DEL DIALOGO COL PD - MA NEL M5S SONO IN MOLTI A NON VOLER ALCUN ABBOCCAMENTO CON RENZI - TRABALLA L’ULTIMO CONSIGLIERE GRILLINO IN EMILIA ROMAGNA

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Alessandro Trocino per “Il Corriere della Sera

 

LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO

Al fianco di Beppe Grillo, nell’auto che lo ha portato dall’aeroporto al solito hotel Forum di Monti, c’era Luigi Di Maio, considerato l’uomo del dialogo, non sempre in totale sintonia con lui negli ultimi giorni. Un segnale di concordia oppure un modo per discutere i prossimi passi.

 

Ma la conversazione con Di Maio, al quale Grillo ha affidato nuovamente il compito di partecipare all’incontro con il Pd tra due o tre giorni («vai di nuovo tu, l’altra volta sei stato bravo», gli ha detto Grillo) è stata l’antipasto, visto che il fondatore, salvo cambiamenti di programmi, incontrerà oggi i parlamentari sia alla Camera sia al Senato.

 

LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO

C’è da fare il punto sulla tattica nei confronti del Pd, dopo la lettera di ieri e in vista dell’incontro di giovedì o venerdì. Se Renzi, con molte punture di spillo, ha provato a rilanciare sui contenuti in vista soprattutto della legge elettorale, i senatori a 5 Stelle sparano ad alzo zero contro la riforma del Senato, con una violenza nei toni che sale a ogni intervento e annuncia quella che il gruppo definisce «la lunga battaglia parlamentare del Movimento 5 Stelle in difesa dei valori della Costituzione». Traduzione di Paolo Becchi: «Contro questa assurda porcata, ostruzionismo!».

LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLOLUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO


Sulla lettera del Pd, Luigi Di Maio su Facebook (status condiviso da Grillo) è sibillino: «Abbiamo letto la lettera del Pd. Domani riceveranno una risposta». Parlando con i suoi avrebbe poi spiegato: «Faremo esplodere il patto del Nazareno». Nell’attesa, pochi si arrischiano a dare una valutazione sul merito. Il senatore Mario Giarrusso è più che perplesso: «Non capisco il senso di un incontro fatto dopo che la riforma viene approvata. Ma come, noi chiediamo di parlare e loro nicchiano, tergiversano, prendono tempo. E nello stesso tempo premono il pedale dell’acceleratore delle riforme». È come se, spiega un altro senatore, «chiedessimo una tregua e loro dicessero di sì, ma continuando a spararci».

Casaleggio VAFFADAY DI GENOVA FOTO LAPRESSE Casaleggio VAFFADAY DI GENOVA FOTO LAPRESSE


Grillo ieri se ne è stato rintanato in hotel, incontrando solo qualche consigliere comunale e regionale. Ma è sintomatica l’escalation delle reazioni dei senatori a 5 Stelle alla riforma. L’ala dura lancia una controffensiva fortissima. Su tutti Paola Taverna, che ne infila una dopo l’altra. Parla di «scellerato accordo tra riforma e legge elettorale», che prelude a quando «il nuovo presidente darà la grazia al noto pregiudicato Berlusconi». Con questa riforma, «grazie anche alla stampa di regime, la dittatura è bella e che servita».

 

E ancora: «Dire che questa riforma fa schifo è dirvi un complimento. È una vera e propria macchinazione nel pieno della stagione estiva». Quelle di Renzi sono «riforme raccapriccianti», «una depredazione spudorata di ogni briciola di democrazia», «luridi giochetti di palazzo», «progetti squallidi». Conclusione con affondo personale e vernacolare rivolto soprattutto al Pd: «Nun ve sopporto più, comincio ad avere un fastidio fisico di voi».


Toni e contenuti che coincidono con quelli di molti altri senatori. Enza Blundo conia un apposito neologismo: «Questa è una riforma prostituzionale». Vito Crimi la bolla come «un parto ancora più abominevole di quello targato Berlusconi». Per Maurizio Buccarella «il pericolo di una deriva autoritaria è concreto».

MATTEO RENZI A STRASBURGOMATTEO RENZI A STRASBURGO


Intanto, il Movimento deve fronteggiare altri problemi interni. Come quello di Andrea Defranceschi, consigliere M5S dell’Emilia-Romagna, sospeso a maggio per un caso rimborsi ma «assolto» dalla Corte dei conti che ha annullato la delibera. Ieri è arrivato l’anatema di Gianroberto Casaleggio: «Nel M5S non esistono scuole di politica né organizzazioni regionali come il M5S Emilia-Romagna. Contrariamente a quanto riportato da De Franceschi, io non ho concordato nulla con lui sulle cosiddette scuole di politica». Anche l’ultimo consigliere di Grillo rimasto in Emilia-Romagna traballa.
 

ANDREA DEFRANCESCHIANDREA DEFRANCESCHI