DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Amedeo La Mattina per “la Stampa”
Berlusconi sente odore di elezioni anticipate nel 2015. Non è che le voglia, anzi se dipendesse da lui eviterebbe in tutti i modi il ritorno alle urne: Forza Italia non è pronta, vive una fibrillazione interna con l’area Fitto e ha grandi difficoltà a rimettere insieme un centrodestra competitivo. Ma i contrasti nel Pd sul Jobs Act potrebbero diventare letali in Parlamento.
san silvio berlusconi con renzi
«Renzi ha una maggioranza bulgara in direzione - spiega Renato Brunetta - ma nei gruppi parlamentari la musica è diversa. Noi potremmo compensare i voti che gli mancano: poi che succederebbe? Renzi prenderebbe atto che la maggioranza è cambiata? Salirebbe al Colle per discutere un nuovo governo con noi? Non ci credo nemmeno se lo vedo. Renzi - aggiunge il capogruppo di Fi - non avrà il coraggio di fare le larghe intese: per lui i costi di imbarcare l’”odiato” Berlusconi sarebbero altissimi».
Allora, conclude Brunetta, «o Renzi la tira per le lunghe, fa un mezzo compromesso con la sinistra Pd oppure accumula consenso nell’opinione pubblica, dice che la vecchia guardia nel Pd e nel Paese non lo fa governare e quindi meglio andare a votare».
Berlusconi non può che giocare di rimessa. Il «soccorso azzurro» non è scontato. Osserva le difficoltà di Renzi alle prese con gruppi parlamentari che non controlla e una legge di stabilità ancora da scrivere: come il premier potrà uscirne, per il leader di Fi, rimane ancora un mistero. In più il Cavaliere sta prendendo atto che comincia a scricchiolare il consenso di Renzi nella società. Non ci sono risorse per investimenti pubblici, le tasse non calano e quanto potrà essere messo sul tavolo per la riduzione del cuneo fiscale promesso dal governo?
Giovanni Toti va al sodo: «Propositi vaghi, retorica quanto basta. Il dibattito nella direzione Pd ha il sapore di una sceneggiata ad uso interno». Toti non esclude un voto favorevole di Fi se il testo sul Jobs Act è buono. «Ma la conseguenza politica del nostro eventuale voto è un problema di Renzi. Noi stiamo bene dove stiamo: all’opposizione. Se lui ritiene di non avere una maggioranza politica decida cosa fare e ne discuta con il presidente Napolitano. Noi non partecipiamo a dibattito interno del Pd. Non ci interessa andare al governo con questo sfascio».
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