DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Tonia Mastrobuoni per la Repubblica
Importante, certo, aiutare i Paesi africani per frenare in futuro i flussi dei migranti, come vuole Angela Merkel. O pensare, come ha suggerito ieri a porte chiuse il presidente francese Emmanuel Macron, di «istituire degli hot spot in Libia per smaltirli già lì, quando la situazione a Tripoli si sarà finalmente stabilizzata». Ma si tratta di nobilissimi proponimenti per il medio termine. Intanto, l' Italia affronta in questi giorni lo spettro dell' ennesima estate di fuoco con migliaia di sbarchi quotidiani.
E a questo è servito, nella testa di Paolo Gentiloni, forzare la mano e trasformare un pre-vertice berlinese del G20 tra sette paesi europei che doveva parlare soprattutto di clima e di libero scambio, in una riunione sull' emergenza migranti, sullo sfondo di un minacciato blocco dei porti da parte dell' Italia.
Un risultato politico c' è: secondo una fonte presente al vertice qualche proposta potrebbe essere approfondita durante una riunione ristretta tra i ministri dell' Interno di Germania, Italia, Francia e forse Spagna lunedì o martedì prossimo, prima dell' importante summit a Tallin di mercoledì. E da quel pre-summit, come fa sperare un foglio sventolato alla riunione ristretta dal presidente della Commissione Ue Juncker che conteneva già qualche proposta concreta sul tema, forse si parlerà già di «maggiori risorse per la Libia, di un miglioramento di Frontex e della questione delle Ong», secondo una fonte diplomatica. Di fatto, in conferenza stampa, Juncker ha detto che «sosteniamo l' Italia e la Grecia, eroiche nell' accoglienza dei migranti». Anche se il risultato di ieri, per ora, è un po' magro.
Certo, non era il summit adatto. E da Roma non è trapelata una grande soddisfazione, se non per il fatto che «l' allarme italiano è stato recepito». E appena Gentiloni è arrivato alla riunione, May, Rutte, Macron e Tusk gli si sono messi intorno proprio per segnalare questo aspetto. Successivamente, Merkel ha poi puntualizzato davanti ai giornalisti che «aiuteremo l' Italia, anche da parte tedesca, perché ci sta a cuore» ed ha citato proprio l' eterna crisi libica: «La situazione di illegalità in quel Paese è inaccettabile».
A Tallin la questione andrà affrontata, ha concluso. Ma è chiaro che con la cancelliera in piena campagna elettorale e Macron che affronterà a breve la travagliata questione della riforma del lavoro, riaprire la questione dei migranti è un problema per tutti.
Tanto è vero che in conferenza stampa, Macron ha distinto tra profughi e migranti economici («La Francia deve fare la sua parte sull' asilo. Ma l' 80% dei migranti che arrivano in Italia sono economici, non dobbiamo confondere») ed è sembrato chiudere ogni dialogo, ma nel vertice a porte chiuse avrebbe usato "toni più concilianti", secondo la fonte diplomatica.
Quando Angela Merkel, nel vertice ristretto, ha dunque dato la parola al presidente del Consiglio italiano invitandolo a parlare dell' emergenza sbarchi, Gentiloni non avrebbe usato giri di parole. «C' è stato un aumento straordinario degli sbarchi negli ultimi giorni e spero si stabilizzi. Ma se non si dovesse stabilizzare, saremo costretti a prendere qualche decisione». Il nodo degli sbarchi è un problema internazionale, ha scandito, non può essere lasciato in carico «a un Paese solo».
Nei pochi minuti riservati ad ogni leader per esporre le proprie posizioni su vari temi tra cui il terrorismo, il clima e il libero scambio, Gentiloni ha fatto in tempo a citare il nodo delle Ong, ha spiegato, che vanno a prendere i migranti in acque libiche e li portano automaticamente in Italia. Nel pieno rispetto del loro lavoro, è un altro onere che Roma non è più disposta a caricarsi da sola.
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