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Francesco Bonazzi per Dagospia
Oggi tocca fare ammenda: non è vero che lo sport preferito dentro al Pd è pugnalare alla schiena il segretario di turno. Oggi l'hanno proprio colpito alle gambe di fronte a tutti, nel disperato tentativo di impedirgli di fare gli ultimi metri che lo separano dalla meta: uno storico accordo con Silvio Berlusconi sulla legge elettorale. Ma Renzie non molla e tira dritto, nonostante arrivino minacce anche dal resto della maggioranza di governo. E ha in mente anche un'arma segreta, che finora non ha mai voluto usare.
Dunque a 24 ore dall'incontro con Berlusconi, che si terrà per il semplice fatto che con il Cavaliere il pd ha fatto due governi e quindi le polemiche interne suonano un po' pretestuose, i bersaniani attaccano frontalmente nel merito come mai avevano fatto. Dice il compagno Francesco D'Attorre - un vasto seguito nel Paese - : "Se si chiude il patto tra Renzi e Berlusconi la maggioranza finisce domani". E la sinistra del pd si proclama contraria al sistema spagnolo, che caso strano è proprio quello intorno al quale hanno lavorato in questi giorni il professor Roberto D'Alimonte e Denis Verdini.
Le proposte del segretario sono sul tavolo dal 2 gennaio, ma questo bel "contribbuto" delle minoranze interne arriva nelle ore cruciali, dopo aver inutilmente tentato di far saltare l'incontro di domani e allo scopo di indebolire il più possibile il trionfatore delle primarie. Berlusconi ringrazia: domani avrà di fronte un interlocutore meno forte. Al quale dirà chiaramente che di Mattarellum rivisitato non se ne parla neanche, perché con i collegi uninominali gli toccherebbe allearsi con Angelino il "traditore".
La tenaglia di bersaniani e dalemiani sul Rottam'attore si completa con la nota congiunta di Alfanoidi, Sciolta Civica e Ppi. I tre cespugli del governo di Mezze Intese, vittime quasi scontate di un ritorno al maggioritario, chiedono la convocazione immediata di un vertice di maggioranza e minacciano la crisi di governo.
E nella convinzione che dietro a tutte queste levate di scudi della vigilia ci sia ormai anche un ruolo attivo di Aspenio Letta, Renzie ha cominciato a rivalutare una strada che ha sempre escluso: quella di fare il premier anche senza passare dal voto. Gli fa orrore, e anche un po' paura, ripercorrere le orme di un certo Massimo D'Alema che andò a Palazzo Chigi senza vincere le elezioni. Ma se devono ricattarlo con la crisi di governo, questo il ragionamento del sindaco di Firenze, allora che il governo cada pure e questa volta al Quirinale per le consultazioni ci va lui.
Infine, per la serie "Le grandi pagine inutili del Parlamento della Repubblica", oggi è andata in scena l'autodifesa di Annunziatina De Girolamo. Non esattamente un'orazione di Matteotti o Turati, va detto. Non c'era Letta, non c'era mezzo governo, non c'era quasi nessuno. Il marito piddino Boccia però l'ha ascoltata con vivo interesse parlare di "gomblotto".
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