DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Marco Zatterin per "la Stampa"
"Nessuno dà lezioni, non ci sono sfide alla sovranità nazionale, né intenzioni d'infliggere umiliazioni a chicchessia». La questione è ben altra, assicura la Commissione Ue. E' qualcosa che «riguarda ventisette governi eletti democraticamente che si sono accordati sul rafforzamento della sorveglianza fiscale e macroeconomica fra pari». E' la nuova governance a dodici stelle a cui «bisognerà abituarsi», assicura Bruxelles. Questo prevedono le decisioni dei leader, Italia compresa: «Ha senso e la crisi ci ha insegnato che è ciò che si deve fare».
La risposta dell'esecutivo a Berlusconi è ferma, garbata. Si è evitato ogni riferimento alla nota con la quale il premier ha replicato a freddo al pressing con cui l'Ue - con Francia e Germania in testa - gli sta tirando la giacca perché metta ordine nel bilancio e rilanci l'economia. Cosa che non ha fatto il presidente della Commissione José Manuel Barroso, per il quale l'Ue aspetta una lettera del Cavaliere «con impegni specifici sulle rapide misure per la crescita che l'Italia intende adottare». Oggi. Prima del vertice che, dalle diciotto, tenterà di chiudere i conti con la crisi dell'euro.
Il caso del Bel Paese claudicante allarma l'Unione. Il numero uno dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha precisato che «occorre rafforzare il fondo salva-Stati (Efsf) dandogli le munizioni sufficienti a evitare che il contagio si estenda all'Italia». Domenica, il presidente francese Sarkozy aveva detto a Berlusconi che «il muro lo stiamo costruendo per voi». Poi aveva aggiunto un concetto che a Bruxelles è divenuto litania: «Non si può chiedere solidarietà senza rispettare gli impegni presi». E ieri ha ricordato che «l'Europa non è mai stata così vicina all'esplosione».
La Commissione Ue ci invita pertanto a intervenire sulla crescita in parallelo a quanto si fa per la politica fiscale, così da limitare i rischi di un effetto domino. Tre sono i cantieri principali, ha sottolineato un portavoce: le pensioni; la giustizia intesa come il miglioramento dell'ambiente in cui operano le imprese; sviluppo e lavoro. Ma ciò non toglie che Barroso esprima la convinzione che Roma ce la possa fare, perché il sistema ha due facce distinte, una delle quali è competitiva.
Stamane, a quanto rimbalza da Palazzo Chigi, Berlusconi manderà a Bruxelles una lettera in cui indicherà un ventaglio di cose che intende fare per ridare la carica alla penisola. «Sarà una lista della spesa che l'Ue non potrà bocciare in ogni caso - spiega una fonte -. Se lo facesse, dovrebbe vedersela coi mercati dove i tassi potrebbero schizzare». Un armistizio forzato, è la previsione degli addetti ai lavori, con coda di litigi e messe a punto nei giorni successivi quando, si spera, le acque si saranno un po' calmate.
Prima occorrerà che l'Europa riesca a chiudere il cerchio anticrisi. «Lo scheletro dell'intesa è pronto», diceva in serata un diplomatico, mentre gli sherpa dei governi erano riuniti per limare le conclusioni del vertice. La presidenza polacca ha annunciato che, contrariamente a quanto atteso, il summit dei leader dell'Ue e quello dell'Eurozona saranno seguiti (domani?) da una riunione dei ministri economici che dovranno trasformare l'impulso politico in testi concreti.
C'è accordo sulla Grecia (sesta tranche da 8 miliardi e salvataggio-bis), mentre le banche vedranno probabilmente svalutati di almeno il 50% i loro bond ellenici. Ci si capisce sulla ricapitalizzazione del credito (108 miliardi e coefficiente di capitale di base oltre il 9%) e si ritiene che, in caso di intervento pubblico, gli Stati dovranno avere voce in capitolo nella gestione. Il fondo salva-Stati verrà rafforzato (1000 miliardi, si dice) e affiancato da un meccanismo speciale anticrisi nel cui capitale, conferma la Reuters, vuole entrare anche il Fmi. Se l'Italia darà ai leader una ragione per non lamentarsi troppo, il summit potrebbe pure finire prima dell'ultimo tocco. Salvo colpi di scena, ovviamente.
barroso JEAN CLAUDE JUNKERmerkel e sarko ridono di berlusconi
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