RUBY PER SEMPRE – IL PM FIORILLO AVEVA DIRITTO A RISPONDERE ALLA SUPER-BALLA DI MARONI SUL FATTO CHE LA POLIZIA AVESSE ESEGUITO SUOI ORDINI – IL CSM: “HA TUTELATO IL SUO ONORE”

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Valeria Pacelli per “il Fatto Quotidiano

 

valerio turchi silvio berlusconivalerio turchi silvio berlusconi

   Quando il giudice del tribunale dei minori, Annamaria Fiorillo, disse alla stampa di non aver autorizzato l’affidamento di Ruby Rubacuori alla ex consigliera Nicole Minetti, ha agito “per ristabilire la verità storica e tutelare tempestivamente ed efficacemente il suo onore professionale”. È quanto stabilito dai giudici del Csm, nelle motivazioni della sentenza di assoluzione della Fiorillo, finita sotto procedimento disciplinare con l’accusa di aver violato il dovere di riserbo dei magistrati .

 

La vicenda riguarda la smentita del giudice contro le dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno Maroni, che aveva riferito in Parlamento che i funzionari della questura, nell’affidare Ruby a Nicole Minetti avevano agito “sulla scorta delle indicazioni del magistrato”.

RUBY A DUBAI RUBY A DUBAI

 

   Come dimostrano le trascrizioni delle telefonate, la Fiorillo aveva ordinato di affidare la minorenne a una comunità o di trattenerla in questura. Ordine disatteso: la sera del 27 maggio 2010 Berlusconi chiamò in questura e Ruby fu affidata all’ex consigliere Minetti. L’ex premier è finito così sotto inchiesta e dopo una prima condanna, è stato assolto in secondo grado sia dall’accusa di concussione - grazie alla legge Severino - che da quella di prostituzione minorile.

 

Tuttavia prima del processo, la Fiorillo, tirata in ballo da Maroni, durante un incontro casuale con i giornalisti parlò di una sua letterà al Csm, ribadendo di non aver “mai autorizzato l’affido anche perché se Ruby è la nipote di Mubarak io sono Nefertiti regina del Nilo”. Dichiarazioni che le sono costate una prima condanna del Csm alla censura, sentenza poi ribaltata.

Anna Maria FiorilloAnna Maria Fiorillo

 

Nelle motivazioni dell’assoluzione i giudici sottolineano come sia “indubitabile (...) la portata lesiva dell’onore professionale del magistrato”. La Fiorillo – difesa dal sostituto Nello Rossi – infatti aveva parlato alla stampa non avendo alternativa. Non c’era stato l’intervento del dirigente d’ufficio: “Al momento delle sue dichiarazioni non era disponibile e da nessuno conosciuta l’esistenza di una registrazione delle telefonate in questura”. Inutile attendere la risposta del Csm, “dai tempi e dagli esiti del tutto incerti”: la risposta alla lettera del magistrato inviata il 10 ottobre 2010, è arrivata solo il 26 gennaio 2011.

Roberto Maroni Roberto Maroni

 

 Infine avrebbe potuto affidarsi a un procedimento penale, anche questo dai tempi biblici. Così la Fiorillo ha parlato alla stampa, scelta che i giudici hanno ritenuto di “sicura proporzionalità”.