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Massimo Rebotti per il “Corriere della Sera”
Nel 2005 Felice Casson arrivò a 200 voti dalla poltrona di primo cittadino di Venezia. E ora, dieci anni dopo, ci riprova. Il senatore del Pd, annunciando la scelta di candidarsi alle primarie del centrosinistra, ha parlato di una città che deve ripartire «dalle macerie».
«Mi riferisco — dice — a una situazione economica drammatica, nessun Comune ha sofferto così tanto per i vincoli del patto di Stabilità». Casson, ex magistrato, si propone per il dopo Orsoni, il sindaco che si è dimesso (con conseguente scioglimento del Consiglio comunale) dopo un’accusa di finanziamento illecito durante l’inchiesta sul Mose: «Ma la sua vicenda è laterale — aggiunge Casson — rispetto alle questioni di legalità e trasparenza che riguardano questo territorio».
Casson, che a Roma è stato un coriaceo oppositore di Renzi, a Venezia conta di poter rappresentare tutto il Pd: «Non vedo preclusioni sul mio conto, in Veneto con i renziani ho lavorato benissimo». Ha molti dubbi invece Massimo Cacciari, sindaco per tre volte e che nel 2005 lo sconfisse sul filo di lana: «Non credo che il suo nome metterà tutti d’accordo. Secondo me, candidandosi, fa un errore politico: poteva essere un “padre nobile” e favorire un ricambio vero, con gente giovane, fuori dalle beghe di partito». Ma Casson non ci pensa proprio di fare «il padre nobile»: «Finché sono in grado di giocare regolarmente a calcio, figurarsi se non gioco anche su altri campi».
Alle primarie (insieme al giovane renziano Jacopo Molina e all’esponente di Rifondazione comunista Sebastiano Bonzio) ci sarà anche l’ex vicesindaco di Venezia Sandro Simionato, che difende il buon nome della giunta Orsoni: «È stata fatta molta confusione, le responsabilità per lo scandalo del Mose sono tutte della Regione». E Casson? «Farei un passo indietro di fronte a un nome nuovo e condiviso — risponde— lui c’era già dieci anni fa».
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