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Paolo Mastrolilli per "la Stampa"
à guerra aperta tra la gerarchia cattolica e l'amministrazione Obama, almeno nei tribunali. Infatti 43 diocesi e organizzazioni religiose hanno fatto causa al Department of Health and Human Services, per la parte della riforma sanitaria che richiede a tutti i datori di lavoro di pagare ai propri dipendenti i contraccettivi e la sterilizzazione. Uno scontro frontale, che avrà un impatto sulle elezioni di novembre.
La decisione del governo era stata annunciata all'inizio dell'anno, provocando una reazione negativa abbastanza compatta da parte della comunità cattolica, che la considerava un'ingerenza nella propria fede. Il provvedimento infatti esentava per ragioni di coscienza le chiese, ma toccava tutti gli ospedali, le scuole e le altre organizzazioni for profit di matrice religiosa.
Dopo qualche giorno l'amministrazione era tornata sui propri passi, proponendo un compromesso che assegnava alle assicurazioni il dovere di pagare i contraccettivi, e aprendo una finestra fino al 19 giugno per discutere altre eventuali correzioni. I vescovi hanno deciso che le offerte di Obama li obbligavano comunque a violare i loro principi, e quindi hanno scelto la via legale. La Conferenza episcopale non ha presentato la causa, ma tra i firmatari c'è il suo presidente, il cardinale e arcivescovo di New York Dolan.
Con lui ci sono diocesi come Washington, università prestigiose come Notre Dame, ospedali e gruppi di assistenza come Catholic Charities. «Non è una battaglia che abbiamo voluto ha detto Dolan - ma la combatteremo fino in fondo. L'amministrazione ci strangola, vuole decidere quali organizzazioni possono definirsi religiose e quali no. Continueremo a negoziare, ma mai prima d'ora si era visto un simile attacco alla libertà di religione, protetta dalla Costituzione».
L'argomento dei vescovi è che il governo ignora l'obiezione di coscienza dei fedeli, e vuole imporre il suo punto di vista, decidendo quali sono le organizzazioni a carattere abbastanza religioso per essere esentate, e quali no. Secondo Mary Ann Glendon, giurista dell'università di Harvard, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ed ex ambasciatrice Usa presso la santa Sede, «l'obiettivo del governo non è la salute delle donne, ma coscrivere le organizzazioni religiose in un'agenda politica, obbligandole a facilitare e finanziare servizi che violano il loro credo».
Le istituzioni cattoliche più liberal non si sono unite alla causa, e questo è il calcolo politico fatto da Obama. Nel 2008 aveva ottenuto il 54% del voto cattolico, perché i fedeli meno conservatori non avevano seguito le indicazioni dei vescovi, ma ora secondo la Gallup è sceso al 46%. Il presidente sa di aver peggiorato il rapporto con la gerarchia con questa decisione e quella sui matrimoni gay, ma è andato avanti perché ha ritenuto che le donne e gli omosessuali fossero gruppi di elettori più importanti per lui. I cattolici conservatori li avrebbe comunque persi, ma spera che quelli liberal e moderati decidano ancora di non seguire i vescovi.
BARACK OBAMA
Barack Obama
IL CARDINALE DOLAN ARCIVESCOVO DI NEW YORK
matrimonio gay
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