CLINTON LAVORA PER HILLAY E SBARACCA BARACK - BOTTE AI REPUBBLICANI MA ANCHE STOCCATE PER OBAMA NELL’ULTIMO LIBRO DELL’EX PRESIDENTE: “NON È RIUSCITO A SPIEGARE LA NECESSITÀ DEGLI AIUTI ALLE BANCHE E ALL’INDUSTRIA DELL’AUTO E HA AGGREDITO WALL STREET, FACENDOSI INUTILMENTE DEI NEMICI” - E ALLA CASA BIANCA STORCONO IL NASO, VEDENDO BILL RIMETTERE PIEDE NELLA POLITICA, PROPRIO MENTRE COMINCIA LA GRANDE CORSA PER LE ELEZIONI DELL’ANNO PROSSIMO…

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Paolo Mastrolilli per "La Stampa"

Obama ha «una mano difficile da giocare», per farsi rieleggere. E la colpa almeno in parte è sua, per due ragioni: primo, non ha comunicato bene agli americani i risultati del suo governo; secondo, si è lasciato impelagare nella disputa coi repubblicani riguardo la riduzione del debito, che ha fatto sembrare gli Stati Uniti «deboli e confusi», quando avrebbe potuto alzare il tetto e risolvere il problema nei due anni in cui aveva a disposizione la maggioranza democratica in Congresso.

È vero che Bill Clinton, nel suo nuovo libro «Back to Work: Why We Need Smart Government for a Strong Economy», in uscita martedì, riserva le critiche più pesanti agli avversari repubblicani. Però è altrettanto sicuro che qualcuno alla Casa Bianca avrà storto il naso, vedendo l'ex presidente rimettere piede nella politica politicante di ogni giorno, proprio mentre comincia la grande corsa per le elezioni dell'anno prossimo.

Il titolo sembra un prontuario d'istruzioni su come fermare il declino americano e rilanciare il Paese: torniamo al lavoro, perché serve un governo intelligente e furbo allo scopo di costruire un'economia forte. «È incoraggiante - scrive Clinton - vedere quante persone nel mondo vogliono seguire la loro versione del Sogno americano, ma è preoccupante che gli altri riescano a realizzarlo meglio di noi». È la paura del declino, che ritorna: «Capisco il pessimismo dei giovani. Siamo nella confusione».

La colpa principale è dei repubblicani che, con la loro «ideologia anti-Stato» incarnata ora dal Tea Party, hanno paralizzato gli Usa. Le loro ricette, tipo privatizzare il poco di sanità pubblica ancora rimasta, non servono a nulla, così come le loro politiche fiscali: «La convinzione più cara al movimento anti-governo è che non si possono alzare le tasse ai creatori di occupazione. Il principale problema con questa teoria è che l'abbiamo provata per venti degli ultimi trent'anni, e non ha funzionato». Ha solo portato all'esplosione del debito pubblico, cominciata con Bush.

Anche i democratici, però, hanno commesso i propri errori: «Nelle elezioni del 2010 non hanno contrapposto un loro messaggio nazionale a quello anti-governo dei repubblicani. Con il vice presidente Biden ho cercato di farli accordare su pochi punti chiari dell'agenda, ma non c'è stato verso».

Obama stesso non ha comunicato bene, perché non è riuscito a spiegare la necessità di interventi come gli stimoli da 700 miliardi, gli aiuti alle banche e all'industria dell'auto, dimostrando poi i risultati raggiunti. Invece ha aggredito Wall Street, facendosi inutilmente dei nemici: «Molti manager mi avevano sostenuto, quando avevo alzato le loro tasse nel 1993, perché non li avevo attaccati per il loro successo».

Come ricetta alternativa, Clinton suggerisce di dare un'occhiata alla sua amministrazione, durante la quale furono creati 22 milioni di posti di lavoro. Però condivide il piano occupazione proposto da Obama, e le sue decisioni di facilitare il rifinanziamento dei mutui a tassi ridotti, e firmare gli accordi commerciali con Corea del Sud, Colombia e Panama.

L'animosità delle primarie del 2008 tra Hillary e Obama sembra superata, ma il rapporto tra Bill e Barack viene descritto come un'amicizia cortese e distante. Di sicuro Clinton non si sbilancia sulle presidenziali del 2012 e sul futuro del Paese: «Non so proprio come andrà a finire».

 

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