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Glauco Maggi per “Libero Quotidiano”
I media Usa si divertono a fare i dispetti a Hillary e così stanno scrivendo di «resurrezione di Bernie Sanders». Il bello è che non si stanno inventando nulla, basta la cronaca delle ultime cinque sfide di marzo. Sanders le ha stravinte con percentuali (quasi) bulgare: in Idaho con il 78%, in Utah con il 79,3%, in Alaska con l' 82%, alle Hawaii con il 70%, nel Washington State con il 73%. «Se questo non è un momentum, che cos' è?», chiede retoricamente il senatore socialista alla folla delle migliaia di fans ai raduni che preparano la gara del 5 aprile in Wisconsin. L'entusiasmo è con lui, rappresentato dai giovani tra i 18 e i 29 anni, l' 80% dei quali, secondo gli exit polls, lo hanno votato ovunque.
E i sondaggi cominciano a registrare lo smottamento dal campo della Clinton sul piano nazionale: secondo quello settimanale più recente, l'NBC/Survey Monkey, Sanders non è mai stato tanto vicino all' avversaria. È al 43% contro il 49% di Hillary, scesa dal 53% di una settimana fa e per la prima volta senza maggioranza assoluta in questa rilevazione. La media dei sondaggi di RCP (Real Clear Politics) le dà ancora un vantaggio di 9 punti (51,3% a 42,3%), ma la volatilità è altissima, con Bloomberg che mette Sanders davanti per 49% a 48%.
La Clinton, da quando è scesa in campo, non fa però notizia solo per i voti e i delegati, ma anche per gli scandali, da Bengasi ai conflitti di interesse della Global Clinton Foundation, al server personale illegittimo con le email top secret sotto indagine dell' Fbi. È impossibile per lei risalire nel rating dell' onestà, con il 56% che la valuta (secondo YouGov Poll) «non onesta» e solo il 27% «onesta». È persino peggio di Trump (52% e 28%), che per tutta la vita ha fatto gli affari. Non bastasse, dal passato la inseguono fantasmi sul suo profilo squisitamente personale.
Le amanti di Bill non sono breaking news, ma ogni tanto una riemerge a ricordare chi era Hillary. L' ultimo caso è l' intervista dell' American Mirror, ripresa dal Drudge Report, a Sally Miller, Miss Arkansas nel 1958 e amante per tre mesi, nel 1983, dell' allora governatore Bill, 7 anni più giovane.
La donna sta per pubblicare un libro di memorie e dà chicche ai media. «Hillary ha avuto diversi aborti prima di avere Chelsea e il suo arrivo avvenne solo dopo che Bill la convinse che se come coppia volevano avanzare in politica dovevano fare un figlio, perché è quello che gli avevano detto gli analisti politici» ha ricordato Miller. Al DailyMail online, sempre Sally aveva confermato in gennaio il segreto di pulcinella, mai provato, che rimbalza da anni nel gossip globale: «È lesbica, ha avuto amanti femminili. Ne avresti di cose da insegnare a Hillary, mi diceva Bill mentre eravamo a letto».
La lettera di Bill Clinton a Sally Miller
Non è certo questo tipo di scheletri che possono, nel 2016, ferire più di tanto la reputazione di una donna uscita più forte dalle corna presidenziali di Monica Lewinsky. Nondimeno, e per motivi tutti politici, l' appuntamento in Wisconsin offre a Sanders la possibilità di un colpo grosso, perché la media RCP dice che la distanza tra i due è bassissima (46,5% per Hillary contro il suo 44%) e quindi colmabile.
Le sconfitte patite dalla Hillary in marzo hanno rinvigorito Bernie, che ormai chiede apertamente ai superdelegati del partito, i non eletti che da mesi hanno promesso a Hillary il voto alla convention di Filadelfia, di riconsiderare la loro scelta, anche sulla base della media dei sondaggi RCP che lo darebbero come il DEM messo meglio per superare Trump, con il 54,6% contro il 37,2%, mentre Hillary batterebbe Donald per 50% a 38,8%.
La conta dei delegati vede ora la Clinton più vicina al traguardo dei 2383, perché ai suoi 1243 conquistati con i voti, e quindi «impegnati», aggiunge i 469 «superdelegati di diritto», che le hanno promesso il voto ma potrebbero cambiare idea: il suo totale teorico è così 1712. Sanders ha 975 «impegnati» più 29 «superdelegati», per un totale di 1004.
Ma se il totale dei 469 «superdelegati» oggi pro Hillary cambiasse casacca ci sarebbe il ribaltone, con Sanders a quota 1473, e la Clinton ridotta ai 1243 guadagnati sul campo. E comunque, anche se la conversione fosse parziale, rimetterebbe in gioco la nomination e renderebbe decisiva la ventina scarsa di primarie che restano.
bill e chelsea clinton in campagna per hillaryHILLARY E BILL CLINTONbill e hillary clinton durante la campagna del 1992hillary floreale con marito bill nel 2013
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